Nell’Italia del Tre, Quattro e Cinquecento, la poesia dei cantastorie (o cantimpanca, o canterini) era il più importante mezzo di comunicazione, di informazione e di intrattenimento collettivo per il pubblico ampio e vario dei loro spettacoli; e l’ottava rima era la sua forma più tipica e più amata. Questo saggio passa in rassegna alcuni profili caratteristici di quei maestri di mille arti e venditori di mille merci, che erano anche acrobati saltimbanchi, medici ciarlatani, attori e buffoni, e – dall’invenzione della stampa in poi – perfino librai ed editori. Il loro talento principale e il loro prodotto più pregiato, tuttavia, era comunque la poesia orale: benché i loro testi siano ormai muti per noi, le testimonianze dell’epoca ci ricordano concordi che le ottave di racconti cavallereschi, novelle, cronache, storie sacre, contrasti e rime d’amore ammaliavano ed emozionavano le folle non soltanto col potere della parola, ma anche con quello del canto e della musica, nonché con la magia, frequente eppure sempre eccezionale, della composizione estemporanea di rime e note, spesso cantate “all’improvviso”. From the 14th to the 16th century, the poems of cantastorie (or cantimpanca, or canterini) were the most important medium of communication, information, and collective entertainment for the vast and various audience of their performances; and ottava rima was its most characteristic and favourite form. This essay examines some typical profiles of these masters of a thousand trades and sellers of a thousand wares, who were also acrobats and mountebanks, medical charlatans, actors and buffoons, and – soon after the invention of print – booksellers and publishers as well. Their main talent and their finest product, however, was oral poetry: even though their texts are silent to us today, there is extensive and consistent evidence that at that time the octaves of chivalric tales, novelle, chronicles, religious stories, contrasti, and love poems charmed and moved the crowd not only through the power of words, but also through the power of music and of singing, as well as through the common and yet exceptional magic of the composition during performance of verses and notes, that were often sung all’improvviso.
I cantari in ottava rima tra Medio Evo e primo Rinascimento: i cantimpanca e la piazza / DEGL'INNOCENTI L. - STAMPA. - (2017), pp. 3-24.
I cantari in ottava rima tra Medio Evo e primo Rinascimento: i cantimpanca e la piazza
DEGL'INNOCENTI L
2017
Abstract
Nell’Italia del Tre, Quattro e Cinquecento, la poesia dei cantastorie (o cantimpanca, o canterini) era il più importante mezzo di comunicazione, di informazione e di intrattenimento collettivo per il pubblico ampio e vario dei loro spettacoli; e l’ottava rima era la sua forma più tipica e più amata. Questo saggio passa in rassegna alcuni profili caratteristici di quei maestri di mille arti e venditori di mille merci, che erano anche acrobati saltimbanchi, medici ciarlatani, attori e buffoni, e – dall’invenzione della stampa in poi – perfino librai ed editori. Il loro talento principale e il loro prodotto più pregiato, tuttavia, era comunque la poesia orale: benché i loro testi siano ormai muti per noi, le testimonianze dell’epoca ci ricordano concordi che le ottave di racconti cavallereschi, novelle, cronache, storie sacre, contrasti e rime d’amore ammaliavano ed emozionavano le folle non soltanto col potere della parola, ma anche con quello del canto e della musica, nonché con la magia, frequente eppure sempre eccezionale, della composizione estemporanea di rime e note, spesso cantate “all’improvviso”. From the 14th to the 16th century, the poems of cantastorie (or cantimpanca, or canterini) were the most important medium of communication, information, and collective entertainment for the vast and various audience of their performances; and ottava rima was its most characteristic and favourite form. This essay examines some typical profiles of these masters of a thousand trades and sellers of a thousand wares, who were also acrobats and mountebanks, medical charlatans, actors and buffoons, and – soon after the invention of print – booksellers and publishers as well. Their main talent and their finest product, however, was oral poetry: even though their texts are silent to us today, there is extensive and consistent evidence that at that time the octaves of chivalric tales, novelle, chronicles, religious stories, contrasti, and love poems charmed and moved the crowd not only through the power of words, but also through the power of music and of singing, as well as through the common and yet exceptional magic of the composition during performance of verses and notes, that were often sung all’improvviso.File | Dimensione | Formato | |
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