Il “luogo”, nelle discipline urbanistiche e della pianificazione è stato per lungo tempo trattato e descritto, secondo quello che potremmo indicare come “approccio razionalista” alla conoscenza e alla pianificazione del territorio, mero supporto di funzioni (risiedere, spostarsi, lavorare etc.), spazio per lo sviluppo e la crescita progressiva della produzione e della riproduzione. Individuate limitate aree o pochi oggetti da tutelare per il loro significato memoriale o valoriale, fuori da queste si ridisegnavano i contesti obliterando tanta parte del lascito delle generazioni precedenti, dall’alto di un sapere scientifico esperto e sicuro della bontà di ogni innovazione. Questo approccio ha iniziato a mostrare le corde negli anni 70 del XX° secolo, specialmente per il sopraggiungere della questione ambientale, che ha costretto anche urbanisti e pianificatori a fare i conti con le caratteristiche e le vocazioni dei contesti, inclusi saperi e consuetudini virtuose, magari non formalizzate da elaborazioni scientifiche, ma che si erano dimostrate capaci per secoli di trasmettere intatti, e anzi di accrescere, le dotazioni territoriali e le particolarità dei luoghi. La necessità di includere nella conoscenza territoriale i contesti locali in tutto il loro spessore è al centro di quelle che in questo contributo sono definite le rappresentazioni identitarie del territorio, una restituzione dalle relazioni storicamente determinate ma attuali tra comunità e luoghi, nelle componenti materiali e simboliche. In questo senso, la conoscenza geografica dei contesti nell’approccio territorialista che qui si illustra, è orientata: (i) ad individuare elementi, di varia natura (fisico-naturali, ambientali, storico-culturali etc.) la cui combinazione restituisce luoghi individui, il valore dei quali si può tentare di sintetizzare attraverso rappresentazioni del “patrimonio territoriale”; (ii) ad individuare le regole (che si definiscono statutarie nella misura in cui è diffusa la loro condivisione sociale) che hanno governato nel tempo l’evoluzione dei contesti, e ne hanno definito l’assetto; (iii) ad utilizzare gli elementi di valore (sia materiali che immateriali, come saperi e culture) per basare ipotesi trasformative condivise e coerenti, scenari che abbiamo le caratteristiche di “auto-sostenibilità”, cioè che ricorrano il più possibile alle risorse espresse o latenti individuate nei contesti stessi. Questo approccio, rafforzando l’ indagine diacronica e processuale delle dinamiche territoriali, opera attivamente per orientare le scelte future radicandole saldamente, ove possibile, entro un quadro di riferimenti strutturali che dal contesto emerge, o che sulle caratteristiche del contesto è articolato.

La rappresentazione identitaria del territorio / Massimo Carta; Adalgisa Rubino. - STAMPA. - (2011), pp. 289-307.

La rappresentazione identitaria del territorio

Massimo Carta;RUBINO, ADALGISA
2011

Abstract

Il “luogo”, nelle discipline urbanistiche e della pianificazione è stato per lungo tempo trattato e descritto, secondo quello che potremmo indicare come “approccio razionalista” alla conoscenza e alla pianificazione del territorio, mero supporto di funzioni (risiedere, spostarsi, lavorare etc.), spazio per lo sviluppo e la crescita progressiva della produzione e della riproduzione. Individuate limitate aree o pochi oggetti da tutelare per il loro significato memoriale o valoriale, fuori da queste si ridisegnavano i contesti obliterando tanta parte del lascito delle generazioni precedenti, dall’alto di un sapere scientifico esperto e sicuro della bontà di ogni innovazione. Questo approccio ha iniziato a mostrare le corde negli anni 70 del XX° secolo, specialmente per il sopraggiungere della questione ambientale, che ha costretto anche urbanisti e pianificatori a fare i conti con le caratteristiche e le vocazioni dei contesti, inclusi saperi e consuetudini virtuose, magari non formalizzate da elaborazioni scientifiche, ma che si erano dimostrate capaci per secoli di trasmettere intatti, e anzi di accrescere, le dotazioni territoriali e le particolarità dei luoghi. La necessità di includere nella conoscenza territoriale i contesti locali in tutto il loro spessore è al centro di quelle che in questo contributo sono definite le rappresentazioni identitarie del territorio, una restituzione dalle relazioni storicamente determinate ma attuali tra comunità e luoghi, nelle componenti materiali e simboliche. In questo senso, la conoscenza geografica dei contesti nell’approccio territorialista che qui si illustra, è orientata: (i) ad individuare elementi, di varia natura (fisico-naturali, ambientali, storico-culturali etc.) la cui combinazione restituisce luoghi individui, il valore dei quali si può tentare di sintetizzare attraverso rappresentazioni del “patrimonio territoriale”; (ii) ad individuare le regole (che si definiscono statutarie nella misura in cui è diffusa la loro condivisione sociale) che hanno governato nel tempo l’evoluzione dei contesti, e ne hanno definito l’assetto; (iii) ad utilizzare gli elementi di valore (sia materiali che immateriali, come saperi e culture) per basare ipotesi trasformative condivise e coerenti, scenari che abbiamo le caratteristiche di “auto-sostenibilità”, cioè che ricorrano il più possibile alle risorse espresse o latenti individuate nei contesti stessi. Questo approccio, rafforzando l’ indagine diacronica e processuale delle dinamiche territoriali, opera attivamente per orientare le scelte future radicandole saldamente, ove possibile, entro un quadro di riferimenti strutturali che dal contesto emerge, o che sulle caratteristiche del contesto è articolato.
2011
978-88-430-6171-6
Educare al territorio, educare il territorio. Geografia per la formazione
289
307
Massimo Carta; Adalgisa Rubino
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1142560
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