Nel saggio si analizza, attraverso la documentazione reperita nell'Archivio di Stato di Venezia, il problema del linguaggio religioso delle donne eterodosse nell'Italia del Cinquecento. Scopo dello scritto è quello di individuare una specificità femminile nelle modalità espressive della fede e, più in generale, l'apporto delle donne al dibattito religioso non conformista nel XVI secolo. La religiosità femminile nel mondo filoriformato italiano è ancora poco esplorata, soprattutto in relazione ai ceti bassi che quasi mai lasciarono tracce documentarie delle loro idee. Le sole fonti risultano quelle inquisitoriali, che presentano però un carattere peculiari. Gli inquisitori, sostenuti dalla legislazione vigente, non considerarono infatti le donne capaci di far proprie le idee riformate o di rielaborarle autonomamente a causa della loro supposta "debolezza d'intelletto", considerandole quasi sempre vittime di imposizioni o influenze familiari. Per questo pochi sono i fascicoli intestati alle donne. In realtà, il mondo femminile fu assai attivo nella ricezione e divulgazione delle dottrine eterodosse, anche le protagoniste si nascosero spesso dietro gli stereotipi dei loro giudici per sfuggire alla condanna. Lo dimostrano la documentazione relativa a un gruppo di anabattiste veneziane, qui presa in esame, e altre fonti edite. Dietro il velo di reticenza, le carte rivelano le reti di relazioni personali e familiari che consentì alle donne di sviluppare una propria visione religiosa, in questo caso nel mondo del radicalismo religioso veneto, cui anche esse contribuirono.
Le langage féminin de l'hérésie dans l'Italie du XVIe siècle / Lucia Felici. - STAMPA. - (2019), pp. 201-214.
Le langage féminin de l'hérésie dans l'Italie du XVIe siècle
Lucia Felici
2019
Abstract
Nel saggio si analizza, attraverso la documentazione reperita nell'Archivio di Stato di Venezia, il problema del linguaggio religioso delle donne eterodosse nell'Italia del Cinquecento. Scopo dello scritto è quello di individuare una specificità femminile nelle modalità espressive della fede e, più in generale, l'apporto delle donne al dibattito religioso non conformista nel XVI secolo. La religiosità femminile nel mondo filoriformato italiano è ancora poco esplorata, soprattutto in relazione ai ceti bassi che quasi mai lasciarono tracce documentarie delle loro idee. Le sole fonti risultano quelle inquisitoriali, che presentano però un carattere peculiari. Gli inquisitori, sostenuti dalla legislazione vigente, non considerarono infatti le donne capaci di far proprie le idee riformate o di rielaborarle autonomamente a causa della loro supposta "debolezza d'intelletto", considerandole quasi sempre vittime di imposizioni o influenze familiari. Per questo pochi sono i fascicoli intestati alle donne. In realtà, il mondo femminile fu assai attivo nella ricezione e divulgazione delle dottrine eterodosse, anche le protagoniste si nascosero spesso dietro gli stereotipi dei loro giudici per sfuggire alla condanna. Lo dimostrano la documentazione relativa a un gruppo di anabattiste veneziane, qui presa in esame, e altre fonti edite. Dietro il velo di reticenza, le carte rivelano le reti di relazioni personali e familiari che consentì alle donne di sviluppare una propria visione religiosa, in questo caso nel mondo del radicalismo religioso veneto, cui anche esse contribuirono.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
le-langage-et-la-foi-dans-l-europe-des-reformes-xvie-siecle-le-langage-feminin-de-l-heresie-dans-l-italie-du-xvie-siecle-en.pdf
Accesso chiuso
Tipologia:
Pdf editoriale (Version of record)
Licenza:
Tutti i diritti riservati
Dimensione
242.06 kB
Formato
Adobe PDF
|
242.06 kB | Adobe PDF | Richiedi una copia |
I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.