Prendendo spunto da un caso concreto che ha visto contrapposti, negli U.S.A., il Federal Bureau of Investigation e la nota società di Cupertino, Apple Inc., il presente contributo affronta la delicata tematica del controverso rapporto tra diritto alla privacy ed esigenze di accertamento processuale. I fatti, tragici, sono noti: la strage di San Bernardino del 2 dicembre 2015, in cui sono morte 14 persone; la necessità investigativa di accedere al contenuto dell' iPhone 5C appartenuto ad uno dei terroristi responsabili dell’attentato; la decisione dell’autorità giudiziaria che, su richiesta dell’F.B.I., ha emesso un ordine diretto ad Apple affinché collabori attivamente con gli inquirenti al fine di elaborare un software in grado di forzare la cifratura del dispositivo mobile; la ferma opposizione di Apple Inc., giustificata dalla esigenza di tutelare la privacy dei suoi clienti. Ne è nato un di-battito dal grande clamore mediatico, che offre al giurista un ottimo assist per riflettere, anche confrontandosi con l’ordinamento nazionale, sui limiti dell’obbligo per il privato di collaborare con l’Autorità in ossequio a quella che può essere definita una vera e propria “servitù di giustizia”. Da un lato, la vicenda in esame chiama in causa schemi noti, ossia il bilanciamento -sempre e comunque necessario- tra garanzia (sociale) di sicurezza e tutela (individuale) delle libertà fondamentali. Dall’altro lato, tuttavia, il caso in esame è all’origine di un inedito scontro tra potere pubblico e poteri privati nella gestione di tale difficile bilanciamento.
Sull’obbligo per il privato di collaborare ad attività di digital forensics: il caso “Apple – F.B.I.” / MARCO TORRE. - STAMPA. - (2019), pp. 1676-1688.
Sull’obbligo per il privato di collaborare ad attività di digital forensics: il caso “Apple – F.B.I.”
MARCO TORRE
2019
Abstract
Prendendo spunto da un caso concreto che ha visto contrapposti, negli U.S.A., il Federal Bureau of Investigation e la nota società di Cupertino, Apple Inc., il presente contributo affronta la delicata tematica del controverso rapporto tra diritto alla privacy ed esigenze di accertamento processuale. I fatti, tragici, sono noti: la strage di San Bernardino del 2 dicembre 2015, in cui sono morte 14 persone; la necessità investigativa di accedere al contenuto dell' iPhone 5C appartenuto ad uno dei terroristi responsabili dell’attentato; la decisione dell’autorità giudiziaria che, su richiesta dell’F.B.I., ha emesso un ordine diretto ad Apple affinché collabori attivamente con gli inquirenti al fine di elaborare un software in grado di forzare la cifratura del dispositivo mobile; la ferma opposizione di Apple Inc., giustificata dalla esigenza di tutelare la privacy dei suoi clienti. Ne è nato un di-battito dal grande clamore mediatico, che offre al giurista un ottimo assist per riflettere, anche confrontandosi con l’ordinamento nazionale, sui limiti dell’obbligo per il privato di collaborare con l’Autorità in ossequio a quella che può essere definita una vera e propria “servitù di giustizia”. Da un lato, la vicenda in esame chiama in causa schemi noti, ossia il bilanciamento -sempre e comunque necessario- tra garanzia (sociale) di sicurezza e tutela (individuale) delle libertà fondamentali. Dall’altro lato, tuttavia, il caso in esame è all’origine di un inedito scontro tra potere pubblico e poteri privati nella gestione di tale difficile bilanciamento.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.