Il saggio, commissionato dall'Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo, pone al centro della trattazione l’immagine moderna in formazione (1737-1840). Per Arezzo, l’immagine della città tra Settecento e Ottocento fornisce in modo inequivocabile l’incipit della trasformazione in senso moderno dell’intero territorio. Al riguardo, si può affermare che quasi tutti gli autori e gli storici concordano sostanzialmente con questo assunto. Dietro questa affermazione, corroborata da convegni e confronti disciplinari condotti “a largo spettro”, si è mosso, da oltre un trentennio, l’interesse della società aretina alla ricerca di un’identità urbana da rivalutare nella “contemporaneità” e mettere in discussione le ragioni del suo forte legame con l’antico. Tuttavia, nonostante l’ampia letteratura prodotta in materia, sussistono alcune questioni rimaste in parte insolute, fatti e episodi da collocare nelle giuste sequenze temporali e nodi semantici da dipanare con ulteriori approfondimenti, specie sotto il profilo urbanistico, architettonico ed artistico. In particolare, restano da indagare le connessioni tra le diverse fasi evolutive che ad Arezzo hanno costituito alla scala urbana i fondamenti stessi della “modernizzazione”. In questo senso i vari ambiti tematici dell’analisi storica che sono stati fin qui condotti con accurata introspezione (quali gli studi sull’Arezzo dei Lorena, come quelli relativi ai moti del «Viva Maria», sull’Arezzo al tempo della Restaurazione e così via dicendo) sono stati focalizzati con angoli visuali specifici, perdendo talvolta di vista la complessità dei fenomeni di trasformazione osservati, soprattutto i riflessi riscontrati nel tempo, spesso trasposti temporalmente rispetto alle vicende politiche che li hanno generati. D’altronde il senso di una non completa rivisitazione dell’età moderna in rapporto alla consolidata attenzione dimostrata dalla città per i fasti del passato classico e medioevale, appare molto evidente per Arezzo. Per il caso Arezzo interessa soprattutto mettere a fuoco com’è nata e si è sviluppata in città questa peculiare dicotomia tra passato e futuro che pare condizionare la “modernizzazione”. Si tratta per Arezzo di una marcata atipicità perseguita nel processo di trasformazione urbana instaurandosi una sorta di bipolarismo tra vecchio e nuovo, quasi fosse un retaggio insopprimibile, per potere approdare infine ad un’unica dimensione moderna della società civile. In un certo senso pare che la “coscienza di appartenenza” della città abbia in più di un caso fermato l’orologio del tempo - com’è stato ben sottolineato nelle ricerche multidisciplinari prodotte, a partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, sull’identità dei “campanili” in Toscana, laddove Arezzo superava le consorelle. Nel saggio sono stati esplorati i cambiamenti stilistici caratterizzanti in senso lato l’età moderna: in questa peculiare accezione comprendiamo che il Classicismo, in chiave di semplificazione ed austerità funzionale corrisponde ad una visione modernista che si contrappone alla Maniera, al Barocco imperante, che il Goticismo, come revival stilistico, è una rivalsa moderna del Medioevalismo, che il Razionalismo, non è solo una tendenza condivisa del Movimento moderno, quanto espressione di contrasto alla saturazione urbanistica che si contrappone al Decorativismo del Liberty locale. La lettura del moderno è stata rivolta, in definitiva, alla genesi dei fenomeni, nel momento dell’elaborazione prima del concetto di rinnovamento, senza mistificazioni o sovrastrutture mentali.

Arezzo "moderna", una città sospesa tra conservazione e rinnovamento. L'incipit neoclassico (1740-1840) / giuseppe alberto centauro. - STAMPA. - (2018), pp. 187-196.

Arezzo "moderna", una città sospesa tra conservazione e rinnovamento. L'incipit neoclassico (1740-1840)

giuseppe alberto centauro
2018

Abstract

Il saggio, commissionato dall'Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo, pone al centro della trattazione l’immagine moderna in formazione (1737-1840). Per Arezzo, l’immagine della città tra Settecento e Ottocento fornisce in modo inequivocabile l’incipit della trasformazione in senso moderno dell’intero territorio. Al riguardo, si può affermare che quasi tutti gli autori e gli storici concordano sostanzialmente con questo assunto. Dietro questa affermazione, corroborata da convegni e confronti disciplinari condotti “a largo spettro”, si è mosso, da oltre un trentennio, l’interesse della società aretina alla ricerca di un’identità urbana da rivalutare nella “contemporaneità” e mettere in discussione le ragioni del suo forte legame con l’antico. Tuttavia, nonostante l’ampia letteratura prodotta in materia, sussistono alcune questioni rimaste in parte insolute, fatti e episodi da collocare nelle giuste sequenze temporali e nodi semantici da dipanare con ulteriori approfondimenti, specie sotto il profilo urbanistico, architettonico ed artistico. In particolare, restano da indagare le connessioni tra le diverse fasi evolutive che ad Arezzo hanno costituito alla scala urbana i fondamenti stessi della “modernizzazione”. In questo senso i vari ambiti tematici dell’analisi storica che sono stati fin qui condotti con accurata introspezione (quali gli studi sull’Arezzo dei Lorena, come quelli relativi ai moti del «Viva Maria», sull’Arezzo al tempo della Restaurazione e così via dicendo) sono stati focalizzati con angoli visuali specifici, perdendo talvolta di vista la complessità dei fenomeni di trasformazione osservati, soprattutto i riflessi riscontrati nel tempo, spesso trasposti temporalmente rispetto alle vicende politiche che li hanno generati. D’altronde il senso di una non completa rivisitazione dell’età moderna in rapporto alla consolidata attenzione dimostrata dalla città per i fasti del passato classico e medioevale, appare molto evidente per Arezzo. Per il caso Arezzo interessa soprattutto mettere a fuoco com’è nata e si è sviluppata in città questa peculiare dicotomia tra passato e futuro che pare condizionare la “modernizzazione”. Si tratta per Arezzo di una marcata atipicità perseguita nel processo di trasformazione urbana instaurandosi una sorta di bipolarismo tra vecchio e nuovo, quasi fosse un retaggio insopprimibile, per potere approdare infine ad un’unica dimensione moderna della società civile. In un certo senso pare che la “coscienza di appartenenza” della città abbia in più di un caso fermato l’orologio del tempo - com’è stato ben sottolineato nelle ricerche multidisciplinari prodotte, a partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, sull’identità dei “campanili” in Toscana, laddove Arezzo superava le consorelle. Nel saggio sono stati esplorati i cambiamenti stilistici caratterizzanti in senso lato l’età moderna: in questa peculiare accezione comprendiamo che il Classicismo, in chiave di semplificazione ed austerità funzionale corrisponde ad una visione modernista che si contrappone alla Maniera, al Barocco imperante, che il Goticismo, come revival stilistico, è una rivalsa moderna del Medioevalismo, che il Razionalismo, non è solo una tendenza condivisa del Movimento moderno, quanto espressione di contrasto alla saturazione urbanistica che si contrappone al Decorativismo del Liberty locale. La lettura del moderno è stata rivolta, in definitiva, alla genesi dei fenomeni, nel momento dell’elaborazione prima del concetto di rinnovamento, senza mistificazioni o sovrastrutture mentali.
2018
978-88-7689-310-0
Arezzo in età moderna
187
196
giuseppe alberto centauro
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