Il lavoro illustra i risultati dello studio tecno-tipologico e funzionale delle industrie litiche scheggiate provenienti dalla Tomba II dell'Area megalitica di Saint Martin de Corlèans (Valle d'Aosta). I reperti litici scheggiati sono nel complesso compatibili con il resto del record archeologico e con le datazioni disponibili che si riferiscono alla frequentazione ascrivibile al Campaniforme. I caratteri tecnologici e la presenza di tipologie specializzate trovano confronti stringenti con insiemi litici coevi dell’area alpina relativi sia a contesti funerari sia abitativi. A tal proposito le semilune sono lo strumento più emblematico della produzione campaniforme in Italia centro-settentrionale e nell’area transalpina sebbene questo strumento faccia la sua comparsa già durante l’Eneolitico pre-campaniforme in alcuni contesti domestici e rituali nella regione prealpina lombarda. L’alta incidenza numerica delle semilune tra i ritoccati della T.II, e in misura minore anche nei piani di calpestio, è uno degli elementi di maggiore risalto. Ciò è certamente da correlare alla natura cerimoniale del sito dove questi manufatti entravano a far parte dei corredi funerari, introdotti come oggetti già finiti, immanicati nelle armi da lancio; potrebbe trattarsi di armi appositamente realizzate a scopo funerario oppure, come dimostrerebbe lo studio funzionale, potevano essere oggetti utilizzati appartenenti ai defunti in vita. Altre tipologie sono genericamente compatibili con il repertorio delle industrie campaniformi dell’Italia centro-settentrionale e della Provenza. Il confronto con il santuario megalitico del Petit-Chasseur di Sion, un sito considerato gemello dell’Area megalitica di SMC, presenta elementi di forte affinità ma anche divergenze. Le analogie più forti riguardano: a) certe varianti di semilune, presenti sia in forme corte sia più slanciate, con assonanze che in certi casi riguardano anche il profilo del lato non ritoccato (dolmen MI, MVI, MI e MII del sito svizzero); b) la cuspide foliata a morfologia losangica ben documentata nel dolmen MXII14 la cui frequentazione però risale soprattutto ad un momento precedente al Campaniforme. Le divergenze principali consistono nell’assenza a SMC dei pugnali su lama diffusi in area transalpina e di tipologie a ritocco foliato come la punta di freccia a peduncolo e spalle e la punta di freccia a base concava, tipologie che sono invece documentate al Petit-Chasseur e che costituiscono insieme alle semilune gli strumenti più significativi nel sito di Sion e di altri siti campaniformi dell’area del Mediterraneo centrale (Provenza, Italia peninsulare e Sardegna).
Tomba II. Analisi dell’industria litica / Lo Vetro D., Bertola S., Mazzucco N.. - STAMPA. - (2018), pp. 424-437.
Tomba II. Analisi dell’industria litica
Lo Vetro D.
Writing – Original Draft Preparation
;BERTOLA, STEFANOWriting – Original Draft Preparation
;
2018
Abstract
Il lavoro illustra i risultati dello studio tecno-tipologico e funzionale delle industrie litiche scheggiate provenienti dalla Tomba II dell'Area megalitica di Saint Martin de Corlèans (Valle d'Aosta). I reperti litici scheggiati sono nel complesso compatibili con il resto del record archeologico e con le datazioni disponibili che si riferiscono alla frequentazione ascrivibile al Campaniforme. I caratteri tecnologici e la presenza di tipologie specializzate trovano confronti stringenti con insiemi litici coevi dell’area alpina relativi sia a contesti funerari sia abitativi. A tal proposito le semilune sono lo strumento più emblematico della produzione campaniforme in Italia centro-settentrionale e nell’area transalpina sebbene questo strumento faccia la sua comparsa già durante l’Eneolitico pre-campaniforme in alcuni contesti domestici e rituali nella regione prealpina lombarda. L’alta incidenza numerica delle semilune tra i ritoccati della T.II, e in misura minore anche nei piani di calpestio, è uno degli elementi di maggiore risalto. Ciò è certamente da correlare alla natura cerimoniale del sito dove questi manufatti entravano a far parte dei corredi funerari, introdotti come oggetti già finiti, immanicati nelle armi da lancio; potrebbe trattarsi di armi appositamente realizzate a scopo funerario oppure, come dimostrerebbe lo studio funzionale, potevano essere oggetti utilizzati appartenenti ai defunti in vita. Altre tipologie sono genericamente compatibili con il repertorio delle industrie campaniformi dell’Italia centro-settentrionale e della Provenza. Il confronto con il santuario megalitico del Petit-Chasseur di Sion, un sito considerato gemello dell’Area megalitica di SMC, presenta elementi di forte affinità ma anche divergenze. Le analogie più forti riguardano: a) certe varianti di semilune, presenti sia in forme corte sia più slanciate, con assonanze che in certi casi riguardano anche il profilo del lato non ritoccato (dolmen MI, MVI, MI e MII del sito svizzero); b) la cuspide foliata a morfologia losangica ben documentata nel dolmen MXII14 la cui frequentazione però risale soprattutto ad un momento precedente al Campaniforme. Le divergenze principali consistono nell’assenza a SMC dei pugnali su lama diffusi in area transalpina e di tipologie a ritocco foliato come la punta di freccia a peduncolo e spalle e la punta di freccia a base concava, tipologie che sono invece documentate al Petit-Chasseur e che costituiscono insieme alle semilune gli strumenti più significativi nel sito di Sion e di altri siti campaniformi dell’area del Mediterraneo centrale (Provenza, Italia peninsulare e Sardegna).File | Dimensione | Formato | |
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