Il paper si propone di verificare in che termini la responsabilità per danno ambientale, che coinvolge per lo più le attività di impresa, possa contribuire effettivamente a promuovere uno sviluppo sostenibile, alla luce soprattutto dei più recenti interventi normativi concernenti la tutela risarcitoria e degli orientamenti giurisprudenziali in materia. In un contesto in cui istituti di natura privatistica coesistono con strumenti di natura pubblicistica e con meccanismi di regolamentazione di tipo economico, la responsabilità civile viene, infatti, a svolgere una fondamentale funzione di “distribuzione” dei costi dell’illecito fra i vari soggetti coinvolti, in base al principio “chi inquina paga”. L’attuale quadro normativo (d.lgs. n. 152/2006) è innovativo nella misura in cui non è esclusivamente incentrato su una tutela di tipo riparatorio, ma mira a prevenire i danni anche in situazione di incertezza scientifica e tecnologica, conformemente al principio di precauzione. Con riferimento ai modelli di imputazione del danno, tuttavia, solo di recente, con la legge n. 97/2013, il legislatore italiano si è adeguato alle soluzioni prevalentemente adottate dagli altri Stati membri, in recepimento della direttiva sulla responsabilità ambientale 2004/35/CE. Un modello di responsabilità di tipo oggettivo viene, infatti, ritenuto più efficace al fine di realizzare gli obiettivi di internalizzazione dei costi ambientali e, quindi, di garantire uno sviluppo compatibile con i bisogni della posterità.
La responsabilità per danno ambientale come efficace strumento di tutela per uno sviluppo sostenibile? / DEGL'INNOCENTI, FRANCESCA. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 337-348.
La responsabilità per danno ambientale come efficace strumento di tutela per uno sviluppo sostenibile?
DEGL'INNOCENTI, FRANCESCA
2016
Abstract
Il paper si propone di verificare in che termini la responsabilità per danno ambientale, che coinvolge per lo più le attività di impresa, possa contribuire effettivamente a promuovere uno sviluppo sostenibile, alla luce soprattutto dei più recenti interventi normativi concernenti la tutela risarcitoria e degli orientamenti giurisprudenziali in materia. In un contesto in cui istituti di natura privatistica coesistono con strumenti di natura pubblicistica e con meccanismi di regolamentazione di tipo economico, la responsabilità civile viene, infatti, a svolgere una fondamentale funzione di “distribuzione” dei costi dell’illecito fra i vari soggetti coinvolti, in base al principio “chi inquina paga”. L’attuale quadro normativo (d.lgs. n. 152/2006) è innovativo nella misura in cui non è esclusivamente incentrato su una tutela di tipo riparatorio, ma mira a prevenire i danni anche in situazione di incertezza scientifica e tecnologica, conformemente al principio di precauzione. Con riferimento ai modelli di imputazione del danno, tuttavia, solo di recente, con la legge n. 97/2013, il legislatore italiano si è adeguato alle soluzioni prevalentemente adottate dagli altri Stati membri, in recepimento della direttiva sulla responsabilità ambientale 2004/35/CE. Un modello di responsabilità di tipo oggettivo viene, infatti, ritenuto più efficace al fine di realizzare gli obiettivi di internalizzazione dei costi ambientali e, quindi, di garantire uno sviluppo compatibile con i bisogni della posterità.File | Dimensione | Formato | |
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