Il contributo politico e morale di Dante nell’«opera sull’Italia» di Tommaseo

Dalla fine del primo ventennio dell’Ottocento, dopo il fallimento e la violenta repressione dei moti carbonari del 1821, il culto per la poesia di Dante è ormai funzionale alla causa risorgimentale. Per Tommaseo, dalle letture giovanili della Commedia, alla stesura dei cinque libri Dell’Italia nel 1835 al pluridecennale lavoro del Commento terminato nel 1865, alle Poesie del 1872, la lettura e la comprensione dell’opera dantesca procedono dal preliminare riconoscimento di una simpatetica condizione esistenziale (essere poeti e scrittori civili in esilio per amore della patria), per concretizzarsi nella prospettiva di un impegno morale e storico-politico per l’indipendenza e l’unità italiana. Il recupero del modello dantesco non comporta solo un lento e costante “processo di autoidentificazione”, ma significa anche imprimere alla propria ricerca espressiva, alla multiforme attività di linguista, critico, giornalista, scrittore e poeta, il sigillo di una inconfondibile tensione civile e morale.