Pubblicato nel primo volume dei Quaderni del Dottorato di Composizione architettonica, Costruire Ri-costruire, il saggio introduce la casa del signor Fujita Yoshisaburo, una residenza d’epoca Tāishō costruita nel 1919 a Sendagi, Tōkyō (e ora conosciuta come “The Former Kusuo Yasuda House” dal nome del secondo proprietario). La casa, ora protetta dal Japan National Trust, è sopravvissuta al grande terremoto del Kantō del 1923, ai bombardamenti incendiari degli americani durante la seconda guerra mondiale e infine al grande terremoto del Tōhoku del 2011. Ma soprattutto è stata risparmiata dagli interessi speculativi dei costruttori che la volevano demolire per far posto a banali -ma ovviamente redditizi- edifici per appartamenti, grazie all’azione di un gruppo di donne votate alla salvaguardia delle oramai poche dimore storiche rimaste nel sempre mutevole panorama urbano della capitale. La casa dei signori Fujita e Yasuda consiste dunque nella sua originale forma costituendo un importante lezione per tutti gli architetti che la visitano. Costruita come un elegante quinta per i riti sociali dei suoi facoltosi committenti, essa replica lo schema planimetrico di Villa Katsura detto Gankō ( ovvero che presenta riseghe e scarti simili a uno “stormo di oche in volo”) e il rapporto che questa illustre magione ha col suo giardino, qui incastonato in uno stretto lotto trasversale. Ma questa pallida imitazione tokyoita aggiunge anche una stanza Yofū: ovvero una stanza in stile occidentale non affatto rara in altre abitazioni dell’altoa borghesia di Tōkyō. La purezza dello stile dell’architettura tradizionale, la discreta eleganza nella scelta dei materiali per la sua costruzione (operata da Fujita san, intenditore raffinato) trova nell’asimmetria della stanza in stile inglese una controparte dialettica che trasforma casa Fujita-Yasuda in un intrigante metafora di architettura. Sono realmente così lontane le architetture dell’Oriente e dell’Occidente? Qui a Sendagi si potrebbe pensare che ogni distanza fisica e culturale possa essere annullata. Ambedue declinate alla celebrazione di un ideale classico, le stanze in stile giapponese e occidentale finiscono per sovrapporsi in un unico immoto spazio grazie alla rivelazione di quelle segrete connessioni e immutabili archetipi architettonici ora sublimati in una miracolosa promessa d’unità. Published in the first volume of Costruire Ri-costruire Quaderni del Dottorato di Composizione architettonica (Building&Re-building. Notebooks of the Architecture Design PHD course at DIDA, The Department of Architecture at the University of Florence) this essay introduces Fujita Yoshisaburo’s house, a Tāishō era traditional style mansion built in 1919 in Sendagi, Tōkyō (now known as “The Former Kusuo Yasuda House” from the name of its second owner). The house, preserved by the Japan National Trust, survived the 1923 Great Kantō Earthquake, the American bombings during the WWII and the 2011 Tōhoku 9.0 M Earthquake and eventually the builders and speculators greedy intentions to demolish it once and for all in order to make space for ordinary but very remunerative multi-storey apartment buildings. Spared from its doomed destiny thanks to the action of a brave bunch of women sensitive to the legacy of ancient heritage houses in the ever changing Tōkyō urban-scape, this house still stands as an important lesson for contemporary architects. Built as an elegant stage for the social rituals of a very affluent client, the house replies the Katsura Villa plan scheme (i.e. Gankō or geese flying V formation shape), its relationship with the traditional Japanese garden -this time set across a narrow lot of ground- adding to its rooms a very interesting Yofū: a western style drawing room not so uncommon in such typology of upper middle class Tōkyō homes. The purity of its style and the refined elegance of its materials, carefully chosen by Fujita-san a fine connoisseur of Japanese traditional architecture, find its counterpart in the asymmetrical space of the English Room. A dialogue which transform the Fujita Yoshisaburo’s home into a sort of architectural metaphor. Are East and West architectural styles really so far from each other? Here in Sendagi one can tell that maybe they are much closer than one might think. Both devoted to express an ideal Classicism, these spaces eventually blur their specific characters one into the other denying all the possible differences thanks to the sudden revelation of those secret connections and immutable archetypes that make all the distant things and phenomena become one.
Costruire e ricostruire in giappone. la casa dei signori fujita e yasuda a sendagi, tōkyō / Andrea Innocenzo Volpe. - STAMPA. - (2019), pp. 153-163.
Costruire e ricostruire in giappone. la casa dei signori fujita e yasuda a sendagi, tōkyō
Andrea Innocenzo Volpe
2019
Abstract
Pubblicato nel primo volume dei Quaderni del Dottorato di Composizione architettonica, Costruire Ri-costruire, il saggio introduce la casa del signor Fujita Yoshisaburo, una residenza d’epoca Tāishō costruita nel 1919 a Sendagi, Tōkyō (e ora conosciuta come “The Former Kusuo Yasuda House” dal nome del secondo proprietario). La casa, ora protetta dal Japan National Trust, è sopravvissuta al grande terremoto del Kantō del 1923, ai bombardamenti incendiari degli americani durante la seconda guerra mondiale e infine al grande terremoto del Tōhoku del 2011. Ma soprattutto è stata risparmiata dagli interessi speculativi dei costruttori che la volevano demolire per far posto a banali -ma ovviamente redditizi- edifici per appartamenti, grazie all’azione di un gruppo di donne votate alla salvaguardia delle oramai poche dimore storiche rimaste nel sempre mutevole panorama urbano della capitale. La casa dei signori Fujita e Yasuda consiste dunque nella sua originale forma costituendo un importante lezione per tutti gli architetti che la visitano. Costruita come un elegante quinta per i riti sociali dei suoi facoltosi committenti, essa replica lo schema planimetrico di Villa Katsura detto Gankō ( ovvero che presenta riseghe e scarti simili a uno “stormo di oche in volo”) e il rapporto che questa illustre magione ha col suo giardino, qui incastonato in uno stretto lotto trasversale. Ma questa pallida imitazione tokyoita aggiunge anche una stanza Yofū: ovvero una stanza in stile occidentale non affatto rara in altre abitazioni dell’altoa borghesia di Tōkyō. La purezza dello stile dell’architettura tradizionale, la discreta eleganza nella scelta dei materiali per la sua costruzione (operata da Fujita san, intenditore raffinato) trova nell’asimmetria della stanza in stile inglese una controparte dialettica che trasforma casa Fujita-Yasuda in un intrigante metafora di architettura. Sono realmente così lontane le architetture dell’Oriente e dell’Occidente? Qui a Sendagi si potrebbe pensare che ogni distanza fisica e culturale possa essere annullata. Ambedue declinate alla celebrazione di un ideale classico, le stanze in stile giapponese e occidentale finiscono per sovrapporsi in un unico immoto spazio grazie alla rivelazione di quelle segrete connessioni e immutabili archetipi architettonici ora sublimati in una miracolosa promessa d’unità. Published in the first volume of Costruire Ri-costruire Quaderni del Dottorato di Composizione architettonica (Building&Re-building. Notebooks of the Architecture Design PHD course at DIDA, The Department of Architecture at the University of Florence) this essay introduces Fujita Yoshisaburo’s house, a Tāishō era traditional style mansion built in 1919 in Sendagi, Tōkyō (now known as “The Former Kusuo Yasuda House” from the name of its second owner). The house, preserved by the Japan National Trust, survived the 1923 Great Kantō Earthquake, the American bombings during the WWII and the 2011 Tōhoku 9.0 M Earthquake and eventually the builders and speculators greedy intentions to demolish it once and for all in order to make space for ordinary but very remunerative multi-storey apartment buildings. Spared from its doomed destiny thanks to the action of a brave bunch of women sensitive to the legacy of ancient heritage houses in the ever changing Tōkyō urban-scape, this house still stands as an important lesson for contemporary architects. Built as an elegant stage for the social rituals of a very affluent client, the house replies the Katsura Villa plan scheme (i.e. Gankō or geese flying V formation shape), its relationship with the traditional Japanese garden -this time set across a narrow lot of ground- adding to its rooms a very interesting Yofū: a western style drawing room not so uncommon in such typology of upper middle class Tōkyō homes. The purity of its style and the refined elegance of its materials, carefully chosen by Fujita-san a fine connoisseur of Japanese traditional architecture, find its counterpart in the asymmetrical space of the English Room. A dialogue which transform the Fujita Yoshisaburo’s home into a sort of architectural metaphor. Are East and West architectural styles really so far from each other? Here in Sendagi one can tell that maybe they are much closer than one might think. Both devoted to express an ideal Classicism, these spaces eventually blur their specific characters one into the other denying all the possible differences thanks to the sudden revelation of those secret connections and immutable archetypes that make all the distant things and phenomena become one.File | Dimensione | Formato | |
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