Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, avvenuta il 1° dicembre 2009, l’uguaglianza tra le donne e gli uomini è stata formalmente riconosciuta tra i valori fondanti dell’Unione europea. La parità di genere è un diritto umano fondamentale, ma non solo: è ormai unanimemente interpretata come una condizione necessaria per il conseguimento degli obiettivi di crescita, occupazione e coesione sociale. La mancata valorizzazione delle risorse femminili va a inficiare lo sviluppo sociale ed economico dell’intera collettività. La lotta alle disparità di genere è dunque un obiettivo centrale delle politiche comunitarie e internazionali e lo strumento cardine preposto al raggiungimento di tale obiettivo è l’istruzione. Uno dei nodi irrisolti che riguardano il rapporto ragazze-istruzione consiste nella scarsa partecipazione femminile agli ambiti di studio e di ricerca nel campo scientifico, tecnologico e matematico (le cosiddette “STEM”: Science, Technology, Engineering, Mathematics). Il contributo si propone di indagare i condizionamenti culturali e educativi che agiscono in maniera pervasiva nell’allontanare le ragazze dall’ambito tecnico-scientifico. Nella seconda parte del saggio saranno riportati i risultati di una ricerca condotta tramite interviste narrative su un campione di studentesse universitarie che hanno elaborato scelte anticonvenzionali, iscrivendosi a Corsi di laurea dove risultano essere gruppo di minoranza (ingegneria, informatica ecc.). Analizzare in che modo maturano le scelte “divergenti” può essere utile per progettare percorsi di orientamento finalizzati a depotenziare il peso degli stereotipi di genere nelle scelte scolastico-formative

La scienza è un gioco da donne? Risultati di un’indagine su studentesse universitarie iscritte in percorsi tecnico-scientifici / Irene Biemmi. - STAMPA. - (2019), pp. 233-246.

La scienza è un gioco da donne? Risultati di un’indagine su studentesse universitarie iscritte in percorsi tecnico-scientifici

Irene Biemmi
2019

Abstract

Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, avvenuta il 1° dicembre 2009, l’uguaglianza tra le donne e gli uomini è stata formalmente riconosciuta tra i valori fondanti dell’Unione europea. La parità di genere è un diritto umano fondamentale, ma non solo: è ormai unanimemente interpretata come una condizione necessaria per il conseguimento degli obiettivi di crescita, occupazione e coesione sociale. La mancata valorizzazione delle risorse femminili va a inficiare lo sviluppo sociale ed economico dell’intera collettività. La lotta alle disparità di genere è dunque un obiettivo centrale delle politiche comunitarie e internazionali e lo strumento cardine preposto al raggiungimento di tale obiettivo è l’istruzione. Uno dei nodi irrisolti che riguardano il rapporto ragazze-istruzione consiste nella scarsa partecipazione femminile agli ambiti di studio e di ricerca nel campo scientifico, tecnologico e matematico (le cosiddette “STEM”: Science, Technology, Engineering, Mathematics). Il contributo si propone di indagare i condizionamenti culturali e educativi che agiscono in maniera pervasiva nell’allontanare le ragazze dall’ambito tecnico-scientifico. Nella seconda parte del saggio saranno riportati i risultati di una ricerca condotta tramite interviste narrative su un campione di studentesse universitarie che hanno elaborato scelte anticonvenzionali, iscrivendosi a Corsi di laurea dove risultano essere gruppo di minoranza (ingegneria, informatica ecc.). Analizzare in che modo maturano le scelte “divergenti” può essere utile per progettare percorsi di orientamento finalizzati a depotenziare il peso degli stereotipi di genere nelle scelte scolastico-formative
2019
978-884675664-0
Le donne si raccontano. Autobiografia, genere e formazione del sé
233
246
Irene Biemmi
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