Il contributo sottolinea, con notazioni d’insieme e facendo riferimento alle diverse forme di soluzione della crisi d’impresa, che, per quanto le procedure concorsuali siano materia degli studiosi del diritto commerciale, tanto il fallimento, quanto il concordato e gli accordi di ristrutturazione, sono al crocevia col diritto processuale e non possono essere analizzati dimenticando l’importanza che hanno in questo settore i principi del processo. Tra i vari interrogativi analizzati vi è cosa implichi il ricorso a forme di tutela camerale, quando si sia in presenza di una giurisdizione contenziosa e quando invece di giurisdizione volontaria, quando sia ineludibile l’intervento del giudice di legittimità, a dispetto di previsioni di non impugnabilità del provvedimento, quale sia l’oggetto del processo e del giudicato, come operi il principio ella domanda, in che misura siano utilizzabili le categorie del diritto processuale generale. Si muove dal fatto che la riforma fallimentare del 2006 ha impresso un forte cambiamento ai principi processuali operanti nella materia dell’insolvenza e della crisi d’impresa, sia per quanto concerne il rapporto tra autonomia negoziale ed eteronomia giudiziale nelle soluzioni della crisi alternative al fallimento, sia per quanto concerne la scelta del tipo di giudizio chiamato a regolare le forme di tutela. E si guarda ai più recenti interventi del legislatore, fino, da ultimo, al d.l. 27.6.2015, n. n. 132, conv. in l. 6.8.2015, n. 83, e alla riforma organica annunciata nello «Schema di disegno di legge delega recante “Delega al Governo per la riforma organica della disciplina della crisi di impresa e dell’insolvenza”, elaborato dalla Commissione istituita dal Ministro della Giustizia agli inizi del 2015 e presieduta da Reato Rordorf. Il tutto, soffermandosi a mo’ di premessa, prima che altri scenda nell’esame dei vari istituti, sui temi della scelta del rito nella legge fallimentare, dell’accertamento del passivo, della specializzazione del giudice fallimentare, dei rapporti tra forme negoziali della crisi d’impresa e fallimento, per individuare alcuni principi generali che potranno servire anche per leggere il sistema concorsuale che il legislatore si appresta a rivedere.
Il fallimento e le soluzioni alternative della crisi d’impresa: profili processuali / ilaria pagni. - STAMPA. - (2016), pp. 114-153.
Il fallimento e le soluzioni alternative della crisi d’impresa: profili processuali
ilaria pagni
2016
Abstract
Il contributo sottolinea, con notazioni d’insieme e facendo riferimento alle diverse forme di soluzione della crisi d’impresa, che, per quanto le procedure concorsuali siano materia degli studiosi del diritto commerciale, tanto il fallimento, quanto il concordato e gli accordi di ristrutturazione, sono al crocevia col diritto processuale e non possono essere analizzati dimenticando l’importanza che hanno in questo settore i principi del processo. Tra i vari interrogativi analizzati vi è cosa implichi il ricorso a forme di tutela camerale, quando si sia in presenza di una giurisdizione contenziosa e quando invece di giurisdizione volontaria, quando sia ineludibile l’intervento del giudice di legittimità, a dispetto di previsioni di non impugnabilità del provvedimento, quale sia l’oggetto del processo e del giudicato, come operi il principio ella domanda, in che misura siano utilizzabili le categorie del diritto processuale generale. Si muove dal fatto che la riforma fallimentare del 2006 ha impresso un forte cambiamento ai principi processuali operanti nella materia dell’insolvenza e della crisi d’impresa, sia per quanto concerne il rapporto tra autonomia negoziale ed eteronomia giudiziale nelle soluzioni della crisi alternative al fallimento, sia per quanto concerne la scelta del tipo di giudizio chiamato a regolare le forme di tutela. E si guarda ai più recenti interventi del legislatore, fino, da ultimo, al d.l. 27.6.2015, n. n. 132, conv. in l. 6.8.2015, n. 83, e alla riforma organica annunciata nello «Schema di disegno di legge delega recante “Delega al Governo per la riforma organica della disciplina della crisi di impresa e dell’insolvenza”, elaborato dalla Commissione istituita dal Ministro della Giustizia agli inizi del 2015 e presieduta da Reato Rordorf. Il tutto, soffermandosi a mo’ di premessa, prima che altri scenda nell’esame dei vari istituti, sui temi della scelta del rito nella legge fallimentare, dell’accertamento del passivo, della specializzazione del giudice fallimentare, dei rapporti tra forme negoziali della crisi d’impresa e fallimento, per individuare alcuni principi generali che potranno servire anche per leggere il sistema concorsuale che il legislatore si appresta a rivedere.File | Dimensione | Formato | |
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