Perché scrivere un libro di medicina oggi? Un testo, nell’era dell’informazione digitale, dove con qualsiasi minuscolo device è possibile connettersi da qualsiasi remoto angolo del globo e, connessione permettendo, accedere a immense banche dati, pronte a riversare su di noi un’immensità di informazioni, anche pubblicate il giorno prima. Scrivere un testo che è già vecchio appena pubblicato, che riporta linee guida che saranno presto superate da altre, più aggiornate e più veloci. La velocità è stata l’imperativo categorico del ’900 e continua ad esserlo anche ai giorni nostri. Ma dentro un libro c’è qualcosa di più dell’aggiornamento, dentro un buon libro c’è l’esperienza dell’autore, il suo vivere la clinica come sfida quotidiana, il suo raccogliere esperienze con un’intensità al di fuori delle regole, delle linee guida e dei protocolli. L’assistenza è come la responsabilità penale: individuale. I protocolli, le linee guida e le regole sono importanti, essenziali, addirittura indispensabili per assistere la persona, ma essi non sono il punto di arrivo dell’assistenza, bensì il suo punto di partenza. Partenza senza la quale non è concepibile pensare di assistere la persona nella sua interezza. I protocolli devono dissolversi nel gesto clinico reale, vero, che se vuole essere terapeutico, deve essere individualizzato, entrare pericolosamente nell’alterità dell’altro, per farne proprie le sofferenze ed il patire. Ci vuole passione e compassione, ma anche compagnia, da soli è difficile curare, esercitare questa splendida presunzione richiede compagnia e conoscenza e lentezza. Abbiamo chiesto agli autori di esplicitare il proprio punto di vista, alcuni ci sono riusciti pienamente, altri forse no, ai lettori il giudizio. La speranza è che il gruppo GEO continui a lavorare insieme, poiché solo con la compagnia e la conoscenza si sconfigge la paura e la paura è il nemico della sala parto. Paura del dolore, della morte, della malattia, della legge, che cessa di essere giusta, quando pretende di giudicare con il linguaggio penale il comportamento di chi è in buona fede, l’errore, che è insito nella natura umana, diventa allora fonte di reddito o di vendetta, perdendo così il legame con la legge, che per secoli si è modificata a seguito del modificarsi delle conoscenze mediche. Oggi si assiste ad una drammatica inversione di questo rapporto: la legge cambia la medicina e non viceversa, medicina difensiva la chiamano, con un nonsenso, ma chi di noi si farebbe curare da un avvocato?
Il rischio in sala parto in Urgenze ed emergenze in sala parto / Mariarosaria Di Tommaso; Anita Regalia. - STAMPA. - (2016), pp. 25-37.
Il rischio in sala parto in Urgenze ed emergenze in sala parto
Mariarosaria Di Tommaso;
2016
Abstract
Perché scrivere un libro di medicina oggi? Un testo, nell’era dell’informazione digitale, dove con qualsiasi minuscolo device è possibile connettersi da qualsiasi remoto angolo del globo e, connessione permettendo, accedere a immense banche dati, pronte a riversare su di noi un’immensità di informazioni, anche pubblicate il giorno prima. Scrivere un testo che è già vecchio appena pubblicato, che riporta linee guida che saranno presto superate da altre, più aggiornate e più veloci. La velocità è stata l’imperativo categorico del ’900 e continua ad esserlo anche ai giorni nostri. Ma dentro un libro c’è qualcosa di più dell’aggiornamento, dentro un buon libro c’è l’esperienza dell’autore, il suo vivere la clinica come sfida quotidiana, il suo raccogliere esperienze con un’intensità al di fuori delle regole, delle linee guida e dei protocolli. L’assistenza è come la responsabilità penale: individuale. I protocolli, le linee guida e le regole sono importanti, essenziali, addirittura indispensabili per assistere la persona, ma essi non sono il punto di arrivo dell’assistenza, bensì il suo punto di partenza. Partenza senza la quale non è concepibile pensare di assistere la persona nella sua interezza. I protocolli devono dissolversi nel gesto clinico reale, vero, che se vuole essere terapeutico, deve essere individualizzato, entrare pericolosamente nell’alterità dell’altro, per farne proprie le sofferenze ed il patire. Ci vuole passione e compassione, ma anche compagnia, da soli è difficile curare, esercitare questa splendida presunzione richiede compagnia e conoscenza e lentezza. Abbiamo chiesto agli autori di esplicitare il proprio punto di vista, alcuni ci sono riusciti pienamente, altri forse no, ai lettori il giudizio. La speranza è che il gruppo GEO continui a lavorare insieme, poiché solo con la compagnia e la conoscenza si sconfigge la paura e la paura è il nemico della sala parto. Paura del dolore, della morte, della malattia, della legge, che cessa di essere giusta, quando pretende di giudicare con il linguaggio penale il comportamento di chi è in buona fede, l’errore, che è insito nella natura umana, diventa allora fonte di reddito o di vendetta, perdendo così il legame con la legge, che per secoli si è modificata a seguito del modificarsi delle conoscenze mediche. Oggi si assiste ad una drammatica inversione di questo rapporto: la legge cambia la medicina e non viceversa, medicina difensiva la chiamano, con un nonsenso, ma chi di noi si farebbe curare da un avvocato?File | Dimensione | Formato | |
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