Attraverso il tratto distintivo dello studio e dell’educazione che ha caratterizzato per secoli la trasmissione delle conoscenze, delle pratiche, della tradizione e dei valori che sono propri della appartenenza ebraica, è possibile cogliere le trasformazioni, i dilemmi e i nuovi orientamenti vissuti dal gruppo ebraico in Italia tra il XIX e XX secolo (Luzzatto Voghera 1998). L’emancipazione ebraica e protestante affrontano insieme i dilemmi del passaggio da una vita di esclusione e segregazione, a una dove viene tollerata la loro presenza e avviato il lento processo di riconoscimento dei diritti (Castelnuovo, Pons, Rustici, 1996). Trasformazioni profonde che nel mondo ebraico hanno portato a riconsiderare l’organizzazione delle istituzioni scolastiche, le pratiche educative e di insegnamento, il ruolo delle famiglie tra comunità e società civile. L’opportunità che veniva concessa di entrare a pieno titolo nella società civile, dette spazio ad conflitto che si espresse pienamente nel dibattito sul nuovo ruolo di un’educazione che doveva collocarsi tra un sogno emancipatorio e una “riduzione dell’ebraismo da sistema di vita integrale a confessione religiosa minoritaria” (Piussi 1997, p.15). L’emancipazione fu responsabile dei grandi cambiamenti che si delinearono nell’educazione familiare e scolastica. La possibilità di scegliere in quale scuola iscrivere i figli e poter sperimentare la convivenza con altri gruppi sociali, religiosi e culturali, venivano considerate da molti genitori delle opportunità preziose, esperienze di vera e propria “palestra sociale” la sola in grado di offrire alle giovani generazioni una reale e vera educazione italiana. La rappresentazione assolutamente positiva che molti genitori avevano della scuola pubblica, contribuì al bisogno di riformulare l’organizzazione di molte scuole ebraiche che, seppur contesti comunitari differenti, cercavano di riorganizzarsi per poter competere con la scuola pubblica e sopravvivere alla diminuzione delle iscrizioni. Indagare sui nuovi bisogni delle famiglie e sui nuovi modelli educativi del periodo emancipatorio, richiede un’attenta analisi sia della trasformazione di valori e modelli tramandati e rielaborati all’interno della tradizione ebraica, che dei ruoli e delle responsabilità educative dei genitori. Una ricerca che porta ad esplorare, attraverso la letteratura e le riviste del periodo considerato (Molinari 1991), la natura e il senso di un’educazione ebraica che inizia a sperimentare come poter integrare la conoscenza dei fondamenti dell’ebraismo con “il tema urgente della realtà politica e sociale italiana: la formazione di una cultura italiana” (Guetta 1998, 173). Infine, all’interno di queste prospettive di analisi occupa un posto particolare l’educazione delle bambine e il ruolo della donna come moglie, ma soprattutto come madre e maestra. Di fronte ai pericoli dell’assimilazione e dell’allontanamento delle giovani generazioni dalle tradizioni e dagli studi ebraici, le donne sono chiamate a rafforzare il loro ruolo di educatrici ai valori della tradizione e a fare della casa il luogo ebraica (Miniati 2008). Il processo emancipario vide quindi le donne ebree impegnate su più fronti quello di raccordo tra le trasformazioni all’interno della cultura ebraica e il delinearsi di quella italiana post-unitaria, quello di maestra delle nuove scuole ebraiche impegnate ad offrire una istruzione sia ebraica che civile, quello di benefattrici dei comitati pro-infanzia e pro-cultura e quello di sostenitrici dei diritti delle donne e della loro partecipazione alle scelte sociali e politiche del Paese.

The transformation of Jewish education in Nineteenth century Italy: the meaning of "Catechisms" / silvia guetta. - STAMPA. - (2020), pp. 163-178.

The transformation of Jewish education in Nineteenth century Italy: the meaning of "Catechisms"

silvia guetta
2020

Abstract

Attraverso il tratto distintivo dello studio e dell’educazione che ha caratterizzato per secoli la trasmissione delle conoscenze, delle pratiche, della tradizione e dei valori che sono propri della appartenenza ebraica, è possibile cogliere le trasformazioni, i dilemmi e i nuovi orientamenti vissuti dal gruppo ebraico in Italia tra il XIX e XX secolo (Luzzatto Voghera 1998). L’emancipazione ebraica e protestante affrontano insieme i dilemmi del passaggio da una vita di esclusione e segregazione, a una dove viene tollerata la loro presenza e avviato il lento processo di riconoscimento dei diritti (Castelnuovo, Pons, Rustici, 1996). Trasformazioni profonde che nel mondo ebraico hanno portato a riconsiderare l’organizzazione delle istituzioni scolastiche, le pratiche educative e di insegnamento, il ruolo delle famiglie tra comunità e società civile. L’opportunità che veniva concessa di entrare a pieno titolo nella società civile, dette spazio ad conflitto che si espresse pienamente nel dibattito sul nuovo ruolo di un’educazione che doveva collocarsi tra un sogno emancipatorio e una “riduzione dell’ebraismo da sistema di vita integrale a confessione religiosa minoritaria” (Piussi 1997, p.15). L’emancipazione fu responsabile dei grandi cambiamenti che si delinearono nell’educazione familiare e scolastica. La possibilità di scegliere in quale scuola iscrivere i figli e poter sperimentare la convivenza con altri gruppi sociali, religiosi e culturali, venivano considerate da molti genitori delle opportunità preziose, esperienze di vera e propria “palestra sociale” la sola in grado di offrire alle giovani generazioni una reale e vera educazione italiana. La rappresentazione assolutamente positiva che molti genitori avevano della scuola pubblica, contribuì al bisogno di riformulare l’organizzazione di molte scuole ebraiche che, seppur contesti comunitari differenti, cercavano di riorganizzarsi per poter competere con la scuola pubblica e sopravvivere alla diminuzione delle iscrizioni. Indagare sui nuovi bisogni delle famiglie e sui nuovi modelli educativi del periodo emancipatorio, richiede un’attenta analisi sia della trasformazione di valori e modelli tramandati e rielaborati all’interno della tradizione ebraica, che dei ruoli e delle responsabilità educative dei genitori. Una ricerca che porta ad esplorare, attraverso la letteratura e le riviste del periodo considerato (Molinari 1991), la natura e il senso di un’educazione ebraica che inizia a sperimentare come poter integrare la conoscenza dei fondamenti dell’ebraismo con “il tema urgente della realtà politica e sociale italiana: la formazione di una cultura italiana” (Guetta 1998, 173). Infine, all’interno di queste prospettive di analisi occupa un posto particolare l’educazione delle bambine e il ruolo della donna come moglie, ma soprattutto come madre e maestra. Di fronte ai pericoli dell’assimilazione e dell’allontanamento delle giovani generazioni dalle tradizioni e dagli studi ebraici, le donne sono chiamate a rafforzare il loro ruolo di educatrici ai valori della tradizione e a fare della casa il luogo ebraica (Miniati 2008). Il processo emancipario vide quindi le donne ebree impegnate su più fronti quello di raccordo tra le trasformazioni all’interno della cultura ebraica e il delinearsi di quella italiana post-unitaria, quello di maestra delle nuove scuole ebraiche impegnate ad offrire una istruzione sia ebraica che civile, quello di benefattrici dei comitati pro-infanzia e pro-cultura e quello di sostenitrici dei diritti delle donne e della loro partecipazione alle scelte sociali e politiche del Paese.
2020
9781789206326
Rethinking the age of Emancipation. Comparative and transnational perspectives on gender, family and religion in Italy and Germany
163
178
silvia guetta
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1190745
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