La ricerca non ha l’ambizione di dipanare le complesse problematiche legate alla tradizione frammentaria, recentiore, stratificata e spuria su Pitagora nel disperato tentativo di individuare un filone più genuino di altri, utile a ricostruire il profilo del filosofo nel VI secolo a.C. Il lavoro si limita invece a isolare e analizzare alcuni aspetti incentrati sulla tradizione attestante il ruolo di Pitagora negli anni del suo soggiorno in Italía e Sicilia, nel tentativo di ricontestualizzarli al periodo storico di appartenenza. Tuttavia tale operazione non può essere correttamente intesa se isolata dall’opera di “riedificazione” della figura del filosofo effettuata dalla scuola di Aristotele. Difatti si deve proprio ai due discepoli dello Stagirita, Aristosseno e Dicearco, il primo sistematico tentativo di ricostruire la biografia di Pitagora collegando le vicende del filosofo a quelle magnogreche e siceliote. In particolare è il primo a fare di Pitagora il nomoteta poleico di orientamento antitirannico e antidionigiano, e il nuovo ecista dell’Italía e della Sicilia non più in chiave coloniale. Sempre in tale ottica si può leggere l’origine tirrenica del filosofo, così come il probabile tentativo effettuato dallo stesso di persuadere Policrate a deporre la tirannide e il rifiuto di accogliere la tradizione, inclusa quella del maestro, che faceva di Sibari la polis sopraffatta dal lusso, contrapponendole quella mirante a farne una delle città rese libere da Pitagora. L’operazione patriottica compiuta da Aristosseno nel tentativo di liberare l’Italía e la Sicilia dal passato coloniale riformulandone la storia pare legarsi infine a quella dei Neoplatonici, in particolar modo Giamblico, i quali recuperano la versione del Tarantino nell’estremo tentativo di “salvare” la filosofia dal Cristianesimo.
Pitagora a Crotone: sviluppi politico – istituzionali e tradizione filosofica (VI – IV sec. a.C.) / Femia Rosanna Valentina. - (2020).
Pitagora a Crotone: sviluppi politico – istituzionali e tradizione filosofica (VI – IV sec. a.C.)
Femia Rosanna Valentina
2020
Abstract
La ricerca non ha l’ambizione di dipanare le complesse problematiche legate alla tradizione frammentaria, recentiore, stratificata e spuria su Pitagora nel disperato tentativo di individuare un filone più genuino di altri, utile a ricostruire il profilo del filosofo nel VI secolo a.C. Il lavoro si limita invece a isolare e analizzare alcuni aspetti incentrati sulla tradizione attestante il ruolo di Pitagora negli anni del suo soggiorno in Italía e Sicilia, nel tentativo di ricontestualizzarli al periodo storico di appartenenza. Tuttavia tale operazione non può essere correttamente intesa se isolata dall’opera di “riedificazione” della figura del filosofo effettuata dalla scuola di Aristotele. Difatti si deve proprio ai due discepoli dello Stagirita, Aristosseno e Dicearco, il primo sistematico tentativo di ricostruire la biografia di Pitagora collegando le vicende del filosofo a quelle magnogreche e siceliote. In particolare è il primo a fare di Pitagora il nomoteta poleico di orientamento antitirannico e antidionigiano, e il nuovo ecista dell’Italía e della Sicilia non più in chiave coloniale. Sempre in tale ottica si può leggere l’origine tirrenica del filosofo, così come il probabile tentativo effettuato dallo stesso di persuadere Policrate a deporre la tirannide e il rifiuto di accogliere la tradizione, inclusa quella del maestro, che faceva di Sibari la polis sopraffatta dal lusso, contrapponendole quella mirante a farne una delle città rese libere da Pitagora. L’operazione patriottica compiuta da Aristosseno nel tentativo di liberare l’Italía e la Sicilia dal passato coloniale riformulandone la storia pare legarsi infine a quella dei Neoplatonici, in particolar modo Giamblico, i quali recuperano la versione del Tarantino nell’estremo tentativo di “salvare” la filosofia dal Cristianesimo.File | Dimensione | Formato | |
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