L’architettura è uno dei settori in cui più precocemente si sviluppa una lingua specialistica nazionale. Il fenomeno è stato studiato negli ultimi venti anni soprattutto dal punto di vista lessicale, ma solo in modo tangenziale per quanto riguarda la testualità. Risulta di particolare interesse il passaggio dal dialogo, più o meno caratterizzato da vene letterarie (con il "Trattato d’architettura" di Filarete e l’"Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonna), al trattato vero e proprio; passaggio che si verifica in modo piuttosto repentino già alla fine del Quattrocento, con Francesco di Giorgio Martini (che comporrà due versioni di trattato e anche altri testi collaterali). Come sul lessico, anche sulla brusca accelerazione della migrazione al genere del trattato, così come sulla determinazione dei contorni delle relative specificità testuali, ha certamente influito il "De architectura" di Vitruvio, come in questo intervento si tenta di indagare in modo più approfondito proprio analizzando le specifiche modalità di presentazione della materia architettonica nella trattatistica quattro-cinquecentesca. Per quanto il trattato prenda subito il sopravvento in architettura, con punte di grande rilievo nel corso del Cinquecento (con Serlio e Palladio in primo luogo), il dialogo continua ad avere una certa vitalità, e anzi diventa anche un potenziale strumento per diversificare l’esposizione della materia in funzione del pubblico, consentendo di agire quindi su una tastiera diastratica e diafasica più ampia e versatile anche dal punto di vista testuale oltre che lessicale. Un caso piuttosto significativo da questo punto di vista è quello di Giacomo Lanteri, che scrive i "Due dialoghi…a ragionare del modo di disegnare le piante delle fortezze…" (1557) per rivolgersi a un pubblico colto socialmente medio-alto, ma poi nei "Duo libri… del modo di fare le fortificationi di terra intorno alle città, & alle castella per fortificarle…" (1559) “traduce” testualmente le nozioni di architettura militare in forma di trattato per rivolgersi agli addetti ai lavori, gli architetti-ingegneri (ma sempre più ingegneri) militari e i militari in generale. Nell’intervento si tracciano i lineamenti generali del processo con approfondimenti su alcuni dei testi maggiormente significativi per esemplificare i diversi generi e le tipologie testuali.

Dialoghi e trattati d’architettura tra Quattro e Cinquecento / Marco Biffi. - STAMPA. - (2020), pp. 125-131.

Dialoghi e trattati d’architettura tra Quattro e Cinquecento

Marco Biffi
2020

Abstract

L’architettura è uno dei settori in cui più precocemente si sviluppa una lingua specialistica nazionale. Il fenomeno è stato studiato negli ultimi venti anni soprattutto dal punto di vista lessicale, ma solo in modo tangenziale per quanto riguarda la testualità. Risulta di particolare interesse il passaggio dal dialogo, più o meno caratterizzato da vene letterarie (con il "Trattato d’architettura" di Filarete e l’"Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonna), al trattato vero e proprio; passaggio che si verifica in modo piuttosto repentino già alla fine del Quattrocento, con Francesco di Giorgio Martini (che comporrà due versioni di trattato e anche altri testi collaterali). Come sul lessico, anche sulla brusca accelerazione della migrazione al genere del trattato, così come sulla determinazione dei contorni delle relative specificità testuali, ha certamente influito il "De architectura" di Vitruvio, come in questo intervento si tenta di indagare in modo più approfondito proprio analizzando le specifiche modalità di presentazione della materia architettonica nella trattatistica quattro-cinquecentesca. Per quanto il trattato prenda subito il sopravvento in architettura, con punte di grande rilievo nel corso del Cinquecento (con Serlio e Palladio in primo luogo), il dialogo continua ad avere una certa vitalità, e anzi diventa anche un potenziale strumento per diversificare l’esposizione della materia in funzione del pubblico, consentendo di agire quindi su una tastiera diastratica e diafasica più ampia e versatile anche dal punto di vista testuale oltre che lessicale. Un caso piuttosto significativo da questo punto di vista è quello di Giacomo Lanteri, che scrive i "Due dialoghi…a ragionare del modo di disegnare le piante delle fortezze…" (1557) per rivolgersi a un pubblico colto socialmente medio-alto, ma poi nei "Duo libri… del modo di fare le fortificationi di terra intorno alle città, & alle castella per fortificarle…" (1559) “traduce” testualmente le nozioni di architettura militare in forma di trattato per rivolgersi agli addetti ai lavori, gli architetti-ingegneri (ma sempre più ingegneri) militari e i militari in generale. Nell’intervento si tracciano i lineamenti generali del processo con approfondimenti su alcuni dei testi maggiormente significativi per esemplificare i diversi generi e le tipologie testuali.
2020
978-88-7667-843-1
Pragmatica storica dell’italiano modelli e usi comunicativi del passato
125
131
Goal 4: Quality education
Marco Biffi
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