Nelle discipline progettuali dell’insegnamento il concetto di identità si è trascritto nel concetto di luogo: il luogo esiste come tale in quanto abitato come polis ed elaborato culturalmente in un processo storico di lunga durata (Corti, 2011). Da questa definizione emerge un concetto di luogo come un costrutto dinamico, articolato attorno a successivi processi spaziali e sociali: luogo come costruzione politico-culturale di una società che si riconosce nel suo territorio e che nel tempo lo modifica, adattandolo ai suoi bisogni e alla matrice identitaria collettiva in cui essa si identifica. Da questa premessa emerge un concetto di identità, e quindi di luogo, intesa non come valore precostituito, ereditato dalla storia e intoccabile, ma come un progetto, un processo in divenire che si trasforma sia attraverso cambiamenti sociale e culturali, che tramite trasformazioni spaziali. Quindi il luogo può essere progettato e costruito, può essere ancorato a narrative alternative che illuminano il territorio e la storia di luce nuova, permettendo l’apertura di nuove prospettive. Quando, ad esempio, alcuni storici hanno cominciato a studiare le più importanti città industriali del ventesimo secolo – come Detroit, Manchester e Torino – leggendole tramite la lente e le immagini dei grandi processi di industrializzazione, in realtà hanno scoperto quanto queste figure fossero fragili e strumentali (Olmo, 2002: 20). Torino, ad esempio, è da tutti interpretata come la città della Fiat, ma in realtà è stata “Company Town”, solo per trent’anni, dal 1950 al 1980 (Olmo, 1997). L’identità, così come i luoghi, si possono quindi costruire, ma ci vuole tempo. Questo contributo, oltre a presentare la città di Cagliari inserita nel suo contesto territoriale e paesaggistico e nei suoi più rilevanti processi di trasformazione, vuole provare ad avanzare una ipotesi identitaria alternativa, certamente non nuova, della città. In quest’ottica potremmo dire che il luogo di Cagliari è altrove, è collocato oltre i confini della cinta muraria del quartiere di Castello che domina la città, oltre il perimetro dei quartieri storici e ancora oltre i limiti amministrativi del Comune. Il luogo della città di Cagliari si trova più lontano, lambisce i monti dei Sette fratelli che chiudono la valle del Campidano a est, si estende nel vasto Golfo degli Angeli a sud, si trova nelle creste dei colli che definiscono i suoi quartieri e negli ampi specchi d’acqua che la circondano. Nonostante il centro storico della città assuma i caratteri vigorosi e inconfondibili di un lungo sasso calcareo orientato da nord a sud verso il porto (Sanna, 2016) o quelli più raffinati della palazzata a mare ottocentesca della via Roma, per capire veramente Cagliari è necessario aprire lo sguardo verso i territori esterni in cui da sempre le ragioni ambientali, geografiche, storiche e antropologiche si sono integrate.
Cagliari, The Centre Elsewehere / Carlo Pisano. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 40-50.
Cagliari, The Centre Elsewehere
Carlo Pisano
2020
Abstract
Nelle discipline progettuali dell’insegnamento il concetto di identità si è trascritto nel concetto di luogo: il luogo esiste come tale in quanto abitato come polis ed elaborato culturalmente in un processo storico di lunga durata (Corti, 2011). Da questa definizione emerge un concetto di luogo come un costrutto dinamico, articolato attorno a successivi processi spaziali e sociali: luogo come costruzione politico-culturale di una società che si riconosce nel suo territorio e che nel tempo lo modifica, adattandolo ai suoi bisogni e alla matrice identitaria collettiva in cui essa si identifica. Da questa premessa emerge un concetto di identità, e quindi di luogo, intesa non come valore precostituito, ereditato dalla storia e intoccabile, ma come un progetto, un processo in divenire che si trasforma sia attraverso cambiamenti sociale e culturali, che tramite trasformazioni spaziali. Quindi il luogo può essere progettato e costruito, può essere ancorato a narrative alternative che illuminano il territorio e la storia di luce nuova, permettendo l’apertura di nuove prospettive. Quando, ad esempio, alcuni storici hanno cominciato a studiare le più importanti città industriali del ventesimo secolo – come Detroit, Manchester e Torino – leggendole tramite la lente e le immagini dei grandi processi di industrializzazione, in realtà hanno scoperto quanto queste figure fossero fragili e strumentali (Olmo, 2002: 20). Torino, ad esempio, è da tutti interpretata come la città della Fiat, ma in realtà è stata “Company Town”, solo per trent’anni, dal 1950 al 1980 (Olmo, 1997). L’identità, così come i luoghi, si possono quindi costruire, ma ci vuole tempo. Questo contributo, oltre a presentare la città di Cagliari inserita nel suo contesto territoriale e paesaggistico e nei suoi più rilevanti processi di trasformazione, vuole provare ad avanzare una ipotesi identitaria alternativa, certamente non nuova, della città. In quest’ottica potremmo dire che il luogo di Cagliari è altrove, è collocato oltre i confini della cinta muraria del quartiere di Castello che domina la città, oltre il perimetro dei quartieri storici e ancora oltre i limiti amministrativi del Comune. Il luogo della città di Cagliari si trova più lontano, lambisce i monti dei Sette fratelli che chiudono la valle del Campidano a est, si estende nel vasto Golfo degli Angeli a sud, si trova nelle creste dei colli che definiscono i suoi quartieri e negli ampi specchi d’acqua che la circondano. Nonostante il centro storico della città assuma i caratteri vigorosi e inconfondibili di un lungo sasso calcareo orientato da nord a sud verso il porto (Sanna, 2016) o quelli più raffinati della palazzata a mare ottocentesca della via Roma, per capire veramente Cagliari è necessario aprire lo sguardo verso i territori esterni in cui da sempre le ragioni ambientali, geografiche, storiche e antropologiche si sono integrate.File | Dimensione | Formato | |
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