Focalizzandosi sulle sezioni dei Libri ab urbe condita riguardanti tre episodi di scalata al potere assoluto (adfectatio regni) per cui nei primi due secoli dell’epoca repubblicana furono accusati e condannati Spurio Cassio, Spurio Melio e Manlio Capitolino, il contributo si propone di verificare come Livio e Machiavelli inquadrarono i fatti guardando oltre il contesto storico in cui ebbero luogo. Nella prima parte si evidenzia che, malgrado le circostanze diverse, Livio valutò i tre episodi unitariamente e partendo inoltre dalla consapevolezza di contrasti politici più recenti, come quelli collegati alla questione agraria esplosa alla fine dell’epoca repubblicana. In particolare, la disapprovazione per i comportamenti dei tre personaggi, capaci di strumentalizzare la parte plebea del corpo civico nella fase iniziale dell’età repubblicana, che s’intravede in alcuni passi, può essere assunta come indizio del dissenso che Livio doveva nutrire anche nei confronti delle posizioni assunte dai populares in tempi più recenti, cioè nel corso dell’ultimo secolo dell’età repubblicana. In quest’ottica, la sua ricostruzione delle vicende concernenti quei tre celebri ‘tiranni-demagoghi’ porta a chiedersi se la sua lettura ‘attualizzante’ della storia arcaica fu influenzata dalla sua percezione di rischi analoghi esistenti anche nell’epoca in cui egli compose i Libri ab urbe condita e se, in parallelo, fu ispirata dall’impegno a guardare al passato nel tentativo di trovare remedia efficaci anche per il presente. Nella seconda parte, esaminando i riferimenti ai tre episodi presenti nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Machiavelli, si evidenzia come egli se ne servì per rimarcare la capacità delle istituzioni romane di frenare propositi autocratici e in particolare la reazione concorde con cui il corpo civico di Roma antica li aveva isolati. Nondimeno, Machiavelli ne ricavò l’occasione per promuovere nella comunità l’idea di un’etica civile concepita anche come self-restraint e capacità di autolimitazione nel perseguire il potere, per sostenere l’incompatibilità della ricerca di gloria personale con un regime autenticamente democratico, e infine per esprimersi a favore di misure adatte a impedire atteggiamenti diffamatori. Così, recuperando in chiave attualizzante la memoria dei tre personaggi di Roma repubblicana e dell’esito infausto delle loro ambizioni, Machiavelli ne ricavò precetti validi anche per la vita politica della Firenze di inizio Cinquecento. - Examining those sections of Libri ab urbe condita regarding three bids for absolute power (adfectatio regni) in the first two centuries of the Republican period for which Spurius Cassius, Spurius Maelius and Manlius Capitolinus were accused and condemned, the paper proposes a focus on how Livy and Machiavelli present the facts from a wider context, going beyond the historical moment in which they occurred. Thus the first part considers how Livy evaluates the three episodes altogether, despite their different circumstances, his starting point being an awareness of more recent political contrasts like those linked to the agrarian crisis, which broke out at the end of the Republican era. In particular, his disapproval of the three figures’ attempted manipulation of the plebeian part of the civic body in the early Republic transpiring in some passages, implies Livy’s probable dissent from the positions taken by the populares in more recent times, that is, during the last century of the roman Republic. From this standpoint, his reconstruction of the events concerning the three famous ‘tyrant-demagogues’ makes us wonder if his way of renewing archaic history may not have been influenced by his perception of similar risks while he was composing Libri ab urbe condita, so that his interpretation of the past was also a search for apt remedia for his present. In the second part, examining the references to the three episodes in Machiavelli’s Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, we see how he used them to emphasize Roman institutions’ ability to contrast autocratic tendencies, particularly the way ancient Rome’s civic body isolated them reacting unanimously. Nevertheless, Machiavelli made it the occasion to promote the idea of a civic ethic in the community seen also as self-restraint in setting limits in the search for power, for which a quest for personal glory is incompatible with an authentically democratic regime, finally expressing himself in favor of measures against libelous behavior. Thus, in renewing the memory of these three figures of the Roman Republic and the inauspicious end of their ambitions, Machiavelli found valid precepts for political life in the early 16th century Florence.

Livio e Machiavelli fra passato e presente: tendenze demagogiche, aspirazioni tiranniche e strumenti di tutela della ‘riputazione’ / Ida Gilda Mastrorosa. - STAMPA. - (2020), pp. 173-213.

Livio e Machiavelli fra passato e presente: tendenze demagogiche, aspirazioni tiranniche e strumenti di tutela della ‘riputazione’

Ida Gilda Mastrorosa
2020

Abstract

Focalizzandosi sulle sezioni dei Libri ab urbe condita riguardanti tre episodi di scalata al potere assoluto (adfectatio regni) per cui nei primi due secoli dell’epoca repubblicana furono accusati e condannati Spurio Cassio, Spurio Melio e Manlio Capitolino, il contributo si propone di verificare come Livio e Machiavelli inquadrarono i fatti guardando oltre il contesto storico in cui ebbero luogo. Nella prima parte si evidenzia che, malgrado le circostanze diverse, Livio valutò i tre episodi unitariamente e partendo inoltre dalla consapevolezza di contrasti politici più recenti, come quelli collegati alla questione agraria esplosa alla fine dell’epoca repubblicana. In particolare, la disapprovazione per i comportamenti dei tre personaggi, capaci di strumentalizzare la parte plebea del corpo civico nella fase iniziale dell’età repubblicana, che s’intravede in alcuni passi, può essere assunta come indizio del dissenso che Livio doveva nutrire anche nei confronti delle posizioni assunte dai populares in tempi più recenti, cioè nel corso dell’ultimo secolo dell’età repubblicana. In quest’ottica, la sua ricostruzione delle vicende concernenti quei tre celebri ‘tiranni-demagoghi’ porta a chiedersi se la sua lettura ‘attualizzante’ della storia arcaica fu influenzata dalla sua percezione di rischi analoghi esistenti anche nell’epoca in cui egli compose i Libri ab urbe condita e se, in parallelo, fu ispirata dall’impegno a guardare al passato nel tentativo di trovare remedia efficaci anche per il presente. Nella seconda parte, esaminando i riferimenti ai tre episodi presenti nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Machiavelli, si evidenzia come egli se ne servì per rimarcare la capacità delle istituzioni romane di frenare propositi autocratici e in particolare la reazione concorde con cui il corpo civico di Roma antica li aveva isolati. Nondimeno, Machiavelli ne ricavò l’occasione per promuovere nella comunità l’idea di un’etica civile concepita anche come self-restraint e capacità di autolimitazione nel perseguire il potere, per sostenere l’incompatibilità della ricerca di gloria personale con un regime autenticamente democratico, e infine per esprimersi a favore di misure adatte a impedire atteggiamenti diffamatori. Così, recuperando in chiave attualizzante la memoria dei tre personaggi di Roma repubblicana e dell’esito infausto delle loro ambizioni, Machiavelli ne ricavò precetti validi anche per la vita politica della Firenze di inizio Cinquecento. - Examining those sections of Libri ab urbe condita regarding three bids for absolute power (adfectatio regni) in the first two centuries of the Republican period for which Spurius Cassius, Spurius Maelius and Manlius Capitolinus were accused and condemned, the paper proposes a focus on how Livy and Machiavelli present the facts from a wider context, going beyond the historical moment in which they occurred. Thus the first part considers how Livy evaluates the three episodes altogether, despite their different circumstances, his starting point being an awareness of more recent political contrasts like those linked to the agrarian crisis, which broke out at the end of the Republican era. In particular, his disapproval of the three figures’ attempted manipulation of the plebeian part of the civic body in the early Republic transpiring in some passages, implies Livy’s probable dissent from the positions taken by the populares in more recent times, that is, during the last century of the roman Republic. From this standpoint, his reconstruction of the events concerning the three famous ‘tyrant-demagogues’ makes us wonder if his way of renewing archaic history may not have been influenced by his perception of similar risks while he was composing Libri ab urbe condita, so that his interpretation of the past was also a search for apt remedia for his present. In the second part, examining the references to the three episodes in Machiavelli’s Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, we see how he used them to emphasize Roman institutions’ ability to contrast autocratic tendencies, particularly the way ancient Rome’s civic body isolated them reacting unanimously. Nevertheless, Machiavelli made it the occasion to promote the idea of a civic ethic in the community seen also as self-restraint in setting limits in the search for power, for which a quest for personal glory is incompatible with an authentically democratic regime, finally expressing himself in favor of measures against libelous behavior. Thus, in renewing the memory of these three figures of the Roman Republic and the inauspicious end of their ambitions, Machiavelli found valid precepts for political life in the early 16th century Florence.
2020
978-88-6760-745-7
Attualizzare il passato. Percorsi della cultura moderna europea fra storiografia e saperi degli antichi
173
213
Goal 4: Quality education
Ida Gilda Mastrorosa
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1218093
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