La colpa è tradizionalmente studiata e concepita come categoria unitaria della parte generale del diritto penale, e trova applicazione in un numero esiguo numero di fattispecie che sono punite anche nella forma colposa. Tuttavia, è invero possibile assistere, a livello applicativo, ad una sua differenziazione in relazione all'ambito di riferimento. Già ormai da tempo si sono infatti enucleate nella prassi alcune macroaree di riferimento, in cui i principi generali si declinano secondo alcune caratterizzazioni di settore: si può pertanto parlare di colpe, al plurale – colpa medica, colpa lavoristica, e così via. Questo generale fenomeno, a ben vedere, scaturisce non tanto da una modificazione strutturale del paradigma colposo, quanto piuttosto da un “riempimento” delle categorie generali della colpa ad opera della normativa cautelare che governa l'ambito di riferimento in questione. È dunque una differenziazione perlopiù ancora “interna” al modello tradizionale di colpa, con esso affatto in contrasto. Negli ultimi anni il legislatore italiano, tuttavia, ha iniziato a introdurre una serie di ipotesi nelle quali la “differenziazione” si spinge oltre, fino a modificare – anche in modo radicale – la disciplina che caratterizza il reato colposo d’evento in una serie di settori d’attività particolari. In alcuni casi, è stato previsto un trattamento più favorevole, con aree significative di punibilità per colpa che è andata incontro a una depenalizzazione: basti pensare alla colpa medica, per come modificata dalla riforma c.d. Balduzzi prima, e Gelli-Bianco poi. In altri, la tendenza è stata invece opposta, verso l’aggravamento delle pene: è il caso, invece, della colpa stradale, la quale è punita in modo decisamente più severo a seguito dell’introduzione delle nuove fattispecie di omicidio e lesioni stradali nel 2016. È, questo, un modello di differenziazione ben diverso da quello tradizionalmente affermatosi: esso ha una portata – per così dire – “esterna”, dato che fornisce un rilievo in punto di diversa tipicità, o comunque più genericamente di disciplina, al fatto che le cautele violate appartengano o meno a un certo settore caratteristico, oppure siano alcune norme di sicurezza specificamente individuate dal legislatore, oppure ancora siano dotate di una certa gravità, “significatività”. E tale tendenza, allargando lo sguardo oltre il sistema italiano, è ben radicata in ordinamenti molto vicini quanto a cultura giuridica, peraltro a far data da tempi anche meno recenti. L’ordinamento francese, ad esempio, prevede moltissime ipotesi di differenziazione nel senso sopradetto: da un categoria generale di colpa, relativa essenzialmente alla casistica d’impresa o inserita in organizzazioni complesse, che opera una depenalizzazione della colpa non “caratterizzata” o “deliberata”; a ipotesi aggravate di omicidio e lesioni comuni in ragione della natura “deliberata” della colpa; a incriminazioni speciali, più gravi, di omicidio e lesioni stradali e, curiosamente, “a mezzo cane”; a una fattispecie di pericolo a maglie larghissime, che incrimina la creazione di un rischio intenso e deliberato per l’incolumità altrui. Ma anche l’ordinamento spagnolo prevede ipotesi differenziate: da un lato, mediante la predisposizione di un complesso corredo di fattispecie colpose “attenuate” mediante la tipizzazione del grado della colpa non grave; dall’altro, mediante politiche di rafforzamento della tutela di pericolo in senso securitario particolarmente intense nel settore chiave della circolazione stradale. La ricerca, pertanto, mira a fornire una ricostruzione ad ampio raggio di questo fenomeno, il quale, in ragione della sua capillare diffusione anche a livello comparato, può probabilmente dirsi una tendenza radicata negli ordinamenti tardomoderni, anche in conseguenza del loro atteggiamento sempre più preoccupato rispetto ai temi del rischio e della sicurezza. Il lavoro, pertanto, si articola in quattro capitoli, che corrispondono a quattro stadi consecutivi dell’indagine. Il primo capitolo si occupa della sistemazione attuale del reato colposo sul piano dogmatico, indagando le origini della moderna riflessione sulla colpa, con l’approdo alla concezione normativa della colpevolezza, l’assetto normativo tradizionale nonché l’evoluzione del dibattito dottrinale. Il quadro che scaturisce, sinteticamente, è quello di una impostazione tradizionale profondamente legata a una logica di indifferenziazione tra modalità causative dell’evento colposo, inevitabilmente ostile a un approccio differenziatore. La via d’uscita dall’empasse che è stata individuata è quella della valorizzazione di alcuni approcci dogmatici minoritari, i quali, nel rafforzare i profili della tipicità e della colpevolezza colpose, forniscono anche gli strumenti necessari per avviare la riflessione sulla differenziazione: concentrando la propria attenzione sul disvalore di azione, in luogo di quello tradizionale d’evento, e sul negletto tema del grado della colpa. Il secondo capitolo ha invece un taglio profondamente differente, cioè non dogmatico, bensì socio-antropologico. Il suo perno è la constatazione dell’espansione della colpa quale fenomeno caratterizzante le società moderne e contemporanee. L’indagine, quindi, si sviluppa alla ricerca dei motivi che stanno alle base di un simile fenomeno, sia indagandone la struttura, sia i meccanismi antropologici profondi legati all’urgenza di “dare la colpa” a qualcuno di incidenti e disastri altrimenti inaccettabilmente fortuiti. Infine, si osserva come tale espansione si svolga su due piani, cioè estendendo l’area del penalmente rilevante per colpa e intensificando la pretesa punitiva rispetto a certe ipotesi di trasgressioni più gravi e riprovate, in connessione a una bipartizione forte del tipo criminologico d’autore colposo tra ordinario e contravventore grave. Tali due direzioni costituiscono il contesto nel quale vanno a inserirsi le politiche di differenziazione della colpa. Il terzo capitolo torna invece su una dimensione di diritto positivo, per andare a osservare le ipotesi di differenziazione “esterna” già previste a livello legislativo, più o meno intensamente conosciute e studiate. In una prima sezione, inevitabile è l’approfondimento anzitutto del sistema italiano, muovendo dagli antefatti e approdando infine alle riforme in tema di colpa stradale del 2016 e responsabilità medica del 2012 e 2017 cui poc’anzi abbiamo fatto cenno. In una seconda e terza sezione, invece, si considereranno proprio gli ordinamenti francese e spagnolo, in ragione dell’ampio ventaglio di “tecniche” differenziatrici presenti in tali sistemi. Infine, il quarto capitolo, muovendo proprio dal materiale “grezzo” fornito dall’analisi comparata del capitolo precedente, mira a cercare di ricostruire una tassonomia sistematica delle varie possibili tecniche di intervento, in senso “aggravatore” o “alleviatore”, analizzando le particolarità, i pregi e i difetti di ciascuna. L’approdo finale è quello verso la selezione delle tecniche più adeguate alla realizzazione di politiche di differenziazione della colpa che siano adeguate a fronteggiare le sfide delle domande sociali tipiche della contemporaneità, governando le pulsioni generalpreventive entro un quadro conforme ai canoni costituzionalmente obbligati di tipicità, colpevolezza ed extrema ratio.

Per una ricostruzione "differenziata" del reato colposo d'evento. Prospettive dogmatiche e politico-criminali / Alberto Cappellini. - (2020).

Per una ricostruzione "differenziata" del reato colposo d'evento. Prospettive dogmatiche e politico-criminali

Alberto Cappellini
2020

Abstract

La colpa è tradizionalmente studiata e concepita come categoria unitaria della parte generale del diritto penale, e trova applicazione in un numero esiguo numero di fattispecie che sono punite anche nella forma colposa. Tuttavia, è invero possibile assistere, a livello applicativo, ad una sua differenziazione in relazione all'ambito di riferimento. Già ormai da tempo si sono infatti enucleate nella prassi alcune macroaree di riferimento, in cui i principi generali si declinano secondo alcune caratterizzazioni di settore: si può pertanto parlare di colpe, al plurale – colpa medica, colpa lavoristica, e così via. Questo generale fenomeno, a ben vedere, scaturisce non tanto da una modificazione strutturale del paradigma colposo, quanto piuttosto da un “riempimento” delle categorie generali della colpa ad opera della normativa cautelare che governa l'ambito di riferimento in questione. È dunque una differenziazione perlopiù ancora “interna” al modello tradizionale di colpa, con esso affatto in contrasto. Negli ultimi anni il legislatore italiano, tuttavia, ha iniziato a introdurre una serie di ipotesi nelle quali la “differenziazione” si spinge oltre, fino a modificare – anche in modo radicale – la disciplina che caratterizza il reato colposo d’evento in una serie di settori d’attività particolari. In alcuni casi, è stato previsto un trattamento più favorevole, con aree significative di punibilità per colpa che è andata incontro a una depenalizzazione: basti pensare alla colpa medica, per come modificata dalla riforma c.d. Balduzzi prima, e Gelli-Bianco poi. In altri, la tendenza è stata invece opposta, verso l’aggravamento delle pene: è il caso, invece, della colpa stradale, la quale è punita in modo decisamente più severo a seguito dell’introduzione delle nuove fattispecie di omicidio e lesioni stradali nel 2016. È, questo, un modello di differenziazione ben diverso da quello tradizionalmente affermatosi: esso ha una portata – per così dire – “esterna”, dato che fornisce un rilievo in punto di diversa tipicità, o comunque più genericamente di disciplina, al fatto che le cautele violate appartengano o meno a un certo settore caratteristico, oppure siano alcune norme di sicurezza specificamente individuate dal legislatore, oppure ancora siano dotate di una certa gravità, “significatività”. E tale tendenza, allargando lo sguardo oltre il sistema italiano, è ben radicata in ordinamenti molto vicini quanto a cultura giuridica, peraltro a far data da tempi anche meno recenti. L’ordinamento francese, ad esempio, prevede moltissime ipotesi di differenziazione nel senso sopradetto: da un categoria generale di colpa, relativa essenzialmente alla casistica d’impresa o inserita in organizzazioni complesse, che opera una depenalizzazione della colpa non “caratterizzata” o “deliberata”; a ipotesi aggravate di omicidio e lesioni comuni in ragione della natura “deliberata” della colpa; a incriminazioni speciali, più gravi, di omicidio e lesioni stradali e, curiosamente, “a mezzo cane”; a una fattispecie di pericolo a maglie larghissime, che incrimina la creazione di un rischio intenso e deliberato per l’incolumità altrui. Ma anche l’ordinamento spagnolo prevede ipotesi differenziate: da un lato, mediante la predisposizione di un complesso corredo di fattispecie colpose “attenuate” mediante la tipizzazione del grado della colpa non grave; dall’altro, mediante politiche di rafforzamento della tutela di pericolo in senso securitario particolarmente intense nel settore chiave della circolazione stradale. La ricerca, pertanto, mira a fornire una ricostruzione ad ampio raggio di questo fenomeno, il quale, in ragione della sua capillare diffusione anche a livello comparato, può probabilmente dirsi una tendenza radicata negli ordinamenti tardomoderni, anche in conseguenza del loro atteggiamento sempre più preoccupato rispetto ai temi del rischio e della sicurezza. Il lavoro, pertanto, si articola in quattro capitoli, che corrispondono a quattro stadi consecutivi dell’indagine. Il primo capitolo si occupa della sistemazione attuale del reato colposo sul piano dogmatico, indagando le origini della moderna riflessione sulla colpa, con l’approdo alla concezione normativa della colpevolezza, l’assetto normativo tradizionale nonché l’evoluzione del dibattito dottrinale. Il quadro che scaturisce, sinteticamente, è quello di una impostazione tradizionale profondamente legata a una logica di indifferenziazione tra modalità causative dell’evento colposo, inevitabilmente ostile a un approccio differenziatore. La via d’uscita dall’empasse che è stata individuata è quella della valorizzazione di alcuni approcci dogmatici minoritari, i quali, nel rafforzare i profili della tipicità e della colpevolezza colpose, forniscono anche gli strumenti necessari per avviare la riflessione sulla differenziazione: concentrando la propria attenzione sul disvalore di azione, in luogo di quello tradizionale d’evento, e sul negletto tema del grado della colpa. Il secondo capitolo ha invece un taglio profondamente differente, cioè non dogmatico, bensì socio-antropologico. Il suo perno è la constatazione dell’espansione della colpa quale fenomeno caratterizzante le società moderne e contemporanee. L’indagine, quindi, si sviluppa alla ricerca dei motivi che stanno alle base di un simile fenomeno, sia indagandone la struttura, sia i meccanismi antropologici profondi legati all’urgenza di “dare la colpa” a qualcuno di incidenti e disastri altrimenti inaccettabilmente fortuiti. Infine, si osserva come tale espansione si svolga su due piani, cioè estendendo l’area del penalmente rilevante per colpa e intensificando la pretesa punitiva rispetto a certe ipotesi di trasgressioni più gravi e riprovate, in connessione a una bipartizione forte del tipo criminologico d’autore colposo tra ordinario e contravventore grave. Tali due direzioni costituiscono il contesto nel quale vanno a inserirsi le politiche di differenziazione della colpa. Il terzo capitolo torna invece su una dimensione di diritto positivo, per andare a osservare le ipotesi di differenziazione “esterna” già previste a livello legislativo, più o meno intensamente conosciute e studiate. In una prima sezione, inevitabile è l’approfondimento anzitutto del sistema italiano, muovendo dagli antefatti e approdando infine alle riforme in tema di colpa stradale del 2016 e responsabilità medica del 2012 e 2017 cui poc’anzi abbiamo fatto cenno. In una seconda e terza sezione, invece, si considereranno proprio gli ordinamenti francese e spagnolo, in ragione dell’ampio ventaglio di “tecniche” differenziatrici presenti in tali sistemi. Infine, il quarto capitolo, muovendo proprio dal materiale “grezzo” fornito dall’analisi comparata del capitolo precedente, mira a cercare di ricostruire una tassonomia sistematica delle varie possibili tecniche di intervento, in senso “aggravatore” o “alleviatore”, analizzando le particolarità, i pregi e i difetti di ciascuna. L’approdo finale è quello verso la selezione delle tecniche più adeguate alla realizzazione di politiche di differenziazione della colpa che siano adeguate a fronteggiare le sfide delle domande sociali tipiche della contemporaneità, governando le pulsioni generalpreventive entro un quadro conforme ai canoni costituzionalmente obbligati di tipicità, colpevolezza ed extrema ratio.
2020
Michele Papa
Alberto Cappellini
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Tipologia: Tesi di dottorato
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