Il saggio, basato su una nuova ricognizione delle testimonianze letterarie e documentarie disponibili, ricostruisce il ciclo di Lecturae dantesche tenute per un triennio dall’umanista Francesco Filelfo a partire dall’ottobre del 1431 presso lo Studio fiorentino. Dopo aver riesaminato il problema della cronologia e delle motivazioni della Lectura Dantis filelfiana, di cui, rispetto alle interpretazioni ormai vulgate, viene ridimensionata la supposta carica antimedicea, la ricerca si concentra sulle orazioni volgari con cui Filelfo fece esercitare i suoi allievi e che circolano, insieme alle prolusioni ai corsi danteschi del maestro, nelle miscellanee di prose fiorentine del XV secolo, intrecciandosi con i protesti di Stefano Porcari e con la produzione umanistica di Matteo Palmieri. Ad essere oggetto di attenzione sono in particolare i manoscritti Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. VIII 1440; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 354 e Firenze, Biblioteca Riccardiana 1200, da cui tra l'altro si ricavano vari spunti che consentono di precisare meglio i profili degli allievi e degli amici fiorentini che circondarono Filelfo durante il suo soggiorno in città. Un excursus dedicato alla genesi della Lectura Dantis fiorentina, legata al nome di Giovanni Boccaccio e alle sue Esposizioni sopra la Commedia, grazie a una lettura più accurata delle fonti legislative rettifica infine l’iter del provvedimento (frainteso in molti studi moderni), che nell’agosto del 1373 portò a individuare in Boccaccio quel “valentem et sapientem virum” cui doveva essere affidato il compito di esporre il libro “qui vulgariter appellatur El Dante”.
«Fatichevole e pericolosissima impresa»: Francesco Filelfo lettore di Dante e filosofia morale (1431-1434) / luca boschetto. - STAMPA. - (2021), pp. 253-290.
«Fatichevole e pericolosissima impresa»: Francesco Filelfo lettore di Dante e filosofia morale (1431-1434)
luca boschetto
2021
Abstract
Il saggio, basato su una nuova ricognizione delle testimonianze letterarie e documentarie disponibili, ricostruisce il ciclo di Lecturae dantesche tenute per un triennio dall’umanista Francesco Filelfo a partire dall’ottobre del 1431 presso lo Studio fiorentino. Dopo aver riesaminato il problema della cronologia e delle motivazioni della Lectura Dantis filelfiana, di cui, rispetto alle interpretazioni ormai vulgate, viene ridimensionata la supposta carica antimedicea, la ricerca si concentra sulle orazioni volgari con cui Filelfo fece esercitare i suoi allievi e che circolano, insieme alle prolusioni ai corsi danteschi del maestro, nelle miscellanee di prose fiorentine del XV secolo, intrecciandosi con i protesti di Stefano Porcari e con la produzione umanistica di Matteo Palmieri. Ad essere oggetto di attenzione sono in particolare i manoscritti Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. VIII 1440; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 354 e Firenze, Biblioteca Riccardiana 1200, da cui tra l'altro si ricavano vari spunti che consentono di precisare meglio i profili degli allievi e degli amici fiorentini che circondarono Filelfo durante il suo soggiorno in città. Un excursus dedicato alla genesi della Lectura Dantis fiorentina, legata al nome di Giovanni Boccaccio e alle sue Esposizioni sopra la Commedia, grazie a una lettura più accurata delle fonti legislative rettifica infine l’iter del provvedimento (frainteso in molti studi moderni), che nell’agosto del 1373 portò a individuare in Boccaccio quel “valentem et sapientem virum” cui doveva essere affidato il compito di esporre il libro “qui vulgariter appellatur El Dante”.File | Dimensione | Formato | |
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