Il saggio è un viaggio nelle medine del Marocco attraverso lo sguardo incrociato di due fotografi (Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud) e uno scrittore (Tahar Ben Jelloun) come documentato in due libri dall’architettura complessa: Fès. Immobile, immortelle e Medinas. Morocco’s hidden cities. Nel primo, centotredici immagini raffigurano l’architettura della città e i suoi abitanti: lo sguardo del fotografo si posa sui mercanti, gli artigiani, i conciatori, le donne, le spose e i bambini, sulle pelli variopinte stese ad asciugare, entra negli hammam, nei fondouk, nelle corti, nelle moschee, nelle madrase, attraversa le città dei morti e le più remote stradine, consegna al ricordo le feste, le cerimonie e i riti più antichi. Magia e sogno si incontrano, invece, nelle Medinas di Tingaud, deserte e silenziose, colte nei toni caldi dell’ocra, della terra d’ombra e del rosso, o in quelli freddi del verde, dell’azzurro ceruleo e del celeste, resi ancora più intensi dal nero del fondo o dal bianco sporco di una parete di calce. La pietra e l’architettura sono i protagonisti dei suoi scatti poiché le persone hanno ormai abbandonato il teatro della propria quotidianità pur lasciandovi tracce del proprio passaggio: un volto sfocato, la scia luminosa del faro di una bicicletta… La visione notturna ha il potere di rendere affascinanti, persino poetici, quell’abbandono e quella decadenza che alla luce del giorno si rivelano in tutta la loro drammaticità. Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud ne sono perfettamente consapevoli ed è per questo che se le fotografie di Barbey si soffermano sui dettagli di un mondo che lentamente si trasforma e scompare – nel dichiarato tentativo di conservarne almeno l’immagine –, quelle di Tingaud restituiscono l’aura di un luogo che nonostante i cambiamenti epocali dell’ultimo secolo mantiene inalterata la propria magnetica capacità di attrazione.

Les pierres du temps. Le regard de Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey et Jean Marc Tingaud sur la médina | Le pietre del tempo. Lo sguardo di Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud sulla medina / alberto pireddu. - STAMPA. - (2021), pp. 25-41. [10.36253/978-88-5518-248-5]

Les pierres du temps. Le regard de Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey et Jean Marc Tingaud sur la médina | Le pietre del tempo. Lo sguardo di Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud sulla medina

alberto pireddu
2021

Abstract

Il saggio è un viaggio nelle medine del Marocco attraverso lo sguardo incrociato di due fotografi (Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud) e uno scrittore (Tahar Ben Jelloun) come documentato in due libri dall’architettura complessa: Fès. Immobile, immortelle e Medinas. Morocco’s hidden cities. Nel primo, centotredici immagini raffigurano l’architettura della città e i suoi abitanti: lo sguardo del fotografo si posa sui mercanti, gli artigiani, i conciatori, le donne, le spose e i bambini, sulle pelli variopinte stese ad asciugare, entra negli hammam, nei fondouk, nelle corti, nelle moschee, nelle madrase, attraversa le città dei morti e le più remote stradine, consegna al ricordo le feste, le cerimonie e i riti più antichi. Magia e sogno si incontrano, invece, nelle Medinas di Tingaud, deserte e silenziose, colte nei toni caldi dell’ocra, della terra d’ombra e del rosso, o in quelli freddi del verde, dell’azzurro ceruleo e del celeste, resi ancora più intensi dal nero del fondo o dal bianco sporco di una parete di calce. La pietra e l’architettura sono i protagonisti dei suoi scatti poiché le persone hanno ormai abbandonato il teatro della propria quotidianità pur lasciandovi tracce del proprio passaggio: un volto sfocato, la scia luminosa del faro di una bicicletta… La visione notturna ha il potere di rendere affascinanti, persino poetici, quell’abbandono e quella decadenza che alla luce del giorno si rivelano in tutta la loro drammaticità. Tahar Ben Jelloun, Bruno Barbey e Jean Marc Tingaud ne sono perfettamente consapevoli ed è per questo che se le fotografie di Barbey si soffermano sui dettagli di un mondo che lentamente si trasforma e scompare – nel dichiarato tentativo di conservarne almeno l’immagine –, quelle di Tingaud restituiscono l’aura di un luogo che nonostante i cambiamenti epocali dell’ultimo secolo mantiene inalterata la propria magnetica capacità di attrazione.
2021
978-88-5518-248-5
Médina. Espace de la Méditerranée
25
41
alberto pireddu
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