La storiografia degli ultimi quarant’anni ritiene che siano due i punti di incrocio più evidenti fra la storia del monachesimo e la storia dell’infanzia nell’alto medioevo europeo: l’oblazione e la scuola. I bambini e le bambine entrano in monastero perché donati dai genitori e acquistano rilevanza nella documentazione quando si parla della loro educazione. Scopo di questo contributo è ripercorrere la storia della presenza dei bambini all’interno delle comunità monastiche del mondo tardoantico e altomedievale latinofono, dal IV al IX secolo. Dopo un’introduzione, nel primo paragrafo si parla di oblazione. Prima del IX secolo, la bambina e il bambino sono sempre menzionati in funzione del padre, onnipresente; quando il padre (e più raramente la madre) manca, perché morto o scappato, o quando la figlia o il figlio si ribella all’autorità del genitore, ecco che il piccolo d’uomo è dipinto a tinte fosche, come se fosse il rapporto di assoggettamento a un padre, biologico o meno, a dargli dignità e riconoscimento, e non la sua condizione di essere umano. Il secondo paragrafo è invece dedicato al tema dell’educazione e della formazione dell’aspirante monaco. Nonostante alcune eccezioni, due sono le vie principali per entrare in monastero: tramite la "professio" volontaria o l’atto di devozione da parte di un genitore. È quest’ultimo il caso della cosiddetta oblazione, che riguarda sia maschi che femmine, tutti accomunati da un aspetto peculiare: l’alta estrazione sociale delle oblate e degli oblati, da cui deriva l’attenzione particolare non solo alla condotta dei bambini donati, ma anche al patrimonio che costoro portano con sé in dote. In questo scambio, il bambino diventa l’intercessore attraverso il quale la famiglia dell’aspirante monaco o monaca si lega al monastero, ossia in genere a un importante centro economico e politico della regione in cui vive. Il terzo paragrafo, grazie alla straordinaria testimonianza del “Liber de oblatione puerorum” di Rabano Mauro, consente di capire come, talvolta, gli oblati “si ribellano al padre” e tentato di autodeterminarsi. Chiudono il saggio alcune considerazioni finali.
Bambini e monasteri fra tarda antichità e alto medioevo / Roberto Alciati. - STAMPA. - 68:(2021), pp. 629-660.
Bambini e monasteri fra tarda antichità e alto medioevo
Roberto Alciati
2021
Abstract
La storiografia degli ultimi quarant’anni ritiene che siano due i punti di incrocio più evidenti fra la storia del monachesimo e la storia dell’infanzia nell’alto medioevo europeo: l’oblazione e la scuola. I bambini e le bambine entrano in monastero perché donati dai genitori e acquistano rilevanza nella documentazione quando si parla della loro educazione. Scopo di questo contributo è ripercorrere la storia della presenza dei bambini all’interno delle comunità monastiche del mondo tardoantico e altomedievale latinofono, dal IV al IX secolo. Dopo un’introduzione, nel primo paragrafo si parla di oblazione. Prima del IX secolo, la bambina e il bambino sono sempre menzionati in funzione del padre, onnipresente; quando il padre (e più raramente la madre) manca, perché morto o scappato, o quando la figlia o il figlio si ribella all’autorità del genitore, ecco che il piccolo d’uomo è dipinto a tinte fosche, come se fosse il rapporto di assoggettamento a un padre, biologico o meno, a dargli dignità e riconoscimento, e non la sua condizione di essere umano. Il secondo paragrafo è invece dedicato al tema dell’educazione e della formazione dell’aspirante monaco. Nonostante alcune eccezioni, due sono le vie principali per entrare in monastero: tramite la "professio" volontaria o l’atto di devozione da parte di un genitore. È quest’ultimo il caso della cosiddetta oblazione, che riguarda sia maschi che femmine, tutti accomunati da un aspetto peculiare: l’alta estrazione sociale delle oblate e degli oblati, da cui deriva l’attenzione particolare non solo alla condotta dei bambini donati, ma anche al patrimonio che costoro portano con sé in dote. In questo scambio, il bambino diventa l’intercessore attraverso il quale la famiglia dell’aspirante monaco o monaca si lega al monastero, ossia in genere a un importante centro economico e politico della regione in cui vive. Il terzo paragrafo, grazie alla straordinaria testimonianza del “Liber de oblatione puerorum” di Rabano Mauro, consente di capire come, talvolta, gli oblati “si ribellano al padre” e tentato di autodeterminarsi. Chiudono il saggio alcune considerazioni finali.File | Dimensione | Formato | |
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