Focalizzandosi su una digressione compresa nelle ‘Antichità romane’ di Dionigi di Alicarnasso, riguardante la pratica della manomissione a Roma durante il regno del re Servio Tullio, questo contributo intende chiarire il significato della disapprovazione da parte dello storico della tendenza delle élites romane a liberare gli schiavi per testamento come espressione di ostentazione sociale, in crescita durante le prime decadi del Principato augusteo e della sua proposta di passare al vaglio gli ex-schiavi secondo la medesima pratica adottata con la revisione censoria di senatori e soggetti di rango equestre. In questa prospettiva, lasciando da parte la sua interpretazione come intervento retorico sul declino dei costumi morali, il passo può essere letto in rapporto al dibattito sviluppatosi prima che con la Lex Fufia (2 a. C.) fossero introdotti limiti per regolare la manomissione testamentaria. In particolare, considerando gli anni in cui furono composte le ‘Antichità romane’ (circa 7 a. C.), si può supporre che con la sua digressione Dionigi stesse tentando di offrire dei consigli sull'argomento a particolari figure come il suo protettore, il giurista Elio Tuberone, e ad Ottaviano Augusto. - Focusing on a digression included in Dionysius of Halicarnassus’ Roman Antiquities concerning the practice of manumission in Rome during the reign of the king Servius Tullius, this contribution aims to clarify the meaning of the historian’s disapproval of the Roman elite’s tendency to free slaves in their will as an expression of social ostentation, which was increasing in the first decades of the Augustan Principate, and also that of his proposal to scrutinize ex-slaves with the same censorial review used for senators and equestrians. In this light, beyond any interpretation as a rhetorical exercise on the decline of moral habits, the passage can be read as it relates to the debate that flourished until limits governing testamentary manumission were introduced by the Lex Fufia (2 BCE). In particular, considering the Roman Antiquities’ time of composition (ca 7 BCE), we may suppose that Dionysius was offering advice on the subject to specific figures such as his protector, the jurist Aelius Tubero , as well as Octavian Augustus.

Esclavage et affranchissement à la veille de la loi Fufia Caninia : bilan et suggestions politiques chez Denys d’Halicarnasse / Mastrorosa, Ida Gilda. - STAMPA. - (2021), pp. 35-49.

Esclavage et affranchissement à la veille de la loi Fufia Caninia : bilan et suggestions politiques chez Denys d’Halicarnasse

Mastrorosa, Ida Gilda
2021

Abstract

Focalizzandosi su una digressione compresa nelle ‘Antichità romane’ di Dionigi di Alicarnasso, riguardante la pratica della manomissione a Roma durante il regno del re Servio Tullio, questo contributo intende chiarire il significato della disapprovazione da parte dello storico della tendenza delle élites romane a liberare gli schiavi per testamento come espressione di ostentazione sociale, in crescita durante le prime decadi del Principato augusteo e della sua proposta di passare al vaglio gli ex-schiavi secondo la medesima pratica adottata con la revisione censoria di senatori e soggetti di rango equestre. In questa prospettiva, lasciando da parte la sua interpretazione come intervento retorico sul declino dei costumi morali, il passo può essere letto in rapporto al dibattito sviluppatosi prima che con la Lex Fufia (2 a. C.) fossero introdotti limiti per regolare la manomissione testamentaria. In particolare, considerando gli anni in cui furono composte le ‘Antichità romane’ (circa 7 a. C.), si può supporre che con la sua digressione Dionigi stesse tentando di offrire dei consigli sull'argomento a particolari figure come il suo protettore, il giurista Elio Tuberone, e ad Ottaviano Augusto. - Focusing on a digression included in Dionysius of Halicarnassus’ Roman Antiquities concerning the practice of manumission in Rome during the reign of the king Servius Tullius, this contribution aims to clarify the meaning of the historian’s disapproval of the Roman elite’s tendency to free slaves in their will as an expression of social ostentation, which was increasing in the first decades of the Augustan Principate, and also that of his proposal to scrutinize ex-slaves with the same censorial review used for senators and equestrians. In this light, beyond any interpretation as a rhetorical exercise on the decline of moral habits, the passage can be read as it relates to the debate that flourished until limits governing testamentary manumission were introduced by the Lex Fufia (2 BCE). In particular, considering the Roman Antiquities’ time of composition (ca 7 BCE), we may suppose that Dionysius was offering advice on the subject to specific figures such as his protector, the jurist Aelius Tubero , as well as Octavian Augustus.
2021
978-2-38072-037-2
Esclavages et antiesclavagismes: réalités, discours, représentations
35
49
Goal 10: Reducing inequalities
Mastrorosa, Ida Gilda
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