La tesi indaga le caratteristiche della fotografia di scena del cinema italiano tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il ritratto fotografico del set non dispone di un quadro teorico e storiografico completo, specialmente in merito ai decenni del boom economico, un momento paradigmatico per questa tipologia di scatto che si colloca tra il cinema e la fotografia, tra il fotoreportage e la pubblicità, tra lo schermo e il rotocalco. Il lavoro di ricerca ha provato quindi a tracciare i contorni teorici della fotografia di scena, a ricostruirne la storia di questi decenni e a restituire una metodologia d’indagine che possa essere utilizzata per le ricerche sullo scatto del set. Oltre ai rari e preziosi interventi specifici sulla fotografia di scena, questo studio si avvale di un apparato eterogeneo di riferimenti: dagli strumenti offerti dai capisaldi di teoria e storia della fotografia e del cinema agli approcci della cultura visuale e dell’antropologia visiva, considerando le riflessioni sulle relazioni intermediali e tra le arti, gli studi sull’industria cinematografica e le ricostruzioni storiche del contesto socioculturale, i dibattiti sull’archivio fotografico e sul cinema esposto. A partire dalle chiavi di lettura fornite dal corpus di studi, la tesi esplora una cospicua varietà di documenti d’archivio e di fonti. I sondaggi in diversi archivi, italiani e francesi (tra i principali l’Archivio Enrico Appetito, l’Archivio Michelangelo Antonioni, l’Archivio centrale dello Stato, i fondi della Cineteca nazionale, la Cinémathèque française), hanno permesso di confrontare una vasta gamma di tipologie documentali: negativi, provini e stampe fotografiche; documenti amministrativi e contratti delle case di produzione e distribuzione; sceneggiature non desunte; corrispondenza e appunti; rassegne stampa e cataloghi di mostre. La stessa ricerca in archivio ha arricchito nel suo farsi la metodologia d’analisi. La fotografia di scena è considerata sia come oggetto di storia sia come fonte, che offre nuove prospettive non solo sul cinema coevo ma anche su fenomeni socioculturali, ad esempio per quanto riguarda i modelli della fotocronaca e delle riviste del periodo. Il contributo prova quindi in primo luogo a fornire una definizione dell’oggetto, ma la natura ambigua dello scatto sul set, allo stesso tempo opera autonoma e pratica dipendente dal film, radicata nella prassi del mestiere e nelle contingenze promozionali, non ammette una determinazione chiusa ed esaustiva. Per chiarirne lo statuto vengono pertanto individuate alcune parole chiave in grado di fornire percorsi d’indagine e di proporre uno schema metodologico d’esame. Il punto di vista si attiene alla prospettiva generale della tesi: da una parte, suggerire una definizione della fotografia di scena per quanto riguarda un periodo circoscritto, i decenni del miracolo economico, e dall’altra, riflettere sul valore di questo tipo di scatti conservati in archivio per l’osservatore contemporaneo. Lo studio si misura poi con la ricostruzione storica, di cui focalizza alcune prospettive fondamentali, considerando anche in questo caso la difficoltà di comporre un quadro esaustivo delle evoluzioni di un mestiere tanto legato alle contingenze pratiche e la cui cronaca risulta oggi frammentaria. Le linee direttrici sono: le tipologie, le funzioni e le destinazioni; la rete delle agenzie, le relazioni professionali e le dinamiche lavorative; i modelli stilistici dello scatto sul set del periodo. Quindi, il caso di studio in cui verificare le istanze individuate è la fotografia dei set di Michelangelo Antonioni, non soltanto un autore centrale nella storia del cinema italiano del periodo, ma anche un occhio particolarmente attento all’immagine fotografica, consapevole peraltro del suo valore promozionale. In questa sezione della tesi, si presenta una vera e propria mappatura di fotografi e agenzie sui set del regista ferrarese. Si precisano quindi le prassi che coinvolgevano lo scatto nei suoi film del periodo, dalle dinamiche lavorative dei professionisti, allo sfruttamento delle loro immagini nel progetto promozionale, fino alla connessione delle strategie di utilizzo della fotografia di scena con il divismo. Inoltre, si approfondiscono alcune produzioni in grado di delineare le peculiarità della fotografia di scena degli anni Sessanta: da una parte, esempi di immagini paratestuali che negoziano la ricezione di Il deserto rosso nelle riviste e, dall’altra, il ruolo della fotografia in Blow-up, tra la coesione con la fotografia di moda della Swinging London, gli scatti come strumenti di produzione e i diversi fondamentali impieghi nel profilmico. L’ingresso nell’Archivio Enrico Appetito, infine, costituisce la tappa essenziale della ricerca, in grado di testimoniare l’intero percorso di vita di una serie di scena prodotta a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta e conservata nei fondi contemporanei. Dapprima, si esaminano gli esordi del set, i sopralluoghi e gli special di altri fotoreporter; quindi le diverse tipologie e istanze degli scatti di Appetito. Lo sguardo fotografico sulla scena e fuori scena viene comparato a quello del regista nel film e il valore di testimonianza delle immagini di set (e anche di quelle originariamente diegetiche) viene investigato nelle diverse forme in cui si presenta nella serie del fotografo. Infine, si approda all’ipotesi di un percorso autoriale da parte del fotografo di scena, alla precisazione degli sguardi quasi autonomi di Enrico Appetito. Si interrogano anche degli esempi di utilizzo di queste immagini, nella stampa di critica e nel materiale promozionale. L’indagine considera infine l’istituzione contemporanea dell’archivio di fotografia di scena, le sue origini nel laboratorio e le problematiche e potenzialità dell’istituzione nel contesto odierno. In particolare, lo studio si conclude con l’esame della mostra Enrico Appetito per Michelangelo Antonioni. Sui set 1959-1964 (Milano, BASE, 29 settembre-8 ottobre 2017), a cura di Sandro Bernardi. L’osservazione dell’occasione espositiva consente di illustrare l’ingresso della fotografia di scena nello spazio espositivo, annoverandola tra i fenomeni contemporanei che trasportano il cinema in nuovi contesti di fruizione.

La fotografia di scena in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta. I set di Michelangelo Antonioni e l'Archivio Enrico Appetito / Stella Scabelli. - (2021).

La fotografia di scena in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta. I set di Michelangelo Antonioni e l'Archivio Enrico Appetito

Stella Scabelli
2021

Abstract

La tesi indaga le caratteristiche della fotografia di scena del cinema italiano tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il ritratto fotografico del set non dispone di un quadro teorico e storiografico completo, specialmente in merito ai decenni del boom economico, un momento paradigmatico per questa tipologia di scatto che si colloca tra il cinema e la fotografia, tra il fotoreportage e la pubblicità, tra lo schermo e il rotocalco. Il lavoro di ricerca ha provato quindi a tracciare i contorni teorici della fotografia di scena, a ricostruirne la storia di questi decenni e a restituire una metodologia d’indagine che possa essere utilizzata per le ricerche sullo scatto del set. Oltre ai rari e preziosi interventi specifici sulla fotografia di scena, questo studio si avvale di un apparato eterogeneo di riferimenti: dagli strumenti offerti dai capisaldi di teoria e storia della fotografia e del cinema agli approcci della cultura visuale e dell’antropologia visiva, considerando le riflessioni sulle relazioni intermediali e tra le arti, gli studi sull’industria cinematografica e le ricostruzioni storiche del contesto socioculturale, i dibattiti sull’archivio fotografico e sul cinema esposto. A partire dalle chiavi di lettura fornite dal corpus di studi, la tesi esplora una cospicua varietà di documenti d’archivio e di fonti. I sondaggi in diversi archivi, italiani e francesi (tra i principali l’Archivio Enrico Appetito, l’Archivio Michelangelo Antonioni, l’Archivio centrale dello Stato, i fondi della Cineteca nazionale, la Cinémathèque française), hanno permesso di confrontare una vasta gamma di tipologie documentali: negativi, provini e stampe fotografiche; documenti amministrativi e contratti delle case di produzione e distribuzione; sceneggiature non desunte; corrispondenza e appunti; rassegne stampa e cataloghi di mostre. La stessa ricerca in archivio ha arricchito nel suo farsi la metodologia d’analisi. La fotografia di scena è considerata sia come oggetto di storia sia come fonte, che offre nuove prospettive non solo sul cinema coevo ma anche su fenomeni socioculturali, ad esempio per quanto riguarda i modelli della fotocronaca e delle riviste del periodo. Il contributo prova quindi in primo luogo a fornire una definizione dell’oggetto, ma la natura ambigua dello scatto sul set, allo stesso tempo opera autonoma e pratica dipendente dal film, radicata nella prassi del mestiere e nelle contingenze promozionali, non ammette una determinazione chiusa ed esaustiva. Per chiarirne lo statuto vengono pertanto individuate alcune parole chiave in grado di fornire percorsi d’indagine e di proporre uno schema metodologico d’esame. Il punto di vista si attiene alla prospettiva generale della tesi: da una parte, suggerire una definizione della fotografia di scena per quanto riguarda un periodo circoscritto, i decenni del miracolo economico, e dall’altra, riflettere sul valore di questo tipo di scatti conservati in archivio per l’osservatore contemporaneo. Lo studio si misura poi con la ricostruzione storica, di cui focalizza alcune prospettive fondamentali, considerando anche in questo caso la difficoltà di comporre un quadro esaustivo delle evoluzioni di un mestiere tanto legato alle contingenze pratiche e la cui cronaca risulta oggi frammentaria. Le linee direttrici sono: le tipologie, le funzioni e le destinazioni; la rete delle agenzie, le relazioni professionali e le dinamiche lavorative; i modelli stilistici dello scatto sul set del periodo. Quindi, il caso di studio in cui verificare le istanze individuate è la fotografia dei set di Michelangelo Antonioni, non soltanto un autore centrale nella storia del cinema italiano del periodo, ma anche un occhio particolarmente attento all’immagine fotografica, consapevole peraltro del suo valore promozionale. In questa sezione della tesi, si presenta una vera e propria mappatura di fotografi e agenzie sui set del regista ferrarese. Si precisano quindi le prassi che coinvolgevano lo scatto nei suoi film del periodo, dalle dinamiche lavorative dei professionisti, allo sfruttamento delle loro immagini nel progetto promozionale, fino alla connessione delle strategie di utilizzo della fotografia di scena con il divismo. Inoltre, si approfondiscono alcune produzioni in grado di delineare le peculiarità della fotografia di scena degli anni Sessanta: da una parte, esempi di immagini paratestuali che negoziano la ricezione di Il deserto rosso nelle riviste e, dall’altra, il ruolo della fotografia in Blow-up, tra la coesione con la fotografia di moda della Swinging London, gli scatti come strumenti di produzione e i diversi fondamentali impieghi nel profilmico. L’ingresso nell’Archivio Enrico Appetito, infine, costituisce la tappa essenziale della ricerca, in grado di testimoniare l’intero percorso di vita di una serie di scena prodotta a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta e conservata nei fondi contemporanei. Dapprima, si esaminano gli esordi del set, i sopralluoghi e gli special di altri fotoreporter; quindi le diverse tipologie e istanze degli scatti di Appetito. Lo sguardo fotografico sulla scena e fuori scena viene comparato a quello del regista nel film e il valore di testimonianza delle immagini di set (e anche di quelle originariamente diegetiche) viene investigato nelle diverse forme in cui si presenta nella serie del fotografo. Infine, si approda all’ipotesi di un percorso autoriale da parte del fotografo di scena, alla precisazione degli sguardi quasi autonomi di Enrico Appetito. Si interrogano anche degli esempi di utilizzo di queste immagini, nella stampa di critica e nel materiale promozionale. L’indagine considera infine l’istituzione contemporanea dell’archivio di fotografia di scena, le sue origini nel laboratorio e le problematiche e potenzialità dell’istituzione nel contesto odierno. In particolare, lo studio si conclude con l’esame della mostra Enrico Appetito per Michelangelo Antonioni. Sui set 1959-1964 (Milano, BASE, 29 settembre-8 ottobre 2017), a cura di Sandro Bernardi. L’osservazione dell’occasione espositiva consente di illustrare l’ingresso della fotografia di scena nello spazio espositivo, annoverandola tra i fenomeni contemporanei che trasportano il cinema in nuovi contesti di fruizione.
2021
Paola Valentini
ITALIA
Stella Scabelli
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