Il saggio è dedicato a una lettura critica della lirica di Niccolò Tommaeo, Le memorie. A Gino Capponi (1835): un testo esemplare per indagare attraverso il tema della memoria il senso della dimensione autobiografica nell’opera poetica del Dalmata. Il componimento mette in scena una materia autobiografica esposta a una duplice tensione: da una parte, è fortemente radicata in un’esperienza concreta, terrena, individuale, ma tende strenuamente a spersonalizzarsi per acquistare rigore morale; dall’altra parte, è animata da forte idealità, ma tende a rifuggire da una possibile deriva misticotrascendentale. La scoperta che la salvezza dell’io è nell’«armonia» con il tutto non è infatti frutto di una astratta speculazione filosofica ma di una costante tensione morale e di una ricerca conoscitiva che investe e tormenta tutta la struttura del componimento (la forma e il senso) dalla sua originaria stesura manoscritta fino alla sua edizione definitiva. Fin dal 1835 (dalla data della lettera a Capponi che contiene l’autografo del componimento) la dimensione autobiografica (e le memorie dell’io) sono considerate parte di un’«armonia» sovraindividuale. Si parte dai frammenti dell’io, dalle memorie della passata e presente condizione esistenziale, per arrivare all’unità, all’«armonia» tra l’io e il creato.
Poesie e autobiografia: «Le memorie. A Gino Capponi» (1838) / S. Magherini. - STAMPA. - (2021), pp. 31-44.
Poesie e autobiografia: «Le memorie. A Gino Capponi» (1838)
S. Magherini
2021
Abstract
Il saggio è dedicato a una lettura critica della lirica di Niccolò Tommaeo, Le memorie. A Gino Capponi (1835): un testo esemplare per indagare attraverso il tema della memoria il senso della dimensione autobiografica nell’opera poetica del Dalmata. Il componimento mette in scena una materia autobiografica esposta a una duplice tensione: da una parte, è fortemente radicata in un’esperienza concreta, terrena, individuale, ma tende strenuamente a spersonalizzarsi per acquistare rigore morale; dall’altra parte, è animata da forte idealità, ma tende a rifuggire da una possibile deriva misticotrascendentale. La scoperta che la salvezza dell’io è nell’«armonia» con il tutto non è infatti frutto di una astratta speculazione filosofica ma di una costante tensione morale e di una ricerca conoscitiva che investe e tormenta tutta la struttura del componimento (la forma e il senso) dalla sua originaria stesura manoscritta fino alla sua edizione definitiva. Fin dal 1835 (dalla data della lettera a Capponi che contiene l’autografo del componimento) la dimensione autobiografica (e le memorie dell’io) sono considerate parte di un’«armonia» sovraindividuale. Si parte dai frammenti dell’io, dalle memorie della passata e presente condizione esistenziale, per arrivare all’unità, all’«armonia» tra l’io e il creato.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.