Viviamo in una società estremamente polarizzata, abituata da decenni a dibattiti in termini di “sì o no?”; “sei d’accordo o in disaccordo?”; “è giusto o sbagliato?”. Quale che sia l’oggetto della contesa, si potrà notare come la maggior parte delle discussioni abbia questo tono, mancante di qualsiasi sfumatura . Anche in ambito linguistico si assiste alla riproposizione dello stesso schema di pensiero. Prima di addentrarci in una galleria di esempi, ché niente parla più chiaro dei messaggi reali, occorre ricordare che cosa sia, enciclopedia alla mano, la definizione di norma linguistica (qui stilata da Claudio Giovanardi per Treccani) : Un insieme di regole, che riguardano tutti i livelli della lingua […], accettato da una comunità di parlanti e scriventi (o per lo meno dalla stragrande maggioranza) in un determinato periodo e contesto storico-culturale. In questa definizione hanno rilevanza tre punti: che sia un insieme di regole, è pacifico. Meno noto, o meno accettato, è che tale insieme di regole non viene generalmente imposto a, ma accettato da una comunità linguistica, in quanto la stragrande maggioranza comprende la sua utilità per garantire la comprensione reciproca. Se non ci accordiamo nemmeno sul significato delle parole, al livello più semplice, come possiamo pensare di comunicare in maniera efficiente? L’altro possibile punto di crisi è quello della variazione in diacronia. La norma, col tempo, cambia: non per forza in senso degenerativo, ma semplicemente a causa di mutate condizioni della realtà, dalla quale la lingua non può essere scissa.

Paese Reale 2.0: whateverismo linguistico e maestrine dalla penna rossa nell’Italia dei social network / Vera Gheno. - STAMPA. - (2019), pp. 103-120.

Paese Reale 2.0: whateverismo linguistico e maestrine dalla penna rossa nell’Italia dei social network

Vera Gheno
2019

Abstract

Viviamo in una società estremamente polarizzata, abituata da decenni a dibattiti in termini di “sì o no?”; “sei d’accordo o in disaccordo?”; “è giusto o sbagliato?”. Quale che sia l’oggetto della contesa, si potrà notare come la maggior parte delle discussioni abbia questo tono, mancante di qualsiasi sfumatura . Anche in ambito linguistico si assiste alla riproposizione dello stesso schema di pensiero. Prima di addentrarci in una galleria di esempi, ché niente parla più chiaro dei messaggi reali, occorre ricordare che cosa sia, enciclopedia alla mano, la definizione di norma linguistica (qui stilata da Claudio Giovanardi per Treccani) : Un insieme di regole, che riguardano tutti i livelli della lingua […], accettato da una comunità di parlanti e scriventi (o per lo meno dalla stragrande maggioranza) in un determinato periodo e contesto storico-culturale. In questa definizione hanno rilevanza tre punti: che sia un insieme di regole, è pacifico. Meno noto, o meno accettato, è che tale insieme di regole non viene generalmente imposto a, ma accettato da una comunità linguistica, in quanto la stragrande maggioranza comprende la sua utilità per garantire la comprensione reciproca. Se non ci accordiamo nemmeno sul significato delle parole, al livello più semplice, come possiamo pensare di comunicare in maniera efficiente? L’altro possibile punto di crisi è quello della variazione in diacronia. La norma, col tempo, cambia: non per forza in senso degenerativo, ma semplicemente a causa di mutate condizioni della realtà, dalla quale la lingua non può essere scissa.
2019
978-88-7667-771-7
L'italiano che parliamo e scriviamo
103
120
Vera Gheno
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