Discutere oggi di disinformazione, post-verità e fenomeni di complottismo non significa rivolgersi a un tema settoriale e specifico, come potrebbe far pensare un certo filone di riflessioni che affronta il web e i social network quasi come fossero un territorio a sé rispetto alla realtà sociale in cui si muovono abitualmente gli esseri umani. Tali temi sono oggi, in realtà, al centro della vita individuale, sociale e politica perché investono la capacità di conoscere, di stabilire relazioni e infine di agire nei confronti della realtà in modo efficace. Siamo tutti in qualche modo complottisti e disinformati, potremmo dire con quella che solo apparentemente è una battuta e che, invece, rappresenta una prospettiva proficua attraverso la quale affrontare il problema, come cercheremo di sostenere nel testo che segue, capovolgendo un certo schema automatico che si è cristallizzato nel recente dibattito pubblico. Nella questione della disinformazione e della retorica del complotto, infatti, rientra il tema più ampio del nostro modo di conoscere la realtà ed entrare in relazione con essa così come si è andato configurando grazie alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. In essa non c’è solo un discorso di divisione tra chi è informato e chi meno, né una semplice differenziazione tra chi, per scopi economici o politici, manipola informazioni, e chi invece informa con metodi e intenti trasparenti; nel tema della disinformazione c’è il centro delle sfide che impegnano l’umanità ormai interconnessa e dedita all’autocomunicazione di massa nella società della conoscenza (prendendo in prestito due definizioni da Manuel Castells e Piero Dominici).
Retorica del complotto o istinto umano? / Vera Gheno; Bruno Mastroianni. - STAMPA. - (2018), pp. 163-180.
Retorica del complotto o istinto umano?
Vera Gheno;Bruno Mastroianni
2018
Abstract
Discutere oggi di disinformazione, post-verità e fenomeni di complottismo non significa rivolgersi a un tema settoriale e specifico, come potrebbe far pensare un certo filone di riflessioni che affronta il web e i social network quasi come fossero un territorio a sé rispetto alla realtà sociale in cui si muovono abitualmente gli esseri umani. Tali temi sono oggi, in realtà, al centro della vita individuale, sociale e politica perché investono la capacità di conoscere, di stabilire relazioni e infine di agire nei confronti della realtà in modo efficace. Siamo tutti in qualche modo complottisti e disinformati, potremmo dire con quella che solo apparentemente è una battuta e che, invece, rappresenta una prospettiva proficua attraverso la quale affrontare il problema, come cercheremo di sostenere nel testo che segue, capovolgendo un certo schema automatico che si è cristallizzato nel recente dibattito pubblico. Nella questione della disinformazione e della retorica del complotto, infatti, rientra il tema più ampio del nostro modo di conoscere la realtà ed entrare in relazione con essa così come si è andato configurando grazie alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. In essa non c’è solo un discorso di divisione tra chi è informato e chi meno, né una semplice differenziazione tra chi, per scopi economici o politici, manipola informazioni, e chi invece informa con metodi e intenti trasparenti; nel tema della disinformazione c’è il centro delle sfide che impegnano l’umanità ormai interconnessa e dedita all’autocomunicazione di massa nella società della conoscenza (prendendo in prestito due definizioni da Manuel Castells e Piero Dominici).I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.