“Non possiamo analizzare la questione a fondo, perché il contesto [dei social] non ce lo permette”; “Ho dovuto polarizzare la questione perché si sa, siamo sui social”; “Siamo su un social, è una comunicazione veloce, suvvia!”. Questi sono solo tre esempi di frasi che incontriamo sovente quando navigando sui social network. Ma quanta verità contengono? Per riflettere sulla questione, possiamo partire da una domanda: quanta parte dell’affermazione di Marshall McLuhan, “Il mezzo è il messaggio”, va considerata veritiera? In altre parole: quanto influisce il contenitore sul contenuto, quando scriviamo dell’ambito dei social? La sensazione è che molte persone usino la chiosa “siamo sui social” come un’autogiustificazione rispetto all’esprimersi in modo pressappochista, disattento e, di conseguenza, almeno potenzialmente dannoso; allo stesso tempo, questa è anche una motivazione addotta per non affrontare questioni minimamente complesse, nella convinzione che il contesto dei social non permetta tout court di discutere a fondo nessun argomento. La caratteristica che senza dubbio appartiene alle interazioni in rete, tra quelle citate nel titolo, è di essere scritte: di ogni atto linguistico che compiamo, in sostanza, rimane traccia per un tempo imprevedibilmente lungo in una forma facilmente riproducibile, o per condivisione diretta o tramite la famigerata pratica dello screenshot (potremmo dire, all’italiana, fotoschermo: nulla vieta di creare un neologismo sintetico). Digitata manent, e ricordarlo ogni volta che si mette mano a un qualsiasi sistema che permette di depositare i propri pensieri in rete per iscritto sarebbe davvero molto saggio.

Non coniugare digitale con superficiale / Vera Gheno. - STAMPA. - (2019), pp. 119-121.

Non coniugare digitale con superficiale

Vera Gheno
2019

Abstract

“Non possiamo analizzare la questione a fondo, perché il contesto [dei social] non ce lo permette”; “Ho dovuto polarizzare la questione perché si sa, siamo sui social”; “Siamo su un social, è una comunicazione veloce, suvvia!”. Questi sono solo tre esempi di frasi che incontriamo sovente quando navigando sui social network. Ma quanta verità contengono? Per riflettere sulla questione, possiamo partire da una domanda: quanta parte dell’affermazione di Marshall McLuhan, “Il mezzo è il messaggio”, va considerata veritiera? In altre parole: quanto influisce il contenitore sul contenuto, quando scriviamo dell’ambito dei social? La sensazione è che molte persone usino la chiosa “siamo sui social” come un’autogiustificazione rispetto all’esprimersi in modo pressappochista, disattento e, di conseguenza, almeno potenzialmente dannoso; allo stesso tempo, questa è anche una motivazione addotta per non affrontare questioni minimamente complesse, nella convinzione che il contesto dei social non permetta tout court di discutere a fondo nessun argomento. La caratteristica che senza dubbio appartiene alle interazioni in rete, tra quelle citate nel titolo, è di essere scritte: di ogni atto linguistico che compiamo, in sostanza, rimane traccia per un tempo imprevedibilmente lungo in una forma facilmente riproducibile, o per condivisione diretta o tramite la famigerata pratica dello screenshot (potremmo dire, all’italiana, fotoschermo: nulla vieta di creare un neologismo sintetico). Digitata manent, e ricordarlo ogni volta che si mette mano a un qualsiasi sistema che permette di depositare i propri pensieri in rete per iscritto sarebbe davvero molto saggio.
2019
Digitaliano. Pratiche di scrittura quotidiana e professionale
119
121
Vera Gheno
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