La ricerca indaga i cosiddetti «anni video» di Jean-Luc Godard attraverso una prospettiva teorica precisa che guarda in particolar modo a quel plesso di problemi che ruota attorno alla questione del rapporto tra realtà e immagine in seno al dispositivo cinematografico (l’intrinseca «duplicità» dell’immagine filmica). Il lavoro scorge dunque nella seconda metà degli anni settanta del cineasta franco-svizzero il momento di una decisiva riaffermazione e riconfigurazione di una simile questione descrivendo dunque in tal senso le precipue articolazioni elaborative e configurative del periodo. Gli esordi godardiani sono quindi ripercorsi nel corso del primo capitolo ponendo particolare attenzione all’importanza dell’istitutivo insegnamento di André Bazin e, più in generale, alla produzione critica e teorica dei «Cahiers du cinéma» degli anni cinquanta, prima di approfondire gli specifici esiti con cui i lavori dei godardiani «anni Karina» ripensano quelle stesse premesse teoriche all’interno del nuovo contesto visivo degli anni sessanta. Si tratta, da sempre, per il cineasta franco-svizzero essenzialmente di lavorare attorno alle possibilità di sussistenza di un’immagine duplice, attraverso un incessante lavoro di riconfigurazione che non smette di verificarne i tratti di resilienza. In tal senso, la fase politico-militante del cinema di Godard (i cosiddetti «anni Mao) viene descritta nel secondo capitolo come unica vera e propria presa di distanza del regista da una ricerca propriamente filmica, un allontanamento dal cinema che dovrà essere inteso ancora attraverso gli strumenti della teoria: abbandono della ricerca attorno alla questione della dualità e scadimento della dimensione documentaria dell’immagine che cede il passo all’elaborazione di una “finzione materialista”. Proprio il recupero della forza testimoniale dell’immagine sembra dunque, di contro, contraddistinguere gli anni «video». Il terzo capitolo affronta in tal senso la questione della riarticolazione della duplicità nei primi film del periodo (Ici et ailleurs, Numéro deux, Comment ça va?), rilanciata grazie alle nuove possibilità poietiche proprie dell’immagine elettronica e attraverso un preciso lavoro sul fuoricampo dell’immagine. Il quarto capitolo indaga quindi i lavori conclusivi degli «anni video», le due serie televisive (Six fois deux, France tour détour deux enfants) che si configurano come un vero e proprio sogno di televisione cinematografica: tentativo di attentare ai flussi del piccolo schermo e, allo stesso tempo, di ritrovare (lavorando in particolar modo sulla forma dell’intervista) l’alterità (del mondo) che sempre abita l’immagine. Il quinto capitolo sottopone dunque a verifica i risultati del percorso critico e teorico compiuto da questo studio proprio attraverso l’analisi dettagliata di alcuni significativi momenti delle serie.

Godard teorico, Godard elettronico. L'identità dell'immagine cinematografica e gli "anni video" (1975-1980) / Fabio Alcantara. - (2022).

Godard teorico, Godard elettronico. L'identità dell'immagine cinematografica e gli "anni video" (1975-1980)

Fabio Alcantara
2022

Abstract

La ricerca indaga i cosiddetti «anni video» di Jean-Luc Godard attraverso una prospettiva teorica precisa che guarda in particolar modo a quel plesso di problemi che ruota attorno alla questione del rapporto tra realtà e immagine in seno al dispositivo cinematografico (l’intrinseca «duplicità» dell’immagine filmica). Il lavoro scorge dunque nella seconda metà degli anni settanta del cineasta franco-svizzero il momento di una decisiva riaffermazione e riconfigurazione di una simile questione descrivendo dunque in tal senso le precipue articolazioni elaborative e configurative del periodo. Gli esordi godardiani sono quindi ripercorsi nel corso del primo capitolo ponendo particolare attenzione all’importanza dell’istitutivo insegnamento di André Bazin e, più in generale, alla produzione critica e teorica dei «Cahiers du cinéma» degli anni cinquanta, prima di approfondire gli specifici esiti con cui i lavori dei godardiani «anni Karina» ripensano quelle stesse premesse teoriche all’interno del nuovo contesto visivo degli anni sessanta. Si tratta, da sempre, per il cineasta franco-svizzero essenzialmente di lavorare attorno alle possibilità di sussistenza di un’immagine duplice, attraverso un incessante lavoro di riconfigurazione che non smette di verificarne i tratti di resilienza. In tal senso, la fase politico-militante del cinema di Godard (i cosiddetti «anni Mao) viene descritta nel secondo capitolo come unica vera e propria presa di distanza del regista da una ricerca propriamente filmica, un allontanamento dal cinema che dovrà essere inteso ancora attraverso gli strumenti della teoria: abbandono della ricerca attorno alla questione della dualità e scadimento della dimensione documentaria dell’immagine che cede il passo all’elaborazione di una “finzione materialista”. Proprio il recupero della forza testimoniale dell’immagine sembra dunque, di contro, contraddistinguere gli anni «video». Il terzo capitolo affronta in tal senso la questione della riarticolazione della duplicità nei primi film del periodo (Ici et ailleurs, Numéro deux, Comment ça va?), rilanciata grazie alle nuove possibilità poietiche proprie dell’immagine elettronica e attraverso un preciso lavoro sul fuoricampo dell’immagine. Il quarto capitolo indaga quindi i lavori conclusivi degli «anni video», le due serie televisive (Six fois deux, France tour détour deux enfants) che si configurano come un vero e proprio sogno di televisione cinematografica: tentativo di attentare ai flussi del piccolo schermo e, allo stesso tempo, di ritrovare (lavorando in particolar modo sulla forma dell’intervista) l’alterità (del mondo) che sempre abita l’immagine. Il quinto capitolo sottopone dunque a verifica i risultati del percorso critico e teorico compiuto da questo studio proprio attraverso l’analisi dettagliata di alcuni significativi momenti delle serie.
2022
Gianluca Venzi
ITALIA
Fabio Alcantara
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Tipologia: Tesi di dottorato
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