Il progetto della struttura originaria del Seminario Vescovile di Reggio Emilia (1946 - 1954) è di Enea Manfredini che vinse il concorso di progettazione nel 1946 (“Casabella”, n.205/55, pp. 52-59; “L'Architecture d'Aujourd'hui”,n.58/55, pp.68-73, “Technique et Architecture”, n.1/56, pp. 82-87). Il progetto di restauro e risanamento conservativo con destinazione universitaria è di Alberto, Andrea e Giovanni Manfredini (2018-2020). Il progetto originario è costituito da due corpi di fabbrica paralleli a esposizione unica a sud. Sono destinati il primo alla vita interna del collegio, il secondo alle attività organizzative che hanno diretto contatto con l’esterno. L’atrio collega i due corpi, e sullo stesso asse dell’atrio si trovano le cappelle. Sono due chiese sovrapposte ma di superficie diversa che assolvono le esigenze delle sezioni del Seminario: una per i ginnasiali, l’altra per i teologi. Collegate al grande complesso del Seminario come funzione, costituiscono elemento architettonico indipendente. Due ordini di portali in cemento armato costituiscono la struttura fondamentale. Gli spazi a valenza pubblica ivi presenti sono costituiti dall’atrio di ingresso, dal refettorio, dal sistema delle chiese sovrapposte, dall’aula magna, dalle scale centrali e dal complesso dei deambulatori di piano terra. Gli spazi esterni, entro la forma della pianta a H, sono giardini. Si tratta di un’opera che ci consente di misurare dal vero il salto operato da Manfredini nella direzione di una volontà, solo più tardi conclamata, di affievolire l’uso del “linguaggio moderno” fino a stemperarlo totalmente nell’aura neorealista, e farlo anche “altro” (da Giuliano Gresleri, “La sospensione premeditata delle forme”, in Enea Manfredini, Architetture 1939 -1989, Electa, Milano, 1989, p. 9). Il progetto di restauro con destinazione universitaria mantiene le caratteristiche spaziali originarie. Il primo corpo di fabbrica e la metà est del corpo posteriore sono per l'Università (aule e uffici) mentre la metà ovest del corpo posteriore è destinata a studentato. I deambulatori e l'atrio di piano terra sono conservati, così come l'aula magna di piano primo e le scale comuni. Il refettorio dell'interrato e la Chiesa di piano terra sono trasformati in auditorium e in sala per le conferenze, mentre la cripta rimane destinata al culto.
Terzo Polo Universitario Unimore, Restauro ex Seminario Vescovile di Reggio Emilia / Alberto Manfredini. - STAMPA. - (2022), pp. 100-101.
Terzo Polo Universitario Unimore, Restauro ex Seminario Vescovile di Reggio Emilia
Alberto Manfredini
2022
Abstract
Il progetto della struttura originaria del Seminario Vescovile di Reggio Emilia (1946 - 1954) è di Enea Manfredini che vinse il concorso di progettazione nel 1946 (“Casabella”, n.205/55, pp. 52-59; “L'Architecture d'Aujourd'hui”,n.58/55, pp.68-73, “Technique et Architecture”, n.1/56, pp. 82-87). Il progetto di restauro e risanamento conservativo con destinazione universitaria è di Alberto, Andrea e Giovanni Manfredini (2018-2020). Il progetto originario è costituito da due corpi di fabbrica paralleli a esposizione unica a sud. Sono destinati il primo alla vita interna del collegio, il secondo alle attività organizzative che hanno diretto contatto con l’esterno. L’atrio collega i due corpi, e sullo stesso asse dell’atrio si trovano le cappelle. Sono due chiese sovrapposte ma di superficie diversa che assolvono le esigenze delle sezioni del Seminario: una per i ginnasiali, l’altra per i teologi. Collegate al grande complesso del Seminario come funzione, costituiscono elemento architettonico indipendente. Due ordini di portali in cemento armato costituiscono la struttura fondamentale. Gli spazi a valenza pubblica ivi presenti sono costituiti dall’atrio di ingresso, dal refettorio, dal sistema delle chiese sovrapposte, dall’aula magna, dalle scale centrali e dal complesso dei deambulatori di piano terra. Gli spazi esterni, entro la forma della pianta a H, sono giardini. Si tratta di un’opera che ci consente di misurare dal vero il salto operato da Manfredini nella direzione di una volontà, solo più tardi conclamata, di affievolire l’uso del “linguaggio moderno” fino a stemperarlo totalmente nell’aura neorealista, e farlo anche “altro” (da Giuliano Gresleri, “La sospensione premeditata delle forme”, in Enea Manfredini, Architetture 1939 -1989, Electa, Milano, 1989, p. 9). Il progetto di restauro con destinazione universitaria mantiene le caratteristiche spaziali originarie. Il primo corpo di fabbrica e la metà est del corpo posteriore sono per l'Università (aule e uffici) mentre la metà ovest del corpo posteriore è destinata a studentato. I deambulatori e l'atrio di piano terra sono conservati, così come l'aula magna di piano primo e le scale comuni. Il refettorio dell'interrato e la Chiesa di piano terra sono trasformati in auditorium e in sala per le conferenze, mentre la cripta rimane destinata al culto.File | Dimensione | Formato | |
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