In questo saggio tratteremo alcuni temi collegati alla condizione dei ragazzi e delle ragazze che, pur essendo nati o arrivati da piccoli in Italia, per il fatto di essere figli e figlie di persone immigrate si trovano a vivere una situazione molto particolare: da una parte, l’appartenenza al contesto locale in cui si è stati socializzati e scolarizzati, di cui quindi si fa parte a pieno titolo, dall’altra la consapevolezza di dover fronteggiare alcuni ostacoli sia istituzionali, come ad esempio il percorso non sempre lineare per ottenere la cittadinanza italiana (o, in alternativa, continuare a rinnovare permessi di soggiorno senza essere, di fatto, immigrati), sia di tipo sociale e culturale, come ad esempio il dover sempre giustificare la propria italianità. Dalle ricerche sul campo collegate ai focus group ed eventi partecipativi svolti sia per l’Autorità Garante per l’Infanzia e Adolescenza per la produzione del documento “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile” (AGIA 2019) ma anche per il progetto #IOPARTECIPO della Regione Toscana e CNR è emersa una fotografia di giovani per i quali la dicotomia italiano/straniero risulta superata a livello personale, ma che purtroppo si trovano a dover affrontare ostacoli e barriere costituite da un sistema normativo che ancora non tutela il loro status legale non riconoscendoli come cittadini a pieno titolo e una serie di pregiudizi e stereotipi che continuamente li obbligano a dover dichiarare, anche nella più semplice delle conversazioni, una appartenenza “culturale” o una “provenienza” che accentuano una dimensione identitaria sospesa tra due mondi, non pienamente riconosciuta né in Italia né nel/i paese/i di provenienza dei propri genitori. Ostacoli, pregiudizi e stereotipi che spesso fanno sì che sia particolarmente difficile esprimere le proprie potenzialità, tra una scuola che poco orienta verso percorsi di studio e professionali più ambiziosi, un mercato del lavoro che offre resistenze ad assorbire i giovani in generale, ma in particolare giovani dal profilo o dal nome non troppo “italiano” anche a fronte di percorsi formativi di alto livello. l 20 novembre 2019 si è celebrato il trentesimo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. La ricorrenza è significativa perché riassume il cammino pluridecennale di un'idea che ha stentato non poco ad emergere nel corso del Novecento: quella delle bambine e dei bambini quali titolari di diritti fondamentali, al pari degli adulti. Negli anni trascorsi dalla sua approvazione, nel 1989, la CRC ha rappresentato una bussola e al tempo stesso una sfida per il mondo adulto, e così è ancora oggi. Da un lato, essa indica costantemente i principi che devono ispirare gli interventi sociali, politici e educativi rivolti all'infanzia; dall'altro, essa mostra tutta la distanza che ancora separa l'espressione di tali principi dalla loro piena attuazione. Il volume è il risultato di un proficuo confronto interdisciplinare avvenuto nell'ambito della prima edizione del Corso Universitario Multidisciplinare di Educazione ai Diritti (CUMED) promosso in sinergia dall'Università degli Studi di Firenze e dal Comitato Italiano per l'UNICEF. L'insieme delle testimonianze emerse durante il corso sono state raccolte e intrecciate tra loro per dare vita a un progetto editoriale che pone al centro l'educazione come strumento principe per la promozione dei diritti dell'infanzia, offrendo un'occasione di approfondimento tematico utile a tutti coloro che, a vario titolo, si interessano dei diritti dell'infanzia, in particolare in chiave educativa: insegnanti, educatori ed educatrici, studentesse e studenti, genitori.

La società italiana alla prova delle nuove generazioni di origine immigrata: sfide, ostacoli e prospettiva di genere / Tiziana Chiappelli. - STAMPA. - (2020), pp. 112-134.

La società italiana alla prova delle nuove generazioni di origine immigrata: sfide, ostacoli e prospettiva di genere

Tiziana Chiappelli
2020

Abstract

In questo saggio tratteremo alcuni temi collegati alla condizione dei ragazzi e delle ragazze che, pur essendo nati o arrivati da piccoli in Italia, per il fatto di essere figli e figlie di persone immigrate si trovano a vivere una situazione molto particolare: da una parte, l’appartenenza al contesto locale in cui si è stati socializzati e scolarizzati, di cui quindi si fa parte a pieno titolo, dall’altra la consapevolezza di dover fronteggiare alcuni ostacoli sia istituzionali, come ad esempio il percorso non sempre lineare per ottenere la cittadinanza italiana (o, in alternativa, continuare a rinnovare permessi di soggiorno senza essere, di fatto, immigrati), sia di tipo sociale e culturale, come ad esempio il dover sempre giustificare la propria italianità. Dalle ricerche sul campo collegate ai focus group ed eventi partecipativi svolti sia per l’Autorità Garante per l’Infanzia e Adolescenza per la produzione del documento “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile” (AGIA 2019) ma anche per il progetto #IOPARTECIPO della Regione Toscana e CNR è emersa una fotografia di giovani per i quali la dicotomia italiano/straniero risulta superata a livello personale, ma che purtroppo si trovano a dover affrontare ostacoli e barriere costituite da un sistema normativo che ancora non tutela il loro status legale non riconoscendoli come cittadini a pieno titolo e una serie di pregiudizi e stereotipi che continuamente li obbligano a dover dichiarare, anche nella più semplice delle conversazioni, una appartenenza “culturale” o una “provenienza” che accentuano una dimensione identitaria sospesa tra due mondi, non pienamente riconosciuta né in Italia né nel/i paese/i di provenienza dei propri genitori. Ostacoli, pregiudizi e stereotipi che spesso fanno sì che sia particolarmente difficile esprimere le proprie potenzialità, tra una scuola che poco orienta verso percorsi di studio e professionali più ambiziosi, un mercato del lavoro che offre resistenze ad assorbire i giovani in generale, ma in particolare giovani dal profilo o dal nome non troppo “italiano” anche a fronte di percorsi formativi di alto livello. l 20 novembre 2019 si è celebrato il trentesimo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. La ricorrenza è significativa perché riassume il cammino pluridecennale di un'idea che ha stentato non poco ad emergere nel corso del Novecento: quella delle bambine e dei bambini quali titolari di diritti fondamentali, al pari degli adulti. Negli anni trascorsi dalla sua approvazione, nel 1989, la CRC ha rappresentato una bussola e al tempo stesso una sfida per il mondo adulto, e così è ancora oggi. Da un lato, essa indica costantemente i principi che devono ispirare gli interventi sociali, politici e educativi rivolti all'infanzia; dall'altro, essa mostra tutta la distanza che ancora separa l'espressione di tali principi dalla loro piena attuazione. Il volume è il risultato di un proficuo confronto interdisciplinare avvenuto nell'ambito della prima edizione del Corso Universitario Multidisciplinare di Educazione ai Diritti (CUMED) promosso in sinergia dall'Università degli Studi di Firenze e dal Comitato Italiano per l'UNICEF. L'insieme delle testimonianze emerse durante il corso sono state raccolte e intrecciate tra loro per dare vita a un progetto editoriale che pone al centro l'educazione come strumento principe per la promozione dei diritti dell'infanzia, offrendo un'occasione di approfondimento tematico utile a tutti coloro che, a vario titolo, si interessano dei diritti dell'infanzia, in particolare in chiave educativa: insegnanti, educatori ed educatrici, studentesse e studenti, genitori.
2020
9788891799388
I diritti dell’infanzia in prospettiva pedagogica. Equità, inclusione e partecipazione a 30 anni dalla CRC
112
134
Goal 4: Quality education
Goal 5: Gender equality
Goal 10: Reducing inequalities
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
Tiziana Chiappelli
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