Nell’ambito dell’angelologia dantesca, uno degli interrogativi attorno a cui gli specialisti si sono da tempo interrogati verte sulla disposizione in ordini della gerarchia angelica. L’ordinamento delle gerarchie proposto da Dante nel Convivio (II, v, 5-6), debitore del modello elaborato da Gregorio Magno differisce infatti da quello che Dante adotta nel canto XXVIII del Paradiso, seguendo questa volta il modello dello Pseudo-Dionigi. Di fronte a questo cambiamento nel modello di riferimento, segnalato indirettamente dalla reazione di Gregorio Magno che sorride di sé di fronte alla scoperta che il vero ordinamento degli angeli era stato descritto da Dionigi (Paradiso XXVIII, vv.133-135), si pongono almeno due questioni distinte. La prima, più generale, riguarda il modo in cui spiegare la differenza fra le due opere dantesche. La seconda, almeno apparentemente più specifica, riguarda invece il modo stesso in cui Dante presenta le figure di Dionigi e Gregorio nel Paradiso, ovvero il senso della loro opposizione: possiamo dare per scontato che i due modelli teorici fossero davvero contrapposti e reciprocamente esclusivi? Su cosa verte in particolare il loro contrasto? La prospettiva adottata da Dante è considerata sullo sfondo della ricezione delle dottrine di Dionigi e Gregorio sull’ordinamento angelico nel secolo XIII, con particolare riferimento ai teologi dell’ordine domenicano, su tutti Alberto Magno, la cui importanza per Dante è nota. Sarà possibile allora valutare meglio in che misura Dante, paragonando le due auctoritates, riprende un topos della riflessione teologica a lui contemporanea, e in che misura invece innova rispetto ad esso.

Dante e l’angelologia del XIII secolo: la questione dell’ordinamento angelico / Anna Rodolfi. - STAMPA. - (2022), pp. 215-232.

Dante e l’angelologia del XIII secolo: la questione dell’ordinamento angelico

Anna Rodolfi
2022

Abstract

Nell’ambito dell’angelologia dantesca, uno degli interrogativi attorno a cui gli specialisti si sono da tempo interrogati verte sulla disposizione in ordini della gerarchia angelica. L’ordinamento delle gerarchie proposto da Dante nel Convivio (II, v, 5-6), debitore del modello elaborato da Gregorio Magno differisce infatti da quello che Dante adotta nel canto XXVIII del Paradiso, seguendo questa volta il modello dello Pseudo-Dionigi. Di fronte a questo cambiamento nel modello di riferimento, segnalato indirettamente dalla reazione di Gregorio Magno che sorride di sé di fronte alla scoperta che il vero ordinamento degli angeli era stato descritto da Dionigi (Paradiso XXVIII, vv.133-135), si pongono almeno due questioni distinte. La prima, più generale, riguarda il modo in cui spiegare la differenza fra le due opere dantesche. La seconda, almeno apparentemente più specifica, riguarda invece il modo stesso in cui Dante presenta le figure di Dionigi e Gregorio nel Paradiso, ovvero il senso della loro opposizione: possiamo dare per scontato che i due modelli teorici fossero davvero contrapposti e reciprocamente esclusivi? Su cosa verte in particolare il loro contrasto? La prospettiva adottata da Dante è considerata sullo sfondo della ricezione delle dottrine di Dionigi e Gregorio sull’ordinamento angelico nel secolo XIII, con particolare riferimento ai teologi dell’ordine domenicano, su tutti Alberto Magno, la cui importanza per Dante è nota. Sarà possibile allora valutare meglio in che misura Dante, paragonando le due auctoritates, riprende un topos della riflessione teologica a lui contemporanea, e in che misura invece innova rispetto ad esso.
2022
978-88-343-5102-4
Dante e le grandi questioni escatologiche (Atti del Convegno internazionale Roma, Università degli Studi Roma Tre 25-26 novembre 2021)
215
232
Anna Rodolfi
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