La battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848) fu oggetto di un’immediata storicizzazione e monumentalizzazione della memoria. Questo processo può ben inscriversi in quello che François Hartog nella sua opera sui regimi di storicità ha definito «presentismo», cioè la tendenza del tempo presente a storicizzare se stesso, a promuovere iniziative auto-commemorative che impediscano l’oblio di eventi appena trascorsi, che riproducano il presente come fosse già passato . Al tempo stesso i meccanismi celebrativi che furono immediatamente messi in atto per scolpire nella memoria collettiva gli eventi tragici del 29 maggio rimandano al processo di sacralizzazione della politica che rappresentò un tratto distintivo dell’epopea risorgimentale. Un processo che attinse ai riferimenti simbolici sia dell’antichità classica sia della tradizione cristiana, e attribuì fin da subito un ruolo centrale alla dimensione religiosa delle liturgie commemorative. La battaglia fra i volontari toscani e le truppe austriache fu presentata come uno scontro epico, come un atto di sacrificio eroico, come scelta consapevole del martirio, vista la sproporzione delle forze combattenti che si fronteggiarono sui campi di Curtatone e Montanara. Così, da un lato, specie dopo la pubblicazione nel 1854 delle memorie del colonnello Cesare De Laugier, si assimilò il martirio degli studenti toscani a quello di Leonida e dei suoi trecento spartani al passo delle Termopili. Un’immagine, quella delle «Termopili toscane», che servì a rappresentare subito la battaglia con gli schemi retorici e simbolici dell’epica classica. Immagine, che restò vivissima anche nelle commemorazioni d’inizio Novecento. Dall’altro lato, anche nei momenti di più accesa contrapposizione fra lo Stato liberale e la Chiesa cattolica le commemorazioni ebbero sempre un forte contenuto religioso, in linea con la rappresentazione dei caduti come «martiri» della «guerra santa» per la libertà e l’indipendenza nazionale.
Curtatone e Montanara. Mito e memoria pubblica dal Quarantotto alla Grande Guerra / Fulvio Conti, Marco Cini. - STAMPA. - (2022), pp. 131-152.
Curtatone e Montanara. Mito e memoria pubblica dal Quarantotto alla Grande Guerra
Fulvio Conti
2022
Abstract
La battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848) fu oggetto di un’immediata storicizzazione e monumentalizzazione della memoria. Questo processo può ben inscriversi in quello che François Hartog nella sua opera sui regimi di storicità ha definito «presentismo», cioè la tendenza del tempo presente a storicizzare se stesso, a promuovere iniziative auto-commemorative che impediscano l’oblio di eventi appena trascorsi, che riproducano il presente come fosse già passato . Al tempo stesso i meccanismi celebrativi che furono immediatamente messi in atto per scolpire nella memoria collettiva gli eventi tragici del 29 maggio rimandano al processo di sacralizzazione della politica che rappresentò un tratto distintivo dell’epopea risorgimentale. Un processo che attinse ai riferimenti simbolici sia dell’antichità classica sia della tradizione cristiana, e attribuì fin da subito un ruolo centrale alla dimensione religiosa delle liturgie commemorative. La battaglia fra i volontari toscani e le truppe austriache fu presentata come uno scontro epico, come un atto di sacrificio eroico, come scelta consapevole del martirio, vista la sproporzione delle forze combattenti che si fronteggiarono sui campi di Curtatone e Montanara. Così, da un lato, specie dopo la pubblicazione nel 1854 delle memorie del colonnello Cesare De Laugier, si assimilò il martirio degli studenti toscani a quello di Leonida e dei suoi trecento spartani al passo delle Termopili. Un’immagine, quella delle «Termopili toscane», che servì a rappresentare subito la battaglia con gli schemi retorici e simbolici dell’epica classica. Immagine, che restò vivissima anche nelle commemorazioni d’inizio Novecento. Dall’altro lato, anche nei momenti di più accesa contrapposizione fra lo Stato liberale e la Chiesa cattolica le commemorazioni ebbero sempre un forte contenuto religioso, in linea con la rappresentazione dei caduti come «martiri» della «guerra santa» per la libertà e l’indipendenza nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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