Nel corso degli anni gran parte della letteratura ha messo in evidenza le difficili e traumatiche conseguenze per i bambini e i ragazzi ebrei italiani che frequentavano le scuole pubbliche determinate dalle leggi razziste del 1938. Questo scritto intende considerare il periodo precedente al 1938 e vuole affrontare alcuni aspetti del rapporto tra le politiche scolastiche fasciste che hanno interessato la realtà educativa e la risposta ebraica della quale si è fatta portatrice l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. Due premesse aprono il contributo: la politica dittatoriale del fascismo aveva mostrato fin dall’inizio del suo insediamento, un crescendo di razzismo e antisemitismo che si è concretizzato con l’emanazione delle leggi antiebraiche e la realizzazione con i nazisti delle deportazioni degli ebrei italiani; la presenza ebraica nella penisola, antica di più di 2000 anni, con i suoi sistemi di trasmissione culturale e strutture educative. Sebbene la storia della presenza ebraica sia stata caratterizzata da secoli di cacciate, persecuzioni e reclusioni forzate nei ghetti, a partire dalla fine del XVIII secolo questa si è sempre intrecciata con quella dei processi politici, culturali, religiosi ed economici avvenuti sulla penisola. La conoscenza di questa parte di storia generale e dell’educazione in particolare, permette di comprendere quanto fosse privo di ogni logica, non solo scientifica, ma anche di senso comune, il richiamo all’italianità come purezza della razza, proclamato dal fascismo per sostenere la capillare campagna di antisemitismo.
Gli anni Trenta: tra politiche scolastiche fasciste e l’interesse ebraico per l’educazione / silvia guetta. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 76-88.
Gli anni Trenta: tra politiche scolastiche fasciste e l’interesse ebraico per l’educazione
silvia guetta
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2020
Abstract
Nel corso degli anni gran parte della letteratura ha messo in evidenza le difficili e traumatiche conseguenze per i bambini e i ragazzi ebrei italiani che frequentavano le scuole pubbliche determinate dalle leggi razziste del 1938. Questo scritto intende considerare il periodo precedente al 1938 e vuole affrontare alcuni aspetti del rapporto tra le politiche scolastiche fasciste che hanno interessato la realtà educativa e la risposta ebraica della quale si è fatta portatrice l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. Due premesse aprono il contributo: la politica dittatoriale del fascismo aveva mostrato fin dall’inizio del suo insediamento, un crescendo di razzismo e antisemitismo che si è concretizzato con l’emanazione delle leggi antiebraiche e la realizzazione con i nazisti delle deportazioni degli ebrei italiani; la presenza ebraica nella penisola, antica di più di 2000 anni, con i suoi sistemi di trasmissione culturale e strutture educative. Sebbene la storia della presenza ebraica sia stata caratterizzata da secoli di cacciate, persecuzioni e reclusioni forzate nei ghetti, a partire dalla fine del XVIII secolo questa si è sempre intrecciata con quella dei processi politici, culturali, religiosi ed economici avvenuti sulla penisola. La conoscenza di questa parte di storia generale e dell’educazione in particolare, permette di comprendere quanto fosse privo di ogni logica, non solo scientifica, ma anche di senso comune, il richiamo all’italianità come purezza della razza, proclamato dal fascismo per sostenere la capillare campagna di antisemitismo.File | Dimensione | Formato | |
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