Tra le principali cause della sofferenza della città vi è la progressiva esautorazione del progetto e del piano come atti prioritariamente politici di prefigurazione, organizzazione, trasformazione e gestione dello spazio della Comunità. Potremmo dire che uno dei principali deficit sia una certa ‘miopia’ ma incorreremmo anche qui in una dannosa semplificazione che, nella società dell’immagine, ha visto un progressivo e dilagante appiattimento delle strategie interpretative della realtà alla sola sfera sensoriale della vista coadiuvando una diffusa negligenza per una visione multisensoriale e sistemica, la sola oggi capace di non banalizzare la complessità del mondo contemporaneo osservandola da “punti di vita” più che da “punti di vista”. Ci confrontiamo con una realtà complessa oltre che liquida che, in un mondo governato dalle supply chains, trascende continuamente sé stessa per definire il suo senso. Lo spazio è entrato in crisi ed oggi che le distanze sono annullate, oggi che, nell’era Covid, l’esperienza virtuale ha sostituito in maniera ancor più legittima la presenza nei luoghi, diventa ancor più importante pensare e progettare secondo un approccio transcalare, valorizzando ed investigando a fondo le relazioni che sussistono tra la sfera locale e quella globale. In quanto “progetto di relazioni”, il saggio indaga il ruolo del progetto di paesaggio nella città contemporanea come meccanismo rivelatore e come atto politico, nel tentativo di restituire ad esso, ancor prima che ad altre strategie, il compito di guidare la società verso la transizione ecologica del nostro modello di sviluppo. La riflessione si snoda a partire da uno scenario, che è anche il punto di osservazione particolare dell’autrice, e che è una città portuale del Mediterraneo, perfetto esempio di questi microcosmi di complessità agitati e mossi da molteplici sofferenze.

Microcosmi di complessità in transizione / Ludovica Marinaro. - STAMPA. - (2022), pp. 152-157.

Microcosmi di complessità in transizione

Ludovica Marinaro
2022

Abstract

Tra le principali cause della sofferenza della città vi è la progressiva esautorazione del progetto e del piano come atti prioritariamente politici di prefigurazione, organizzazione, trasformazione e gestione dello spazio della Comunità. Potremmo dire che uno dei principali deficit sia una certa ‘miopia’ ma incorreremmo anche qui in una dannosa semplificazione che, nella società dell’immagine, ha visto un progressivo e dilagante appiattimento delle strategie interpretative della realtà alla sola sfera sensoriale della vista coadiuvando una diffusa negligenza per una visione multisensoriale e sistemica, la sola oggi capace di non banalizzare la complessità del mondo contemporaneo osservandola da “punti di vita” più che da “punti di vista”. Ci confrontiamo con una realtà complessa oltre che liquida che, in un mondo governato dalle supply chains, trascende continuamente sé stessa per definire il suo senso. Lo spazio è entrato in crisi ed oggi che le distanze sono annullate, oggi che, nell’era Covid, l’esperienza virtuale ha sostituito in maniera ancor più legittima la presenza nei luoghi, diventa ancor più importante pensare e progettare secondo un approccio transcalare, valorizzando ed investigando a fondo le relazioni che sussistono tra la sfera locale e quella globale. In quanto “progetto di relazioni”, il saggio indaga il ruolo del progetto di paesaggio nella città contemporanea come meccanismo rivelatore e come atto politico, nel tentativo di restituire ad esso, ancor prima che ad altre strategie, il compito di guidare la società verso la transizione ecologica del nostro modello di sviluppo. La riflessione si snoda a partire da uno scenario, che è anche il punto di osservazione particolare dell’autrice, e che è una città portuale del Mediterraneo, perfetto esempio di questi microcosmi di complessità agitati e mossi da molteplici sofferenze.
2022
9788846763822
Sofferenze urbane. L'abitare in tempo di crisi
152
157
Goal 11: Sustainable cities and communities
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
Ludovica Marinaro
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