Il saggio torna sulle pagine di Antonio Gramsci dedicate al folklore, che, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, in Italia condussero a una trasformazione radicale del paradigma degli studi folklorici e alla fondazione della demologia, in Inghilterra, a partire da una più generale riscoperta del pensiero di Gramsci, alla fondazione dei “Cultural Studies”. Obiettivo principale del testo è di far dialogare le pagine gramsciane con le riflessioni di Benjamin sul Kitsch, sull’arte popolare, sulla cultura di massa (riflessioni, che segneranno una considerevole differenza di prospettiva tra Benjamin e la Scuola di Francoforte). Oltre a individuare importanti punti di tangenza tra i due autori, l'articolo prova a proseguire virtualmente il discorso gramsciano attraverso le categorie interpretative benjaminiane, attualizzate alla luce del presente. Tenendo inoltre conto degli avanzamenti apportati dalle ricerche dei “Cultural Studies”, si analizzerà il limite in cui sembra essere incappata la demologia: quello di aver finito per circoscrivere la disciplina a un’antropologia del patrimonio folklorico, di tradizioni popolari ritenute tanto più autentiche quanto meno contaminate dalle grammatiche kitsch e omologanti dell’industria culturale. Obiettivo secondo del saggio è di provare a rendere produttivo tale limite superandolo. Attraverso Gramsci e Benjamin, si avanza la proposta di nuovi fondamenti per una rinnovata analisi dei folklori metropolitani e contemporanei. Un’analisi, che sia capace di cogliere e sviluppare in essi i risvolti di libertà e resistenza là dove ci siano, di metterli invece a critica nel caso di apparenze sociali delle più regressive, strumento di sfruttamento e repressione. The essay goes back to Gramsci's pages dedicated to folklore, which, between the 1950s and the 1970s, in Italy, led to a radical transformation of the paradigm of folkloric studies up to the foundation of demology, in England, starting from a more general rediscovery of Gramsci's thought, to the foundation of "Cultural Studies". The main objective of the paper is to establish a dialogue between these pages of Gramsci and Benjamin's reflections on kitsch, popular art and mass culture (reflections that mark a considerable difference in perspective between Benjamin and the Frankfurt School). In addition to identifying important points of tangency between the two authors, the article tries to virtually continue the Gramscian discourse through Benjamin's interpretative categories, actualised in the light of the present. Taking into account the advances made by the research of "Cultural Studies", it will analyse the limitation that demology seems to have run into: that of having ended up confining the discipline to an anthropology of folkloric heritage, of popular traditions considered all the more authentic the less they are contaminated by the kitsch and homologating grammars of the culture industry. The second objective of the essay is to try to make this limit productive by overcoming it. Through Gramsci and Benjamin, the foundations for a renewed analysis of metropolitan and contemporary forms of folklore will be proposed. An analysis that is capable of grasping and developing within them the aspects of freedom and resistance where they exist, but at the same time, to criticise them as regressive social appearances when they are mainly instruments of exploitation and repression.
I contorni del banale. Arte e cultura popolari, folklore e Kitsch / Marina Montanelli. - STAMPA. - (2023), pp. 251-268.
I contorni del banale. Arte e cultura popolari, folklore e Kitsch
Marina Montanelli
2023
Abstract
Il saggio torna sulle pagine di Antonio Gramsci dedicate al folklore, che, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, in Italia condussero a una trasformazione radicale del paradigma degli studi folklorici e alla fondazione della demologia, in Inghilterra, a partire da una più generale riscoperta del pensiero di Gramsci, alla fondazione dei “Cultural Studies”. Obiettivo principale del testo è di far dialogare le pagine gramsciane con le riflessioni di Benjamin sul Kitsch, sull’arte popolare, sulla cultura di massa (riflessioni, che segneranno una considerevole differenza di prospettiva tra Benjamin e la Scuola di Francoforte). Oltre a individuare importanti punti di tangenza tra i due autori, l'articolo prova a proseguire virtualmente il discorso gramsciano attraverso le categorie interpretative benjaminiane, attualizzate alla luce del presente. Tenendo inoltre conto degli avanzamenti apportati dalle ricerche dei “Cultural Studies”, si analizzerà il limite in cui sembra essere incappata la demologia: quello di aver finito per circoscrivere la disciplina a un’antropologia del patrimonio folklorico, di tradizioni popolari ritenute tanto più autentiche quanto meno contaminate dalle grammatiche kitsch e omologanti dell’industria culturale. Obiettivo secondo del saggio è di provare a rendere produttivo tale limite superandolo. Attraverso Gramsci e Benjamin, si avanza la proposta di nuovi fondamenti per una rinnovata analisi dei folklori metropolitani e contemporanei. Un’analisi, che sia capace di cogliere e sviluppare in essi i risvolti di libertà e resistenza là dove ci siano, di metterli invece a critica nel caso di apparenze sociali delle più regressive, strumento di sfruttamento e repressione. The essay goes back to Gramsci's pages dedicated to folklore, which, between the 1950s and the 1970s, in Italy, led to a radical transformation of the paradigm of folkloric studies up to the foundation of demology, in England, starting from a more general rediscovery of Gramsci's thought, to the foundation of "Cultural Studies". The main objective of the paper is to establish a dialogue between these pages of Gramsci and Benjamin's reflections on kitsch, popular art and mass culture (reflections that mark a considerable difference in perspective between Benjamin and the Frankfurt School). In addition to identifying important points of tangency between the two authors, the article tries to virtually continue the Gramscian discourse through Benjamin's interpretative categories, actualised in the light of the present. Taking into account the advances made by the research of "Cultural Studies", it will analyse the limitation that demology seems to have run into: that of having ended up confining the discipline to an anthropology of folkloric heritage, of popular traditions considered all the more authentic the less they are contaminated by the kitsch and homologating grammars of the culture industry. The second objective of the essay is to try to make this limit productive by overcoming it. Through Gramsci and Benjamin, the foundations for a renewed analysis of metropolitan and contemporary forms of folklore will be proposed. An analysis that is capable of grasping and developing within them the aspects of freedom and resistance where they exist, but at the same time, to criticise them as regressive social appearances when they are mainly instruments of exploitation and repression.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.