Nell'affrontare il tema dei disturbi dei confini dell'io, si profilano due ordini di problemi che verranno trattati separatamente: (1) il problema della specificità nosografica e (2) il problema dell'interpretazione psicopatologica. In questo capitolo intendiamo relativizzare l'importanza ai fini diagnostici dei disturbi dei confini dell'io e sottolinearne l'interesse nell'ottica della conoscenza dei mondi schizofrenici. 1. Specificità nosografica. Status quaestionis L'epoca classica: da Kraepelin a Eugen Bleuler Già l'autorità di Kraepelin sottolineava che un sintomo caratteristico della demenza precoce "sembra essere la sensazione che i propri pensieri siano influenzati" (Kraepelin, 1909-1915). Questo stretto rapporto tra disturbi dei confini dell'io e diagnosi di schizofrenia trova conferma in Eugen Bleuler (1911) il quale attribuì un importante valore diagnostico ai disturbi dei confini dell'io e in particolare al fenomeno del blocco del pensiero. Bleuler definì di fondamentale importanza questo sintomo ai fini del riconoscimento della sindrome schizofrenica. Inoltre, al riguardo del fenomeno del furto del pensiero, egli affermò che quando esso è presente "allora si può fare la diagnosi di schizofrenia con sufficiente certezza. Almeno finora non abbiamo trovato nessuna eccezione". Jaspers (1913-1959), cui si ascrive il merito di aver coniato il termine "disturbi dell'io", affronta il tema in una prospettiva non interessata alla definizione di criteri per la diagnosi di schizofrenia, ma piuttosto rivolta alla definizione dei modi dell'esperienza paranoidea. Nell'ambito delle alterazioni della coscienza dell'io, alla voce alterazioni della coscienza di operare, Jaspers annovera i fenomeni "schizofrenici" di imposizione e sottrazione del pensiero nei quali il paziente sente di non essere padrone dei propri pensieri e di essere in balìa di una forza estranea inafferrabile.

PSICOPATOLOGIA DEI DISTURBI DEI CONFINI DELL'IO / stanghellini. - ELETTRONICO. - (1999), pp. 0-0.

PSICOPATOLOGIA DEI DISTURBI DEI CONFINI DELL'IO

stanghellini
1999

Abstract

Nell'affrontare il tema dei disturbi dei confini dell'io, si profilano due ordini di problemi che verranno trattati separatamente: (1) il problema della specificità nosografica e (2) il problema dell'interpretazione psicopatologica. In questo capitolo intendiamo relativizzare l'importanza ai fini diagnostici dei disturbi dei confini dell'io e sottolinearne l'interesse nell'ottica della conoscenza dei mondi schizofrenici. 1. Specificità nosografica. Status quaestionis L'epoca classica: da Kraepelin a Eugen Bleuler Già l'autorità di Kraepelin sottolineava che un sintomo caratteristico della demenza precoce "sembra essere la sensazione che i propri pensieri siano influenzati" (Kraepelin, 1909-1915). Questo stretto rapporto tra disturbi dei confini dell'io e diagnosi di schizofrenia trova conferma in Eugen Bleuler (1911) il quale attribuì un importante valore diagnostico ai disturbi dei confini dell'io e in particolare al fenomeno del blocco del pensiero. Bleuler definì di fondamentale importanza questo sintomo ai fini del riconoscimento della sindrome schizofrenica. Inoltre, al riguardo del fenomeno del furto del pensiero, egli affermò che quando esso è presente "allora si può fare la diagnosi di schizofrenia con sufficiente certezza. Almeno finora non abbiamo trovato nessuna eccezione". Jaspers (1913-1959), cui si ascrive il merito di aver coniato il termine "disturbi dell'io", affronta il tema in una prospettiva non interessata alla definizione di criteri per la diagnosi di schizofrenia, ma piuttosto rivolta alla definizione dei modi dell'esperienza paranoidea. Nell'ambito delle alterazioni della coscienza dell'io, alla voce alterazioni della coscienza di operare, Jaspers annovera i fenomeni "schizofrenici" di imposizione e sottrazione del pensiero nei quali il paziente sente di non essere padrone dei propri pensieri e di essere in balìa di una forza estranea inafferrabile.
1999
Psicopatologia della schizofrenia
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stanghellini
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