Il progetto di tesi di Domenico Pasculli rappresenta il primo esito concreto della collaborazione fra il DIDA, il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e la Facultad de Arquitectura de Celaya, Celaya University, Guanajuato, México. Unico studente in scambio in un’università estera nel confuso 2021, anno secondo della pandemia, Domenico ha lavorato sul riuso di una casa a corte tradizionale sita nel centro storico di Celaya e posta accanto al Museo de Celaya, Historia Regional. Una casa che ospita attività commerciali che non la valorizzano, né valorizzano la rara opportunità di testimoniare la ripetizione di questo tipo abitativo caratteristico, che un tempo connotava il tessuto urbano di quel brano di città, oggi profondamente mutato. Anche il museo trova infatti sede in un'antica magione celayense. Una contiguità che apre il campo ad un'ipotesi di complementare valorizzazione delle due antiche residenze, costituendo in nuce una potenziale sequenza narrativa e museologica. Lavorando su questa ipotesi di inglobare nel circuito espositivo dell'esistente museo la casa confinante, ora negletta e appesantita dalle superfetazioni, Pasculli costruisce un sistema di relazioni fra ciò che è fisicamente “accanto” e ciò che può essere immaginato “sopra”: una “facciata al cielo” per citare il Barragán che suggerisce a Kahn il giusto approccio per disegnare lo spazio più iconico del Salk Institute. Mediante un nuovo schema distributivo che raddoppia la superficie espositiva del museo, dotandolo di un’ala dedicata ad esposizioni temporanee, la proposta progettuale prevede un attico che ospita sale espositive, una caffetteria, un’azotea, ovvero una terrazza che riapre al cielo il patio della casa che ospita il museo e valorizza quello della casa contigua ora riconfigurata ad annesso espositivo secondo un’organizzazione distributiva che ruota attorno all’episodio più magico e segreto. Il fulcro di tutto il nuovo complesso, un patio di acqua e luce che misura il passare del tempo e la mutazione dei reverberi e dei riflessi. Un cuore barraganiano non esibito ma gelosamente protetto e custodito nell’area più interna del nuovo complesso dove può specchiarsi il cielo. Cielo che la terrazza superiore ha come soffitto. Macchina per inquadrare vedute e sguardi sui monumenti di Celaya in analogia con il lecorbuseriano attico De Beistegui che tanto colpì Barragán. L’iconico serbatoio dell’acqua, il Templo de San Francisco, il Templo de San Augustín, monumenti ora inquadrati dai tagli del mirador, dell’osservatorio; “Il luogo più alto di Celaya” come forse l’avrebbe potuto definire il maestro messicano che Pasculli inevitabilmente finisce per omaggiare con elegante discrezione e non con esibita piaggeria. Domenico Pasculli's thesis project represents the first concrete outcome of the collaboration between DIDA, the Department of Architecture of the University of Florence and the Facultad de Arquitectura de Celaya, Celaya University, Guanajuato, México. The only exchange student at a foreign university in the confusing year 2021, year two of the pandemic, Domenico worked on the reuse of a traditional courtyard house located in the historic centre of Celaya and next to the Museo de Celaya, Historia Regional. A house that houses commercial activities that do not enhance it, nor do they value the rare opportunity to witness the repetition of this characteristic housing type, which once characterized the urban fabric of that part of the city, today profoundly changed. In fact, the museum is also located in an ancient Celayan mansion. A contiguity that opens up the field to a hypothesis of complementary enhancement of the two ancient residences, constituting in nuce a potential narrative and museological sequence museological sequence. Working on this hypothesis to incorporate into the exhibition circuit of the existing museum the neighboring house, now neglected and weighed down by superfetations, Pasculli builds a system of relationships between what is physically "next door" and what can be imagined "above": a "façade to the sky" to quote Barragán who suggests to Kahn the right approach to design the Salk Institute's most iconic space. By means of a new distribution scheme that doubles the museum's exhibition area, providing it with a wing dedicated for temporary exhibitions, the design proposal envisages a penthouse housing exhibition rooms, a cafeteria an azotea, i.e. a terrace that reopens the patio of the house housing the museum to the sky and enhances that of the adjoining house now reconfigured as a museum. The adjoining house is now reconfigured as an exhibition annex according to a distributional organization that revolves around the most magical and secret episode. The fulcrum of the entire new complex, a patio of water and light that measures the passage of time and the mutation of reverberations and reflections. A Barragan heart not exhibited but jealously protected and guarded in the innermost area of the new complex where the sky can be reflected. Sky that the upper terrace has as its ceiling. Machine for framing views and glimpses of the monuments of Celaya in analogy with the Lecorbuserian Attic De Beistegui that so impressed Barragán. The iconic water tank, the Templo de San Francisco, and the Templo de San Augustín, monuments now framed by the cuts of the mirador, the observatory; 'the highest place in Celaya', as the Mexican master might perhaps have defined it which Pasculli inevitably ends up paying homage to with elegant discretion and not with ostentatious flattery.

La casa della memoria e del futuro / Andrea Innocenzo Volpe. - STAMPA. - (2023), pp. 4-5.

La casa della memoria e del futuro

Andrea Innocenzo Volpe
2023

Abstract

Il progetto di tesi di Domenico Pasculli rappresenta il primo esito concreto della collaborazione fra il DIDA, il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e la Facultad de Arquitectura de Celaya, Celaya University, Guanajuato, México. Unico studente in scambio in un’università estera nel confuso 2021, anno secondo della pandemia, Domenico ha lavorato sul riuso di una casa a corte tradizionale sita nel centro storico di Celaya e posta accanto al Museo de Celaya, Historia Regional. Una casa che ospita attività commerciali che non la valorizzano, né valorizzano la rara opportunità di testimoniare la ripetizione di questo tipo abitativo caratteristico, che un tempo connotava il tessuto urbano di quel brano di città, oggi profondamente mutato. Anche il museo trova infatti sede in un'antica magione celayense. Una contiguità che apre il campo ad un'ipotesi di complementare valorizzazione delle due antiche residenze, costituendo in nuce una potenziale sequenza narrativa e museologica. Lavorando su questa ipotesi di inglobare nel circuito espositivo dell'esistente museo la casa confinante, ora negletta e appesantita dalle superfetazioni, Pasculli costruisce un sistema di relazioni fra ciò che è fisicamente “accanto” e ciò che può essere immaginato “sopra”: una “facciata al cielo” per citare il Barragán che suggerisce a Kahn il giusto approccio per disegnare lo spazio più iconico del Salk Institute. Mediante un nuovo schema distributivo che raddoppia la superficie espositiva del museo, dotandolo di un’ala dedicata ad esposizioni temporanee, la proposta progettuale prevede un attico che ospita sale espositive, una caffetteria, un’azotea, ovvero una terrazza che riapre al cielo il patio della casa che ospita il museo e valorizza quello della casa contigua ora riconfigurata ad annesso espositivo secondo un’organizzazione distributiva che ruota attorno all’episodio più magico e segreto. Il fulcro di tutto il nuovo complesso, un patio di acqua e luce che misura il passare del tempo e la mutazione dei reverberi e dei riflessi. Un cuore barraganiano non esibito ma gelosamente protetto e custodito nell’area più interna del nuovo complesso dove può specchiarsi il cielo. Cielo che la terrazza superiore ha come soffitto. Macchina per inquadrare vedute e sguardi sui monumenti di Celaya in analogia con il lecorbuseriano attico De Beistegui che tanto colpì Barragán. L’iconico serbatoio dell’acqua, il Templo de San Francisco, il Templo de San Augustín, monumenti ora inquadrati dai tagli del mirador, dell’osservatorio; “Il luogo più alto di Celaya” come forse l’avrebbe potuto definire il maestro messicano che Pasculli inevitabilmente finisce per omaggiare con elegante discrezione e non con esibita piaggeria. Domenico Pasculli's thesis project represents the first concrete outcome of the collaboration between DIDA, the Department of Architecture of the University of Florence and the Facultad de Arquitectura de Celaya, Celaya University, Guanajuato, México. The only exchange student at a foreign university in the confusing year 2021, year two of the pandemic, Domenico worked on the reuse of a traditional courtyard house located in the historic centre of Celaya and next to the Museo de Celaya, Historia Regional. A house that houses commercial activities that do not enhance it, nor do they value the rare opportunity to witness the repetition of this characteristic housing type, which once characterized the urban fabric of that part of the city, today profoundly changed. In fact, the museum is also located in an ancient Celayan mansion. A contiguity that opens up the field to a hypothesis of complementary enhancement of the two ancient residences, constituting in nuce a potential narrative and museological sequence museological sequence. Working on this hypothesis to incorporate into the exhibition circuit of the existing museum the neighboring house, now neglected and weighed down by superfetations, Pasculli builds a system of relationships between what is physically "next door" and what can be imagined "above": a "façade to the sky" to quote Barragán who suggests to Kahn the right approach to design the Salk Institute's most iconic space. By means of a new distribution scheme that doubles the museum's exhibition area, providing it with a wing dedicated for temporary exhibitions, the design proposal envisages a penthouse housing exhibition rooms, a cafeteria an azotea, i.e. a terrace that reopens the patio of the house housing the museum to the sky and enhances that of the adjoining house now reconfigured as a museum. The adjoining house is now reconfigured as an exhibition annex according to a distributional organization that revolves around the most magical and secret episode. The fulcrum of the entire new complex, a patio of water and light that measures the passage of time and the mutation of reverberations and reflections. A Barragan heart not exhibited but jealously protected and guarded in the innermost area of the new complex where the sky can be reflected. Sky that the upper terrace has as its ceiling. Machine for framing views and glimpses of the monuments of Celaya in analogy with the Lecorbuserian Attic De Beistegui that so impressed Barragán. The iconic water tank, the Templo de San Francisco, and the Templo de San Augustín, monuments now framed by the cuts of the mirador, the observatory; 'the highest place in Celaya', as the Mexican master might perhaps have defined it which Pasculli inevitably ends up paying homage to with elegant discretion and not with ostentatious flattery.
2023
978-88-3338-193-0
Istantanee proposta per l'ampliamento per il museo de historia regional de celaya messico
4
5
Goal 11: Sustainable cities and communities
Andrea Innocenzo Volpe
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