Nell’imaginario collettivo le foreste sono spesso considerate come ambienti incontaminati, luoghi dove la natura è libera di esprimersi in tutta la sua potenzialità. Ma le foreste, in quanto risorsa, sono state fortemente impattate nel tempo dall’uso umano. A partire dal XVIII secolo l’utilizzazione delle foreste si è orientata sempre più verso la massimizzazione della produzione legnosa, dando il via allo sviluppo di quella che è stata definita scientific forestry, cioè le Scienze forestali. Questa visione tendenzialmente monofunzionale ha provocato la semplificazione degli ecosistemi forestali che sono diventati più vulnerabili agli stress come i cambiamenti climatici, e si è interrotta la connessione con la complessità dell’ambiente socioeconomico e culturale con cui le foreste interagiscono. A partire dagli ultimi decenni si è affermata una nuova visione scientifica, basata sulla consapevolezza che la foresta è un sistema biologico complesso e adattativo. Un punto cruciale della questione è legato al conflitto tra ecologia ed economia. È ormai maturata la consapevolezza che i problemi si risolvono solo a condizione che all’ecologia e all’economia si associ anche l’etica. Queste sono le basi della silvosistemica, una nuova visione che porta con sé un mutamento nella percezione del valore della foresta che non può più essere considerata solo un bene strumentale, ovvero un oggetto da piegare ai voleri e agli interessi umani, ma, al contrario, una entità che ha valore in sé. Conservare e utilizzare in modo sostenibile le foreste sono obiettivi complementari, interdipendenti e possibili a patto che il valore della foresta venga compreso nella sua pienezza e complessità. Da qui la necessità di un vero e proprio salto etico.

Noi e le foreste: la necessità di un salto etico / S. Nocentini. - STAMPA. - Quaderni del Circolo Rosselli:(2023), pp. 111-117.

Noi e le foreste: la necessità di un salto etico

S. Nocentini
2023

Abstract

Nell’imaginario collettivo le foreste sono spesso considerate come ambienti incontaminati, luoghi dove la natura è libera di esprimersi in tutta la sua potenzialità. Ma le foreste, in quanto risorsa, sono state fortemente impattate nel tempo dall’uso umano. A partire dal XVIII secolo l’utilizzazione delle foreste si è orientata sempre più verso la massimizzazione della produzione legnosa, dando il via allo sviluppo di quella che è stata definita scientific forestry, cioè le Scienze forestali. Questa visione tendenzialmente monofunzionale ha provocato la semplificazione degli ecosistemi forestali che sono diventati più vulnerabili agli stress come i cambiamenti climatici, e si è interrotta la connessione con la complessità dell’ambiente socioeconomico e culturale con cui le foreste interagiscono. A partire dagli ultimi decenni si è affermata una nuova visione scientifica, basata sulla consapevolezza che la foresta è un sistema biologico complesso e adattativo. Un punto cruciale della questione è legato al conflitto tra ecologia ed economia. È ormai maturata la consapevolezza che i problemi si risolvono solo a condizione che all’ecologia e all’economia si associ anche l’etica. Queste sono le basi della silvosistemica, una nuova visione che porta con sé un mutamento nella percezione del valore della foresta che non può più essere considerata solo un bene strumentale, ovvero un oggetto da piegare ai voleri e agli interessi umani, ma, al contrario, una entità che ha valore in sé. Conservare e utilizzare in modo sostenibile le foreste sono obiettivi complementari, interdipendenti e possibili a patto che il valore della foresta venga compreso nella sua pienezza e complessità. Da qui la necessità di un vero e proprio salto etico.
2023
979-12-5486-306-0
Ambiente: un salto da gigante
111
117
S. Nocentini
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