Ricerche recenti (Ruberto e Sciorra, 2017a; 2017b) hanno sottolineato come gli studi mainstream sui processi migratori italiani negli Stati Uniti si fermino al 1945, mentre l'ondata migratoria più significativa è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale. Queste "nuove migrazioni" hanno avuto un impatto rilevante sulla società americana e meritano attenzione. In questo contesto più generale esploriamo il ruolo degli immigrati italiani come vettori di scambio. Il contributo si colloca nell'alveo degli studi urbani e intende portare l'attenzione sulle ricadute spaziali di una serie di ondate migratorie che si sostituiscono/sovrappongono. In alcuni casi, le nuove migrazioni hanno contribuito a ridare vita a insediamenti "italiani" in declino abbandonati da ondate precedenti, in altri i quartieri hanno visto una sovrapposizione di ondate migratorie composte da persone con origini molto diverse e la presenza italiana si è combinata con le battaglie per la difesa di diritti di cittadinanza durante le rivolte razziali, tenendo conto che gli italiani erano un "gruppo etnico", ma associato alle libertà civili concesse ai bianchi (Anagnostou, 2013). Al tempo stesso, le partiche d'uso del territorio da parte di gruppi etnici molto diversi hanno condotto a grammatiche spaziali che esprimono sovrapposizioni, permanenze, scambi e reinterpretazioni. Il concetto di grammatiche spaziali si riferisce a tutti quegli elementi (le insegne dei negozi, la memoria locale, l'atmosfera di quartiere) che agiscono come "codici d'uso legittimo" in base sia ad aspetti fisici visibili, sia a forme stabili di uso delle spazio (Semi, 2007). Il lavoro propone dunque un'indagine sulle narrazioni anche contrastanti dello "spazio etnico" a partire dalle pratiche d'uso (Krase, 1997; 2003; 2006; Krase, Shortell, 2007; 2008; Sciorra, 2015). Questi processi verranno esplorati anche con riferimento a un contesto specifico, quello del North End di Boston. Si tratta di un caso emblematico di quartiere italo-americano, che ha resistito e che anzi si è consolidato nel corso del tempo. Ancora all’inizio degli anni Sessanta questo era considerato un vero e proprio ghetto da demolire (Jacobs 1961, v. anche Whyte 1943), come del resto era già accaduto nella stessa Boston all'altro quartiere italo-americano, il cosiddetto South End, oggetto di uno studio accurato da parte di Herbert Gans (1962) subito prima della sua demolizione. La rivalutazione di questo quartiere prese le mosse da un cambiamento di "sguardo", che assunse, proprio nei lavori sopracitati di Jacobs e Gans, una forte connotazione antropologica. In questo ribaltamento di prospettiva, la vita sulla strada, i legami sociali, le manifestazioni di tipo vernacolare legate alle pratiche religiose, ai "riti" familiari e al cibo, assunsero d’un tratto una forte connotazione positiva. Anche vittima del suo successo, oggi in North End è significativamente gentrificato, e la popolazione di origine italiana si è fortemente assottigliata, il quartiere continua comunque ad avere una forte connotazione etnica, le cui ormai consolidate narrazioni (Marchi, 2021; Balcom, McNamara, 2016, Riccio, 2017, Di Mino Buonopane, 2013) hanno avuto un ruolo importante nel costruire un modo italiano di essere americani, ma anche un modo in cui gli americani guardano alla cultura italiana negli Stati Uniti e non solo.
Oltre il modernismo. I quartieri italiani di Boston come base etnografica per una svolta culturale nella pianificazione / Giovannoni, Giulio; Briata, Giuseppina. - STAMPA. - Volume 2, Mediatori, itinerari intellettuali, usi e costruzioni dello spazio.:(2023), pp. 24-43.
Oltre il modernismo. I quartieri italiani di Boston come base etnografica per una svolta culturale nella pianificazione.
Giovannoni, Giulio;
2023
Abstract
Ricerche recenti (Ruberto e Sciorra, 2017a; 2017b) hanno sottolineato come gli studi mainstream sui processi migratori italiani negli Stati Uniti si fermino al 1945, mentre l'ondata migratoria più significativa è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale. Queste "nuove migrazioni" hanno avuto un impatto rilevante sulla società americana e meritano attenzione. In questo contesto più generale esploriamo il ruolo degli immigrati italiani come vettori di scambio. Il contributo si colloca nell'alveo degli studi urbani e intende portare l'attenzione sulle ricadute spaziali di una serie di ondate migratorie che si sostituiscono/sovrappongono. In alcuni casi, le nuove migrazioni hanno contribuito a ridare vita a insediamenti "italiani" in declino abbandonati da ondate precedenti, in altri i quartieri hanno visto una sovrapposizione di ondate migratorie composte da persone con origini molto diverse e la presenza italiana si è combinata con le battaglie per la difesa di diritti di cittadinanza durante le rivolte razziali, tenendo conto che gli italiani erano un "gruppo etnico", ma associato alle libertà civili concesse ai bianchi (Anagnostou, 2013). Al tempo stesso, le partiche d'uso del territorio da parte di gruppi etnici molto diversi hanno condotto a grammatiche spaziali che esprimono sovrapposizioni, permanenze, scambi e reinterpretazioni. Il concetto di grammatiche spaziali si riferisce a tutti quegli elementi (le insegne dei negozi, la memoria locale, l'atmosfera di quartiere) che agiscono come "codici d'uso legittimo" in base sia ad aspetti fisici visibili, sia a forme stabili di uso delle spazio (Semi, 2007). Il lavoro propone dunque un'indagine sulle narrazioni anche contrastanti dello "spazio etnico" a partire dalle pratiche d'uso (Krase, 1997; 2003; 2006; Krase, Shortell, 2007; 2008; Sciorra, 2015). Questi processi verranno esplorati anche con riferimento a un contesto specifico, quello del North End di Boston. Si tratta di un caso emblematico di quartiere italo-americano, che ha resistito e che anzi si è consolidato nel corso del tempo. Ancora all’inizio degli anni Sessanta questo era considerato un vero e proprio ghetto da demolire (Jacobs 1961, v. anche Whyte 1943), come del resto era già accaduto nella stessa Boston all'altro quartiere italo-americano, il cosiddetto South End, oggetto di uno studio accurato da parte di Herbert Gans (1962) subito prima della sua demolizione. La rivalutazione di questo quartiere prese le mosse da un cambiamento di "sguardo", che assunse, proprio nei lavori sopracitati di Jacobs e Gans, una forte connotazione antropologica. In questo ribaltamento di prospettiva, la vita sulla strada, i legami sociali, le manifestazioni di tipo vernacolare legate alle pratiche religiose, ai "riti" familiari e al cibo, assunsero d’un tratto una forte connotazione positiva. Anche vittima del suo successo, oggi in North End è significativamente gentrificato, e la popolazione di origine italiana si è fortemente assottigliata, il quartiere continua comunque ad avere una forte connotazione etnica, le cui ormai consolidate narrazioni (Marchi, 2021; Balcom, McNamara, 2016, Riccio, 2017, Di Mino Buonopane, 2013) hanno avuto un ruolo importante nel costruire un modo italiano di essere americani, ma anche un modo in cui gli americani guardano alla cultura italiana negli Stati Uniti e non solo.File | Dimensione | Formato | |
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