The framing of the ethics of justice as opposed to the ethics of care has nurtured a three-fold misunderstanding. On one hand, a certain interpretation of Carol Gilligan’s In A Different Voice emphasized this opposition, even if Gilligan’s later writings and other scholars’ work have opened up the possibility of delineating a dynamic and potentially harmonious relationship between the “moral voices” of justice and care. On the other hand, the ethics of justice has been identified primarily with John Rawls’ neocontractualism. Finally, this ethics of justice and the language of rights have often been confused. The second school of the ethics of care, i.e. the “political theory of care”, has reevaluated the importance of the ethics of justice, law, and rights. These scholars have enriched the debate on the relationship between care and justice. The views of some European scholars, particularly Italian ones, further refined this perspective. However, I argue that it is possible to take a further step, starting from interpreting law as a social practice whose reasons for existence and content depend on the attitudes of the interpreters, attitudes which are forged in historical contingencies. In today’s constitutional democracies and within international and regional bodies committed to protecting human rights, this practice is oriented by the belief system developed in (inter)national constitutionalism since the second half of the twentieth century. This is a political and legal project based on the principle of equality and recognition of the dignity of every human being. (Inter)national constitutionalism has enriched the liberal legal tradition by theorizing the subject of law as embodied and by recognizing its ontological vulnerability and situated needs. Care, too, is a social practice, and I argue that it is oriented by similar beliefs. The “political theory of care” is thus a valuable ally for (inter)national constitutionalism, as it contributes to innovating and defending it by making visible subjects and needs that have been neglected until now and developing a set of social practices and molecular forms of resistance. In turn, (inter) national constitutionalism represents an inalienable legacy to draw on for achieving a “caring democracy”, since it has prepared the institutions and guarantees that care can now strengthen and re-signify. Together, they can fight off the neoliberal and conservative attacks that aim to subvert the “political project of equality”. L'inquadramento dell'etica della giustizia in opposizione all'etica della cura ha alimentato un triplice equivoco. Da un lato, una certa interpretazione di In A Different Voice di Carol Gilligan ha enfatizzato questa opposizione, anche se gli scritti successivi di Gilligan e il lavoro di altre studiose hanno aperto la possibilità di delineare una relazione dinamica e potenzialmente armoniosa tra le “voci morali” della giustizia e della cura. D'altra parte, l'etica della giustizia è stata identificata principalmente con il neocontrattualismo di John Rawls. Infine, questa etica della giustizia e il linguaggio dei diritti sono stati spesso confusi. La seconda scuola dell'etica della cura, ovvero la “teoria politica della cura”, ha rivalutato l'importanza dell'etica della giustizia, del diritto e dei diritti. Queste studiose hanno arricchito il dibattito sul rapporto tra cura e giustizia. Il punto di vista di alcune studiose europee, in particolare italiane, ha ulteriormente affinato questa prospettiva. Tuttavia, sostengo che sia possibile fare un ulteriore passo avanti, partendo dall'interpretazione del diritto come pratica sociale le cui ragioni di esistenza e i cui contenuti dipendono dagli atteggiamenti degli interpreti, atteggiamenti che si forgiano nelle contingenze storiche. Nelle odierne democrazie costituzionali e all'interno degli organismi internazionali e regionali impegnati nella tutela dei diritti umani, questa pratica è orientata dal sistema di credenze sviluppato nel costituzionalismo (inter)nazionale a partire dalla seconda metà del XX secolo. Si tratta di un progetto politico e giuridico basato sul principio di uguaglianza e sul riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Il costituzionalismo (inter)nazionale ha arricchito la tradizione giuridica liberale teorizzando il soggetto di diritto come incarnato e riconoscendone la vulnerabilità ontologica e i bisogni situati. Anche la cura è una pratica sociale e sostengo che sia orientata da convinzioni simili. La “teoria politica della cura” è quindi una preziosa alleata per il costituzionalismo (inter)nazionale, poiché contribuisce a innovarlo e a difenderlo rendendo visibili soggetti e bisogni finora trascurati e sviluppando un insieme di pratiche sociali e forme molecolari di resistenza. A sua volta, il costituzionalismo (inter)nazionale rappresenta un'eredità irrinunciabile a cui attingere per realizzare una “democrazia della cura”, poiché ha predisposto le istituzioni e le garanzie che la cura può ora rafforzare e risignificare. Insieme, possono contrastare gli attacchi neoliberali e conservatori che mirano a sovvertire il “progetto politico di uguaglianza”.

Between Care and Justice: A Reinterpretation of the Debate in Light of (Inter)national Constitutionalism / Lucia Re. - STAMPA. - (2024), pp. 53-70. [10.1007/978-3-031-73608-7_4]

Between Care and Justice: A Reinterpretation of the Debate in Light of (Inter)national Constitutionalism

Lucia Re
2024

Abstract

The framing of the ethics of justice as opposed to the ethics of care has nurtured a three-fold misunderstanding. On one hand, a certain interpretation of Carol Gilligan’s In A Different Voice emphasized this opposition, even if Gilligan’s later writings and other scholars’ work have opened up the possibility of delineating a dynamic and potentially harmonious relationship between the “moral voices” of justice and care. On the other hand, the ethics of justice has been identified primarily with John Rawls’ neocontractualism. Finally, this ethics of justice and the language of rights have often been confused. The second school of the ethics of care, i.e. the “political theory of care”, has reevaluated the importance of the ethics of justice, law, and rights. These scholars have enriched the debate on the relationship between care and justice. The views of some European scholars, particularly Italian ones, further refined this perspective. However, I argue that it is possible to take a further step, starting from interpreting law as a social practice whose reasons for existence and content depend on the attitudes of the interpreters, attitudes which are forged in historical contingencies. In today’s constitutional democracies and within international and regional bodies committed to protecting human rights, this practice is oriented by the belief system developed in (inter)national constitutionalism since the second half of the twentieth century. This is a political and legal project based on the principle of equality and recognition of the dignity of every human being. (Inter)national constitutionalism has enriched the liberal legal tradition by theorizing the subject of law as embodied and by recognizing its ontological vulnerability and situated needs. Care, too, is a social practice, and I argue that it is oriented by similar beliefs. The “political theory of care” is thus a valuable ally for (inter)national constitutionalism, as it contributes to innovating and defending it by making visible subjects and needs that have been neglected until now and developing a set of social practices and molecular forms of resistance. In turn, (inter) national constitutionalism represents an inalienable legacy to draw on for achieving a “caring democracy”, since it has prepared the institutions and guarantees that care can now strengthen and re-signify. Together, they can fight off the neoliberal and conservative attacks that aim to subvert the “political project of equality”. L'inquadramento dell'etica della giustizia in opposizione all'etica della cura ha alimentato un triplice equivoco. Da un lato, una certa interpretazione di In A Different Voice di Carol Gilligan ha enfatizzato questa opposizione, anche se gli scritti successivi di Gilligan e il lavoro di altre studiose hanno aperto la possibilità di delineare una relazione dinamica e potenzialmente armoniosa tra le “voci morali” della giustizia e della cura. D'altra parte, l'etica della giustizia è stata identificata principalmente con il neocontrattualismo di John Rawls. Infine, questa etica della giustizia e il linguaggio dei diritti sono stati spesso confusi. La seconda scuola dell'etica della cura, ovvero la “teoria politica della cura”, ha rivalutato l'importanza dell'etica della giustizia, del diritto e dei diritti. Queste studiose hanno arricchito il dibattito sul rapporto tra cura e giustizia. Il punto di vista di alcune studiose europee, in particolare italiane, ha ulteriormente affinato questa prospettiva. Tuttavia, sostengo che sia possibile fare un ulteriore passo avanti, partendo dall'interpretazione del diritto come pratica sociale le cui ragioni di esistenza e i cui contenuti dipendono dagli atteggiamenti degli interpreti, atteggiamenti che si forgiano nelle contingenze storiche. Nelle odierne democrazie costituzionali e all'interno degli organismi internazionali e regionali impegnati nella tutela dei diritti umani, questa pratica è orientata dal sistema di credenze sviluppato nel costituzionalismo (inter)nazionale a partire dalla seconda metà del XX secolo. Si tratta di un progetto politico e giuridico basato sul principio di uguaglianza e sul riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Il costituzionalismo (inter)nazionale ha arricchito la tradizione giuridica liberale teorizzando il soggetto di diritto come incarnato e riconoscendone la vulnerabilità ontologica e i bisogni situati. Anche la cura è una pratica sociale e sostengo che sia orientata da convinzioni simili. La “teoria politica della cura” è quindi una preziosa alleata per il costituzionalismo (inter)nazionale, poiché contribuisce a innovarlo e a difenderlo rendendo visibili soggetti e bisogni finora trascurati e sviluppando un insieme di pratiche sociali e forme molecolari di resistenza. A sua volta, il costituzionalismo (inter)nazionale rappresenta un'eredità irrinunciabile a cui attingere per realizzare una “democrazia della cura”, poiché ha predisposto le istituzioni e le garanzie che la cura può ora rafforzare e risignificare. Insieme, possono contrastare gli attacchi neoliberali e conservatori che mirano a sovvertire il “progetto politico di uguaglianza”.
2024
978-3-031-73607-0
978-3-031-73608-7
Ethics of Care. Theoretical and Practical Perspectives
53
70
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
Lucia Re
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