The contribution analyses the iconographic attestations of the myth of Aeneas in Roman art from the 3rd century BC to the 3rd century AD. It is possible to identify Aeneas more likely in Roman figurative imagery around the middle of the 1st century BC in connection with the political use of genealogy and mythological memory as a means of legitimation and self-assertion in the climate of fierce competition of the Roman gentes. Between the late Republican and Augustan age, the Aeneas myth appears in narrative cycles or individual depictions centred on Rome’s mythical past in the civil, sacred and funerary spheres, as well as in the widespread depictions of Ilioupersis. With the establishment of the principate, the great novelty is the literary and visual construction of a narrative in which, for the exaltation of Augustus and Rome, the story of Aeneas – progenitor of the gens Julia – is combined with that of Romulus – progenitor of the Romans and in turn descendant of Aeneas through Iulus and the kings of Alba Longa. The episodes relating to Aeneas found in official art are those already attested in the previous period: Aeneas sacrificing the white sow in Lavinium, after having landed on the coast of Latium, finds its iconic representation in the Ara Pacis (13-9 BC), while the complex of the Forum Augustum (42-2 BC) depicts the episode of Aeneas’ flight from Troy. The iconography of this sculptural group was a spectacular success in Roman art, being replicated and disseminated in public and private spheres in the most diverse classes of materials and throughout the empire. To the revival of the myth in official art, particularly in the coinage and medallions of Hadrian and Antoninus Pius, is linked the presence of Aeneas in the funerary sphere from the 2nd century AD onwards. Funerary art, and in particular the paintings returned to us from domestic contexts add images to the “Aeneas dossier” that depend on the early and widespread popularity of the Virgilian poem, such as Aeneas’ wounding and especially his love affair with Dido. Il contributo analizza le attestazioni iconografiche del mito di Enea nell’arte romana dal III secolo a.C. al III secolo d.C. È possibile rintracciare Enea con maggior sicurezza nell’immaginario figurativo romano intorno alla metà del I secolo a.C. in connessione con l’utilizzo politico della genealogia e della memoria mitologica come mezzo di legittimazione e autoaffermazione nel clima di forte concorrenza delle gentes. Tra la tarda età repubblicana e l’età augustea il mito compare in cicli narrativi o singole raffigurazione incentrati sul passato mitico di Roma in ambito civile, sacro e funerario, così come nelle diffuse illustrazioni di Ilioupersis. Con l’affermazione del principato, la grande novità è la costruzione letteraria e visuale di una narrazione in cui, ai fini dell’esaltazione di Augusto e di Roma, la vicenda di Enea – capostipite della gens Iulia – viene abbinata a quella di Romolo – capostipite dei Romani e a sua volta discendente di Enea tramite Iulo e i re di Alba Longa. Gli episodi relativi a Enea presenti nell’arte ufficiale sono quelli già attestati nel periodo precedente: Enea sacrificante la scrofa bianca di Lavinium al termine del lungo viaggio, dopo essere approdato sulle coste laziali, trova la sua raffigurazione iconica nell’Ara Pacis (13-9 a.C.), mentre l’arredo scultoreo del Foro di Augusto (42-2 a.C.) mette in scena l’episodio della fuga di Enea da Troia, che avrà un successo spettacolare nell’arte romana, essendo l’iconografia del gruppo scultoreo replicata e diffusa in ambito pubblico e privato nelle più differenti classi di materiali e in tutto il territorio dell’impero. Al revival del mito nell’arte ufficiale, in particolare nelle emissioni monetali e nei medaglioni di Adriano e Antonino Pio, viene connessa la presenza di Enea nell’ambito funerario a partire dal II secolo d.C. L’arte funeraria e in particolare le pitture restituiteci da contesti domestici aggiungono al dossier di Enea immagini non presenti nell’arte ufficiale, che dipendono dalla precoce e ampissima popolarità del poema virgiliano, come il ferimento di Enea e soprattutto la vicenda amorosa con Didone.
Aeneas Veneris et Anchisae filius: le immagini di Enea nel repertorio figurativo di età repubblicana e imperiale / Laura Buccino. - STAMPA. - Foro Romano - Palatino, Scavi e ricerche, 2:(2024), pp. 99-136. [10.48255/3035-2568.PARCO.2.2024.07]
Aeneas Veneris et Anchisae filius: le immagini di Enea nel repertorio figurativo di età repubblicana e imperiale
Laura Buccino
2024
Abstract
The contribution analyses the iconographic attestations of the myth of Aeneas in Roman art from the 3rd century BC to the 3rd century AD. It is possible to identify Aeneas more likely in Roman figurative imagery around the middle of the 1st century BC in connection with the political use of genealogy and mythological memory as a means of legitimation and self-assertion in the climate of fierce competition of the Roman gentes. Between the late Republican and Augustan age, the Aeneas myth appears in narrative cycles or individual depictions centred on Rome’s mythical past in the civil, sacred and funerary spheres, as well as in the widespread depictions of Ilioupersis. With the establishment of the principate, the great novelty is the literary and visual construction of a narrative in which, for the exaltation of Augustus and Rome, the story of Aeneas – progenitor of the gens Julia – is combined with that of Romulus – progenitor of the Romans and in turn descendant of Aeneas through Iulus and the kings of Alba Longa. The episodes relating to Aeneas found in official art are those already attested in the previous period: Aeneas sacrificing the white sow in Lavinium, after having landed on the coast of Latium, finds its iconic representation in the Ara Pacis (13-9 BC), while the complex of the Forum Augustum (42-2 BC) depicts the episode of Aeneas’ flight from Troy. The iconography of this sculptural group was a spectacular success in Roman art, being replicated and disseminated in public and private spheres in the most diverse classes of materials and throughout the empire. To the revival of the myth in official art, particularly in the coinage and medallions of Hadrian and Antoninus Pius, is linked the presence of Aeneas in the funerary sphere from the 2nd century AD onwards. Funerary art, and in particular the paintings returned to us from domestic contexts add images to the “Aeneas dossier” that depend on the early and widespread popularity of the Virgilian poem, such as Aeneas’ wounding and especially his love affair with Dido. Il contributo analizza le attestazioni iconografiche del mito di Enea nell’arte romana dal III secolo a.C. al III secolo d.C. È possibile rintracciare Enea con maggior sicurezza nell’immaginario figurativo romano intorno alla metà del I secolo a.C. in connessione con l’utilizzo politico della genealogia e della memoria mitologica come mezzo di legittimazione e autoaffermazione nel clima di forte concorrenza delle gentes. Tra la tarda età repubblicana e l’età augustea il mito compare in cicli narrativi o singole raffigurazione incentrati sul passato mitico di Roma in ambito civile, sacro e funerario, così come nelle diffuse illustrazioni di Ilioupersis. Con l’affermazione del principato, la grande novità è la costruzione letteraria e visuale di una narrazione in cui, ai fini dell’esaltazione di Augusto e di Roma, la vicenda di Enea – capostipite della gens Iulia – viene abbinata a quella di Romolo – capostipite dei Romani e a sua volta discendente di Enea tramite Iulo e i re di Alba Longa. Gli episodi relativi a Enea presenti nell’arte ufficiale sono quelli già attestati nel periodo precedente: Enea sacrificante la scrofa bianca di Lavinium al termine del lungo viaggio, dopo essere approdato sulle coste laziali, trova la sua raffigurazione iconica nell’Ara Pacis (13-9 a.C.), mentre l’arredo scultoreo del Foro di Augusto (42-2 a.C.) mette in scena l’episodio della fuga di Enea da Troia, che avrà un successo spettacolare nell’arte romana, essendo l’iconografia del gruppo scultoreo replicata e diffusa in ambito pubblico e privato nelle più differenti classi di materiali e in tutto il territorio dell’impero. Al revival del mito nell’arte ufficiale, in particolare nelle emissioni monetali e nei medaglioni di Adriano e Antonino Pio, viene connessa la presenza di Enea nell’ambito funerario a partire dal II secolo d.C. L’arte funeraria e in particolare le pitture restituiteci da contesti domestici aggiungono al dossier di Enea immagini non presenti nell’arte ufficiale, che dipendono dalla precoce e ampissima popolarità del poema virgiliano, come il ferimento di Enea e soprattutto la vicenda amorosa con Didone.File | Dimensione | Formato | |
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