Oggi, l’umanità si trova di fronte a una profonda crisi ecologica (con riferimento all’accezione etimologica del termine e, dunque, anche alla sua componente sociale) conseguenza della distruzione delle matrici vitali, degli habitat umani e non umani, nonché dell’alterazione antropogenica dei cicli biogeochimici con notevoli, e spesso irreversibili, impatti sull’ambiente e sulla salute, nonché importanti effetti sul piano socio-economico e geopolitico a vari livelli della scala territoriale. C’è chi definisce tale epoca ‘antropocene’1 attribuendo la responsabilità al genere umano in quanto tale, come fosse un’unica entità omogenea e indifferenziata, c’è chi invece la denomina ‘Capitolocene’ (MOORE, 2017) puntando il dito sul sistema capitalista e la sua capacità di organizzare la biosfera, sui connessi meccanismi di sfruttamento, mercificazione e messa a profitto del vivente, nonché delle logiche delle forme di produzione che si sono imposte a scala globale. In effetti, quest’ultima definizione ci sembra più calzante considerato che ci sono popolazioni che storicamente, ma anche attualmente (soprattutto in Sud America, Africa, Asia ed Australia), vivono in armonia, se non in simbiosi, con il resto della natura, così come ci sono persone e comunità – anche nel mondo Occidentale e occidentalizzato – che praticano per scelta uno stile di vita sobrio dallo scarso impatto ecosistemico.
La saggezza dell’agire bioeconomico / Daniela POLI, Margherita Ciervo, Massimo Blonda. - STAMPA. - Bioeconomia e territori: oltre la crescita. Analisi, casi di studio, esperienze e pratiche territoriali:(2024), pp. 15-23.
La saggezza dell’agire bioeconomico
Daniela POLI;
2024
Abstract
Oggi, l’umanità si trova di fronte a una profonda crisi ecologica (con riferimento all’accezione etimologica del termine e, dunque, anche alla sua componente sociale) conseguenza della distruzione delle matrici vitali, degli habitat umani e non umani, nonché dell’alterazione antropogenica dei cicli biogeochimici con notevoli, e spesso irreversibili, impatti sull’ambiente e sulla salute, nonché importanti effetti sul piano socio-economico e geopolitico a vari livelli della scala territoriale. C’è chi definisce tale epoca ‘antropocene’1 attribuendo la responsabilità al genere umano in quanto tale, come fosse un’unica entità omogenea e indifferenziata, c’è chi invece la denomina ‘Capitolocene’ (MOORE, 2017) puntando il dito sul sistema capitalista e la sua capacità di organizzare la biosfera, sui connessi meccanismi di sfruttamento, mercificazione e messa a profitto del vivente, nonché delle logiche delle forme di produzione che si sono imposte a scala globale. In effetti, quest’ultima definizione ci sembra più calzante considerato che ci sono popolazioni che storicamente, ma anche attualmente (soprattutto in Sud America, Africa, Asia ed Australia), vivono in armonia, se non in simbiosi, con il resto della natura, così come ci sono persone e comunità – anche nel mondo Occidentale e occidentalizzato – che praticano per scelta uno stile di vita sobrio dallo scarso impatto ecosistemico.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.