Il lavoro come vocazione è il fenomeno tipico dell’Occidente moderno di cui Weber ricostruisce le condizioni di possibilità, la fenomenologia e il declino nel quadro di una riflessione complessiva sul modo in cui si pone la questione del senso della vita nella modernità al tramonto. L’etica del lavoro del Protestantesimo ascetico ha contribuito – in modo paradossale – all’edificazione del «possente cosmo dell’ordinamento economico moderno» che domina con «strapotente forza coercitiva» le nostre vite. La prognosi sul futuro dell’etica del lavoro e sulla possibilità di individuare nel lavoro una fonte di senso per la vita una volta venute meno le sue motivazioni religiose è infausta: il lavoro (dell’imprenditore come dell’operaio) ha cessato – in forme e per ragioni diverse – di essere una vocazione, di costituire dovere etico e con ciò una possibile fonte di senso per la vita. La ricostruzione weberiana della modernità approda ad una Zeitdiagnose in cui il lavoro è divenuto una vocazione improbabile per l’imprenditore e, invece, per l’operaio una postura etica del tutto residuale della quale Weber non esclude categoricamente una riproposizione a partire dall’immagine del mondo (Weltbild) socialista.
Lavoro e senso della vita in Max Weber / Dimitri D'Andrea. - STAMPA. - (2024), pp. 733-746.
Lavoro e senso della vita in Max Weber
Dimitri D'Andrea
2024
Abstract
Il lavoro come vocazione è il fenomeno tipico dell’Occidente moderno di cui Weber ricostruisce le condizioni di possibilità, la fenomenologia e il declino nel quadro di una riflessione complessiva sul modo in cui si pone la questione del senso della vita nella modernità al tramonto. L’etica del lavoro del Protestantesimo ascetico ha contribuito – in modo paradossale – all’edificazione del «possente cosmo dell’ordinamento economico moderno» che domina con «strapotente forza coercitiva» le nostre vite. La prognosi sul futuro dell’etica del lavoro e sulla possibilità di individuare nel lavoro una fonte di senso per la vita una volta venute meno le sue motivazioni religiose è infausta: il lavoro (dell’imprenditore come dell’operaio) ha cessato – in forme e per ragioni diverse – di essere una vocazione, di costituire dovere etico e con ciò una possibile fonte di senso per la vita. La ricostruzione weberiana della modernità approda ad una Zeitdiagnose in cui il lavoro è divenuto una vocazione improbabile per l’imprenditore e, invece, per l’operaio una postura etica del tutto residuale della quale Weber non esclude categoricamente una riproposizione a partire dall’immagine del mondo (Weltbild) socialista.File | Dimensione | Formato | |
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