Nella prassi verbale e nell’uso comune la definizione di Paesaggio evoca quasi esclusivamente domini visuali ed estetico-percettivi e trova i suoi sinonimi in panorama, veduta, pittura di scene naturali. Questa accezione trattiene ostinatamente il significato originario assunto dal vocabolo dalla sua origine cinquecentesca, un significato che nei due secoli seguenti verrà portato a fioritura prima con l’elezione della pittura di paesaggio a genere a sé stante, poi con l’affermazione nell’arte dei giardini di nuovi fortunatissimi canoni estetici: il Pittoresco, il Sublime, il Romantico. Dobbiamo in gran parte alla rivoluzione del gusto che si produce dai primi anni del XVIII secolo in Inghilterra e poi conquisterà l’Occidente, la costruzione di un modello cognitivo e di un immaginario collettivo destinati a marcare tanto profondamente e persistentemente attraverso i secoli l’idea di Paesaggio come realtà esclusivamente scenica, estetica, visuale, come frammento di bella Natura e porzione di territorio espressiva di un armonioso e ordinato intreccio tra opera umana e ambiente. Eppure l’architettura del paesaggio, attraverso un ricco ed eterogeneo compendio di pratiche e di indirizzi teorici, attesta che esistono più di una buona ragione, numerose evidenze, per indurci ad aggiornare una voce molto praticata del lessico comune, che da tempo parla con nuovi promettenti significati. Traendo in prestito il titolo da un testo paradigmatico di Tomàs Maldonado pubblicato nel 1981, il contributo insiste sulla necessità di mantenere vivo nel confronto interdisciplinare il senso del Paesaggio come incessante, complesso, inarrestabile processo formativo naturalculturale e il valore del progetto come sensore del cambiamento.
Per un lessico del XXI secolo. Paesaggio, momento di un vasto e mai interrotto processo formativo / Lambertini Anna. - STAMPA. - 14:(2024), pp. 357-362.
Per un lessico del XXI secolo. Paesaggio, momento di un vasto e mai interrotto processo formativo.
Lambertini Anna
2024
Abstract
Nella prassi verbale e nell’uso comune la definizione di Paesaggio evoca quasi esclusivamente domini visuali ed estetico-percettivi e trova i suoi sinonimi in panorama, veduta, pittura di scene naturali. Questa accezione trattiene ostinatamente il significato originario assunto dal vocabolo dalla sua origine cinquecentesca, un significato che nei due secoli seguenti verrà portato a fioritura prima con l’elezione della pittura di paesaggio a genere a sé stante, poi con l’affermazione nell’arte dei giardini di nuovi fortunatissimi canoni estetici: il Pittoresco, il Sublime, il Romantico. Dobbiamo in gran parte alla rivoluzione del gusto che si produce dai primi anni del XVIII secolo in Inghilterra e poi conquisterà l’Occidente, la costruzione di un modello cognitivo e di un immaginario collettivo destinati a marcare tanto profondamente e persistentemente attraverso i secoli l’idea di Paesaggio come realtà esclusivamente scenica, estetica, visuale, come frammento di bella Natura e porzione di territorio espressiva di un armonioso e ordinato intreccio tra opera umana e ambiente. Eppure l’architettura del paesaggio, attraverso un ricco ed eterogeneo compendio di pratiche e di indirizzi teorici, attesta che esistono più di una buona ragione, numerose evidenze, per indurci ad aggiornare una voce molto praticata del lessico comune, che da tempo parla con nuovi promettenti significati. Traendo in prestito il titolo da un testo paradigmatico di Tomàs Maldonado pubblicato nel 1981, il contributo insiste sulla necessità di mantenere vivo nel confronto interdisciplinare il senso del Paesaggio come incessante, complesso, inarrestabile processo formativo naturalculturale e il valore del progetto come sensore del cambiamento.File | Dimensione | Formato | |
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