Nell’incredibile mole di pubblicazioni prodotte sull’opera di Aby Warburg, mancava una riflessione sul silenzio da parte di numerosi critici sulle sue relazioni con le fonti fotografiche. Questo nonostante una critica come Griselda Pollock abbia considerato la fotografia l’unico luogo dove il metodo di Warburg diventa visibile e comprensibile. Il testo, prodotto per il catalogo di un’importante mostra su Warbug che si è tenuta agli Uffizi, parte da una disamina dei rapporti fra lo studioso tedesco e la fotografia, sin dagli anni di formazione ad Amburgo per sollevare una domanda relativamente alle poche parole spese da Gertrude Bing (che curava la fototeca di Aby) e Fritz Saxl. Si può forse parlare di un rimosso freudiano da parte della critica sulla complessità del ruolo della fotografia nel metodo di Aby? Il testo ipotizza che si tratti di un nesso centrale nel suo percorso intellettuale, come ineludibile supporto visibile al metodo filologico che Warburg mette a punto proprio durante i periodi fiorentini. A Firenze gli archivi storici lo rapiscono. Da essi deve salvarsi e ritornare ad Amburgo, dove concepirà il progetto di una biblioteca-fototeca. Il saggio ipotizza possibili rapporti con la fotografia nella città di Firenze per concludersi con una scena topica della sua biografia: la conferenza Kreuzlingen in cui la proiezioni di diapositive al buio sembra divenire il simbolo della sua guarigione. __ In the incredible amount of publications produced on Aby Warburg's work, there has been a lack of reflection on the silence on the part of many critics on his relationships with photographic sources. This despite the fact that a critic like Griselda Pollock considered photography the only place where Warburg's method becomes visible and understandable. The text, produced for the catalog of a major exhibition on Warbug held at the Uffizi, begins with an examination of the relationship between the German scholar and photography since his formative years in Hamburg in order to raise a question relative to the few words spent by Gertrude Bing (who curated Aby's photo library) and Fritz Saxl. Can one perhaps speak of a Freudian removal by critics about the complexity of the role photographs in Aby's method? The text hypothesizes that this is a central nexus in his intellectual journey, as inescapable visible support for the philological method Warburg realized precisely during his Florentine periods. In Florence the historical archives kidnap him. From them he must save himself and return to Hamburg, where he will conceive the project of a library-photo library. The essay speculates on possible relationships on photography in the city of Florence to conclude with a topical scene in his biography: the Kreuzlingen lecture in which the projection of slide in the dark seems to become the symbol of his recovery.
“Dunkel!”. Warburg e la fotografia: una sorta di rimosso / Tiziana Serena. - STAMPA. - Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini:(2023), pp. 194-196.
“Dunkel!”. Warburg e la fotografia: una sorta di rimosso
Tiziana Serena
2023
Abstract
Nell’incredibile mole di pubblicazioni prodotte sull’opera di Aby Warburg, mancava una riflessione sul silenzio da parte di numerosi critici sulle sue relazioni con le fonti fotografiche. Questo nonostante una critica come Griselda Pollock abbia considerato la fotografia l’unico luogo dove il metodo di Warburg diventa visibile e comprensibile. Il testo, prodotto per il catalogo di un’importante mostra su Warbug che si è tenuta agli Uffizi, parte da una disamina dei rapporti fra lo studioso tedesco e la fotografia, sin dagli anni di formazione ad Amburgo per sollevare una domanda relativamente alle poche parole spese da Gertrude Bing (che curava la fototeca di Aby) e Fritz Saxl. Si può forse parlare di un rimosso freudiano da parte della critica sulla complessità del ruolo della fotografia nel metodo di Aby? Il testo ipotizza che si tratti di un nesso centrale nel suo percorso intellettuale, come ineludibile supporto visibile al metodo filologico che Warburg mette a punto proprio durante i periodi fiorentini. A Firenze gli archivi storici lo rapiscono. Da essi deve salvarsi e ritornare ad Amburgo, dove concepirà il progetto di una biblioteca-fototeca. Il saggio ipotizza possibili rapporti con la fotografia nella città di Firenze per concludersi con una scena topica della sua biografia: la conferenza Kreuzlingen in cui la proiezioni di diapositive al buio sembra divenire il simbolo della sua guarigione. __ In the incredible amount of publications produced on Aby Warburg's work, there has been a lack of reflection on the silence on the part of many critics on his relationships with photographic sources. This despite the fact that a critic like Griselda Pollock considered photography the only place where Warburg's method becomes visible and understandable. The text, produced for the catalog of a major exhibition on Warbug held at the Uffizi, begins with an examination of the relationship between the German scholar and photography since his formative years in Hamburg in order to raise a question relative to the few words spent by Gertrude Bing (who curated Aby's photo library) and Fritz Saxl. Can one perhaps speak of a Freudian removal by critics about the complexity of the role photographs in Aby's method? The text hypothesizes that this is a central nexus in his intellectual journey, as inescapable visible support for the philological method Warburg realized precisely during his Florentine periods. In Florence the historical archives kidnap him. From them he must save himself and return to Hamburg, where he will conceive the project of a library-photo library. The essay speculates on possible relationships on photography in the city of Florence to conclude with a topical scene in his biography: the Kreuzlingen lecture in which the projection of slide in the dark seems to become the symbol of his recovery.| File | Dimensione | Formato | |
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