Obiettivi: questo studio si propone di esplorare il potenziale educativo ed emotivo delle Storie Condivise, uno strumento narrativo nato nel contesto della scuola in ospedale (SIO). L’obiettivo principale è comprendere come questo strumento possa favorire la costruzione del Sé nei bambini, facilitando il dialogo tra pari e promuovendo processi di rispecchiamento e riconoscimento reciproco. Si intende inoltre indagare le possibili applicazioni delle Storie Condivise in contesti educativi, sanitari e psicoterapeutici. Metodi: per la realizzazione dello studio è stata condotta una long interview (Crabtree & Miller, 1991; McCracken, 1988; Sorrell & Redmond, 1995) con l’ideatrice dello strumento di Storie Condivise, in un’ottica di ricerca-azione partecipata. Le Storie condivise, ideate dal 2016 e in continua evoluzione, includono: Caro Signor Meyer, Storie che scorrono in corsia, I nostri mostri malati, Infama il farmaco e L’album delle cose strane che si trovano in ospedale. Risultati: le Storie Condivise si configurano come un mezzo potenzialmente stimolante per trasformare esperienze individuali in narrazioni collettive, favorendo dialogo ed elaborazione emotiva. I bambini sembrano utilizzare questo strumento per esprimere pensieri e sentimenti difficili da verbalizzare, trovando conforto nel rispecchiamento con le storie altrui. La condivisione spontanea di disegni e racconti crea uno spazio relazionale che favorisce il riconoscimento reciproco e il rafforzamento del senso di appartenenza, anche in un contesto frammentato come quello ospedaliero. Questo dialogo narrativo, che ricorda le dinamiche della psicoterapia di gruppo (Yalom, 2005), contribuisce alla creazione di un’autopatografia collettiva, dove le voci dei singoli si intrecciano in una trama più ampia. In chiave educativa e psicologica, le Storie Condivise sembrano aiutare i bambini a superare la solitudine emotiva tipica dell’ospedalizzazione, potenziando competenze trasversali come empatia, pensiero critico e abilità espressive. Questo approccio valorizza il contributo dell’altro, trasformando ogni narrazione individuale in un coro che amplifica e sostiene ogni storia personale. Conclusioni: le Storie Condivise rappresentano un ponte narrativo tra il Sé e l’Altro, offrendo ai bambini uno spazio sicuro per esplorare ed elaborare la propria esperienza di malattia. Questo studio sottolinea l’importanza di valorizzare il potenziale trasformativo della narrazione, non solo in ambito ospedaliero, ma anche in altri contesti educativi e terapeutici. Lo strumento narrativo condiviso può infatti favorire lo sviluppo di competenze trasversali, promuovere il benessere emotivo e contribuire alla costruzione di un’identità narrativa più resiliente e integrata. Future ricerche potrebbero approfondire le dinamiche sottostanti a tali processi e sperimentare l’applicazione delle Storie Condivise in nuovi contesti.
Creare connessioni in reparto: il potenziale delle Storie Condivise nei bambini con malattia ospedalizzati / Lucrezia Tomberli, Susy Mariniello, Enrica Ciucci. - In: SISTEMA SALUTE. - ISSN 2280-0166. - ELETTRONICO. - 69:(2025), pp. 1.108-1.128. [10.48291/SISA.69.1.8]
Creare connessioni in reparto: il potenziale delle Storie Condivise nei bambini con malattia ospedalizzati
Lucrezia Tomberli
;Susy Mariniello;Enrica Ciucci
2025
Abstract
Obiettivi: questo studio si propone di esplorare il potenziale educativo ed emotivo delle Storie Condivise, uno strumento narrativo nato nel contesto della scuola in ospedale (SIO). L’obiettivo principale è comprendere come questo strumento possa favorire la costruzione del Sé nei bambini, facilitando il dialogo tra pari e promuovendo processi di rispecchiamento e riconoscimento reciproco. Si intende inoltre indagare le possibili applicazioni delle Storie Condivise in contesti educativi, sanitari e psicoterapeutici. Metodi: per la realizzazione dello studio è stata condotta una long interview (Crabtree & Miller, 1991; McCracken, 1988; Sorrell & Redmond, 1995) con l’ideatrice dello strumento di Storie Condivise, in un’ottica di ricerca-azione partecipata. Le Storie condivise, ideate dal 2016 e in continua evoluzione, includono: Caro Signor Meyer, Storie che scorrono in corsia, I nostri mostri malati, Infama il farmaco e L’album delle cose strane che si trovano in ospedale. Risultati: le Storie Condivise si configurano come un mezzo potenzialmente stimolante per trasformare esperienze individuali in narrazioni collettive, favorendo dialogo ed elaborazione emotiva. I bambini sembrano utilizzare questo strumento per esprimere pensieri e sentimenti difficili da verbalizzare, trovando conforto nel rispecchiamento con le storie altrui. La condivisione spontanea di disegni e racconti crea uno spazio relazionale che favorisce il riconoscimento reciproco e il rafforzamento del senso di appartenenza, anche in un contesto frammentato come quello ospedaliero. Questo dialogo narrativo, che ricorda le dinamiche della psicoterapia di gruppo (Yalom, 2005), contribuisce alla creazione di un’autopatografia collettiva, dove le voci dei singoli si intrecciano in una trama più ampia. In chiave educativa e psicologica, le Storie Condivise sembrano aiutare i bambini a superare la solitudine emotiva tipica dell’ospedalizzazione, potenziando competenze trasversali come empatia, pensiero critico e abilità espressive. Questo approccio valorizza il contributo dell’altro, trasformando ogni narrazione individuale in un coro che amplifica e sostiene ogni storia personale. Conclusioni: le Storie Condivise rappresentano un ponte narrativo tra il Sé e l’Altro, offrendo ai bambini uno spazio sicuro per esplorare ed elaborare la propria esperienza di malattia. Questo studio sottolinea l’importanza di valorizzare il potenziale trasformativo della narrazione, non solo in ambito ospedaliero, ma anche in altri contesti educativi e terapeutici. Lo strumento narrativo condiviso può infatti favorire lo sviluppo di competenze trasversali, promuovere il benessere emotivo e contribuire alla costruzione di un’identità narrativa più resiliente e integrata. Future ricerche potrebbero approfondire le dinamiche sottostanti a tali processi e sperimentare l’applicazione delle Storie Condivise in nuovi contesti.| File | Dimensione | Formato | |
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