Il testo esplora le forme di autorappresentazione e costruzione dell’identità da parte degli europei presenti in Iran nel XVII secolo, con particolare attenzione al termine "farangi" (franco/europeo) come dispositivo di identificazione e mediazione culturale. Attraverso una prospettiva microanalitica e transculturale, si analizzano le strategie narrative adottate da mercanti, missionari e artisti per negoziare il proprio ruolo in un contesto extraeuropeo, facendo leva su segni condivisi e tradizioni comuni, ma anche su differenze confessionali, linguistiche e sociali. La seconda parte si concentra sulle rappresentazioni europee delle rovine di Persepoli, che diventano il luogo simbolico di un dialogo fra memoria classica, esegesi biblica e conoscenze locali. A partire dalle descrizioni dei viaggiatori (in particolare Jean Chardin), il sito antico assume un valore storiografico cruciale, contribuendo a trasformare la percezione della Persia e a ridefinire il concetto stesso di antichità nel pensiero europeo. This text explores the forms of self-representation and identity construction adopted by Europeans in 17th-century Iran, focusing in particular on the term farangi ("Frank"/European) as a tool for cultural identification and mediation. Through a microhistorical and transcultural lens, it analyzes the narrative strategies employed by merchants, missionaries, and artists to negotiate their roles in a non-European context, drawing on shared symbols and common traditions, but also on confessional, linguistic, and social differences. The second part centers on European representations of the ruins of Persepolis, which become a symbolic site for dialogue between classical memory, biblical exegesis, and local knowledge. Based on the accounts of travelers—especially Jean Chardin—the ancient site takes on a historiographic significance, contributing to the transformation of European perceptions of Persia and to a redefinition of antiquity itself.
«Les Européens qui sont établis en Perse». Definirsi “europei” nel XVII secolo di fronte alle antichità persiane / Emanuele Giusti. - STAMPA. - (2025), pp. 183-204.
«Les Européens qui sont établis en Perse». Definirsi “europei” nel XVII secolo di fronte alle antichità persiane
Emanuele Giusti
2025
Abstract
Il testo esplora le forme di autorappresentazione e costruzione dell’identità da parte degli europei presenti in Iran nel XVII secolo, con particolare attenzione al termine "farangi" (franco/europeo) come dispositivo di identificazione e mediazione culturale. Attraverso una prospettiva microanalitica e transculturale, si analizzano le strategie narrative adottate da mercanti, missionari e artisti per negoziare il proprio ruolo in un contesto extraeuropeo, facendo leva su segni condivisi e tradizioni comuni, ma anche su differenze confessionali, linguistiche e sociali. La seconda parte si concentra sulle rappresentazioni europee delle rovine di Persepoli, che diventano il luogo simbolico di un dialogo fra memoria classica, esegesi biblica e conoscenze locali. A partire dalle descrizioni dei viaggiatori (in particolare Jean Chardin), il sito antico assume un valore storiografico cruciale, contribuendo a trasformare la percezione della Persia e a ridefinire il concetto stesso di antichità nel pensiero europeo. This text explores the forms of self-representation and identity construction adopted by Europeans in 17th-century Iran, focusing in particular on the term farangi ("Frank"/European) as a tool for cultural identification and mediation. Through a microhistorical and transcultural lens, it analyzes the narrative strategies employed by merchants, missionaries, and artists to negotiate their roles in a non-European context, drawing on shared symbols and common traditions, but also on confessional, linguistic, and social differences. The second part centers on European representations of the ruins of Persepolis, which become a symbolic site for dialogue between classical memory, biblical exegesis, and local knowledge. Based on the accounts of travelers—especially Jean Chardin—the ancient site takes on a historiographic significance, contributing to the transformation of European perceptions of Persia and to a redefinition of antiquity itself.| File | Dimensione | Formato | |
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