Recenti ricerche sulla contabilità dei costi in contesti protoindustriali, facendo leva su studi della prima metà del secolo scorso per lungo tempo trascurati, stanno mettendo in discussione l’assunto di una storiografia economica tradizionale che, assodata la diffusione della partita doppia nell’Europa bassomedievale e moderna, avrebbe visto emergere il ‘costing’ e altri usi gestionali della contabilità solo in piena Rivoluzione industriale. Questa posizione si adattava a un concetto di gestione dei costi sviluppato per questioni di ricerca dell’efficienza da parte di imprenditori che dovevano affrontare mercati altamente competitivi, e comunque a seguito dell’adozione di tecnologie in grado di garantire forti economie di scala. Il presente contributo intende contribuire al dibattito ricorrendo al caso di studio di un opificio laniero attivo in Toscana, a Prato, intorno alla fine del Quattordicesimo secolo. Si tratta in particolare dalla compagnia di arte della lana di Piero Di Giunta Del Rosso, Francesco Di Matteo Bellandi e Francesco Di Marco Datini attiva tra il 1384 e il 1387. Di questa rimangono alcuni documenti tra cui una serie di conti sui costi di produzione di una ventina di panni tessuti, dettagliati fase per fase, e i prezzi di vendita al minuto. Non è dato sapere quale fosse il motivo di una tale minuzia nella registrazione e soprattutto nella rielaborazione dei costi di produzione, o se l’azienda utilizzasse questi dati per decidere quali fossero i panni più remunerativi, i prezzi di vendita più opportuni, le voci di spesa da sorvegliare con maggiore attenzione, insomma se tutto il sistema fosse impiantato per supportare le scelte di gestione. Il fatto che il mercante di Prato svolgesse il ruolo di socio finanziatore, estraneo cioè alle dinamiche quotidiane della produzione, fa comunque supporre che volesse tenere sotto controllo il suo investimento, fino al minimo dettaglio. Il risultato è una serie particolareggiata di dati che permettono non solo di apprezzare il valore di mercato dei panni, ma anche di condurre un’analisi della composizione dei relativi costi, della loro incidenza nelle varie fasi di lavorazione e dell’utile corrispondente. Recent research on cost accounting in proto-industrial contexts, drawing on studies from the first half of the last century that had long been neglected, is challenging the assumptions of traditional economic historiography. The latter, having established the widespread use of double-entry bookkeeping in late medieval and early modern Europe, maintained that 'costing' and other managerial uses of accounting only emerged with the full onset of the Industrial Revolution. This view was consistent with a concept of cost management developed in pursuit of efficiency by entrepreneurs operating in highly competitive markets, and in any case only after the adoption of technologies capable of generating significant economies of scale. This paper aims to contribute to the debate by examining the case study of a wool manufacturing workshop active in Prato, Tuscany, at the end of the fourteenth century. Specifically, it focuses on the wool-working company of Piero di Giunta Del Rosso, Francesco di Matteo Bellandi, and Francesco di Marco Datini, which operated between 1384 and 1387. Some documents survive from this enterprise, including a set of accounts detailing the production costs of around twenty cloths, broken down phase by phase, along with their retail selling prices. It is not known why such meticulous records—and above all such thorough reworking of production costs—were kept, nor whether the company used these data to determine which cloths were the most profitable, the most appropriate selling prices, or which expense items required closer monitoring; in short, whether the entire system was designed to support management decisions. However, the fact that the Merchant of Prato acted as a financial partner, and was therefore not directly involved in day-to-day production, suggests that he wanted to keep close control over his investment—down to the smallest detail. The result is a remarkably detailed dataset that allows us not only to assess the market value of the cloths, but also to analyze the composition of their production costs, the weight of each phase in the overall process, and the resulting profit margin.
«Fassi utile di questo pano…». Costi di produzione e prezzi di vendita dei panni di lana toscani a fine Trecento / francesco ammannati. - STAMPA. - 540:(2025), pp. 45-80.
«Fassi utile di questo pano…». Costi di produzione e prezzi di vendita dei panni di lana toscani a fine Trecento
francesco ammannati
2025
Abstract
Recenti ricerche sulla contabilità dei costi in contesti protoindustriali, facendo leva su studi della prima metà del secolo scorso per lungo tempo trascurati, stanno mettendo in discussione l’assunto di una storiografia economica tradizionale che, assodata la diffusione della partita doppia nell’Europa bassomedievale e moderna, avrebbe visto emergere il ‘costing’ e altri usi gestionali della contabilità solo in piena Rivoluzione industriale. Questa posizione si adattava a un concetto di gestione dei costi sviluppato per questioni di ricerca dell’efficienza da parte di imprenditori che dovevano affrontare mercati altamente competitivi, e comunque a seguito dell’adozione di tecnologie in grado di garantire forti economie di scala. Il presente contributo intende contribuire al dibattito ricorrendo al caso di studio di un opificio laniero attivo in Toscana, a Prato, intorno alla fine del Quattordicesimo secolo. Si tratta in particolare dalla compagnia di arte della lana di Piero Di Giunta Del Rosso, Francesco Di Matteo Bellandi e Francesco Di Marco Datini attiva tra il 1384 e il 1387. Di questa rimangono alcuni documenti tra cui una serie di conti sui costi di produzione di una ventina di panni tessuti, dettagliati fase per fase, e i prezzi di vendita al minuto. Non è dato sapere quale fosse il motivo di una tale minuzia nella registrazione e soprattutto nella rielaborazione dei costi di produzione, o se l’azienda utilizzasse questi dati per decidere quali fossero i panni più remunerativi, i prezzi di vendita più opportuni, le voci di spesa da sorvegliare con maggiore attenzione, insomma se tutto il sistema fosse impiantato per supportare le scelte di gestione. Il fatto che il mercante di Prato svolgesse il ruolo di socio finanziatore, estraneo cioè alle dinamiche quotidiane della produzione, fa comunque supporre che volesse tenere sotto controllo il suo investimento, fino al minimo dettaglio. Il risultato è una serie particolareggiata di dati che permettono non solo di apprezzare il valore di mercato dei panni, ma anche di condurre un’analisi della composizione dei relativi costi, della loro incidenza nelle varie fasi di lavorazione e dell’utile corrispondente. Recent research on cost accounting in proto-industrial contexts, drawing on studies from the first half of the last century that had long been neglected, is challenging the assumptions of traditional economic historiography. The latter, having established the widespread use of double-entry bookkeeping in late medieval and early modern Europe, maintained that 'costing' and other managerial uses of accounting only emerged with the full onset of the Industrial Revolution. This view was consistent with a concept of cost management developed in pursuit of efficiency by entrepreneurs operating in highly competitive markets, and in any case only after the adoption of technologies capable of generating significant economies of scale. This paper aims to contribute to the debate by examining the case study of a wool manufacturing workshop active in Prato, Tuscany, at the end of the fourteenth century. Specifically, it focuses on the wool-working company of Piero di Giunta Del Rosso, Francesco di Matteo Bellandi, and Francesco di Marco Datini, which operated between 1384 and 1387. Some documents survive from this enterprise, including a set of accounts detailing the production costs of around twenty cloths, broken down phase by phase, along with their retail selling prices. It is not known why such meticulous records—and above all such thorough reworking of production costs—were kept, nor whether the company used these data to determine which cloths were the most profitable, the most appropriate selling prices, or which expense items required closer monitoring; in short, whether the entire system was designed to support management decisions. However, the fact that the Merchant of Prato acted as a financial partner, and was therefore not directly involved in day-to-day production, suggests that he wanted to keep close control over his investment—down to the smallest detail. The result is a remarkably detailed dataset that allows us not only to assess the market value of the cloths, but also to analyze the composition of their production costs, the weight of each phase in the overall process, and the resulting profit margin.File | Dimensione | Formato | |
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