In questo saggio, l'autore propone una riflessione critica sul concetto di “paternalismo digitale”, inteso come una forma di neo-paternalismo, e in particolare di paternalismo libertario, che opera attraverso ambienti digitali per influenzare i comportamenti degli utenti senza ricorrere alla coercizione. L’obiettivo dell’autore non è fornire una posizione normativa definitiva sulla moralità del paternalismo digitale, ma evidenziare alcune delle sue caratteristiche e i potenziali effetti che potrebbero sollevare preoccupazioni morali. Analizzando le definizioni classiche e riformulando il concetto di paternalismo in chiave normativamente neutra, si identifica nel paternalismo digitale una pratica fondata sull’uso di spinte gentili progettate per promuovere il benessere dell’individuo secondo una visione esterna o presunta delle sue preferenze. Tuttavia, viene anche mostrato come tali interventi si fondino spesso su rappresentazioni datificate dell’identità personale, ottenute tramite processi di profilazione algoritmica, che rischiano di modellare, irrigidire o distorcere l’identità dell’utente. Il saggio mette in luce come, dietro l’intento benefico, si celi una forma di sfruttamento del “lavoro identitario” dell’utente, che genera dati per fini anche estranei al suo benessere. L’architettura digitale della scelta, anziché rafforzare l’autonomia individuale, può dunque ostacolare lo sviluppo di un’identità aperta e riflessiva, compromettendo la trasparenza democratica. In this essay, the author offers a critical reflection on the concept of “digital paternalism,” understood as a form of neo-paternalism—more specifically, libertarian paternalism—that operates through digital environments to influence users’ behavior without resorting to coercion. The author’s aim is not to provide a definitive normative stance on the morality of digital paternalism, but rather to highlight some of its features and the potential effects that may raise moral concerns. By analyzing classical definitions and reformulating the concept of paternalism in a normatively neutral way, digital paternalism is identified as a practice grounded in the use of “nudges” designed to promote individual well-being according to an external or presumed view of the individual’s preferences. However, the essay also shows how such interventions often rely on datafied representations of personal identity, obtained through algorithmic profiling processes, which risk shaping, constraining, or distorting the user’s identity. The essay underscores how, behind the benevolent intent, there lurks a form of exploitation of the user’s “identity work,” which produces data for purposes that may lie outside the user’s own well-being. The digital architecture of choice, rather than strengthening individual autonomy, may thus hinder the development of an open and reflective identity, ultimately undermining democratic transparency.

Paternalisti digitali. Benessere, scelta e identità / Matteo Galletti. - STAMPA. - (2025), pp. 221-240.

Paternalisti digitali. Benessere, scelta e identità

Matteo Galletti
2025

Abstract

In questo saggio, l'autore propone una riflessione critica sul concetto di “paternalismo digitale”, inteso come una forma di neo-paternalismo, e in particolare di paternalismo libertario, che opera attraverso ambienti digitali per influenzare i comportamenti degli utenti senza ricorrere alla coercizione. L’obiettivo dell’autore non è fornire una posizione normativa definitiva sulla moralità del paternalismo digitale, ma evidenziare alcune delle sue caratteristiche e i potenziali effetti che potrebbero sollevare preoccupazioni morali. Analizzando le definizioni classiche e riformulando il concetto di paternalismo in chiave normativamente neutra, si identifica nel paternalismo digitale una pratica fondata sull’uso di spinte gentili progettate per promuovere il benessere dell’individuo secondo una visione esterna o presunta delle sue preferenze. Tuttavia, viene anche mostrato come tali interventi si fondino spesso su rappresentazioni datificate dell’identità personale, ottenute tramite processi di profilazione algoritmica, che rischiano di modellare, irrigidire o distorcere l’identità dell’utente. Il saggio mette in luce come, dietro l’intento benefico, si celi una forma di sfruttamento del “lavoro identitario” dell’utente, che genera dati per fini anche estranei al suo benessere. L’architettura digitale della scelta, anziché rafforzare l’autonomia individuale, può dunque ostacolare lo sviluppo di un’identità aperta e riflessiva, compromettendo la trasparenza democratica. In this essay, the author offers a critical reflection on the concept of “digital paternalism,” understood as a form of neo-paternalism—more specifically, libertarian paternalism—that operates through digital environments to influence users’ behavior without resorting to coercion. The author’s aim is not to provide a definitive normative stance on the morality of digital paternalism, but rather to highlight some of its features and the potential effects that may raise moral concerns. By analyzing classical definitions and reformulating the concept of paternalism in a normatively neutral way, digital paternalism is identified as a practice grounded in the use of “nudges” designed to promote individual well-being according to an external or presumed view of the individual’s preferences. However, the essay also shows how such interventions often rely on datafied representations of personal identity, obtained through algorithmic profiling processes, which risk shaping, constraining, or distorting the user’s identity. The essay underscores how, behind the benevolent intent, there lurks a form of exploitation of the user’s “identity work,” which produces data for purposes that may lie outside the user’s own well-being. The digital architecture of choice, rather than strengthening individual autonomy, may thus hinder the development of an open and reflective identity, ultimately undermining democratic transparency.
2025
979-12-5608-211-7
Algoritmi della scelta. Etica, politica e identità nell’epoca dell’intelligenza artificiale
221
240
Matteo Galletti
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