L’attenzione manzoniana nei confronti delle unità fraseologiche – le unità minime della fraseologia – confluisce, oltre che negli scritti linguistici e nell’epistolario, anche nell’operazione sistematica di postillatura del Vocabolario degli Accademici della Crusca, nell’edizione curata dall’abate Cesari del 1806. L’esemplare manzoniano, conservato presso la Sala Manzoniana della Biblioteca Nazionale Braidense, costituisce uno dei principali «ferri del mestiere» dello scrittore per la creazione del tessuto linguistico dei Promessi sposi. In particolare, il suo ruolo nella definizione della lingua del romanzo diventa cruciale nel momento di revisione della Prima minuta, in vista della stampa. Tra il 1823 e il 1825, Manzoni si dedica allo studio del vocabolario, dialogando con le sue voci attraverso una fitta rete di note, che ne arricchiscono il patrimonio lessicale e fraseologico attraverso i rimandi alle letture dei testi toscani svolte in quel periodo. Tra le postille, di cui Dante Isella ha proposto una classificazione per cronologia e tipologia, numerosi sono i riferimenti alle unità fraseologiche. Tali strutture diventano essenziali a partire dalla Seconda minuta, perché capaci di veicolare nella scrittura un maggiore senso di oralità e di medietà. Scopo del contributo sarà, dunque, quello di portare alla luce la ricerca manzoniana svolta a livello fraseologico attraverso le tracce lasciate sulle pagine della Crusca veronese, in cui è possibile ricostruire l’innovativo canone letterario utilizzato per dare forma alla lingua della seconda stesura del romanzo.

Manzoni postillatore della "Crusca veronese": le unità fraseologiche / Ersilia Russo. - ELETTRONICO. - (2024), pp. 71-89.

Manzoni postillatore della "Crusca veronese": le unità fraseologiche

Ersilia Russo
2024

Abstract

L’attenzione manzoniana nei confronti delle unità fraseologiche – le unità minime della fraseologia – confluisce, oltre che negli scritti linguistici e nell’epistolario, anche nell’operazione sistematica di postillatura del Vocabolario degli Accademici della Crusca, nell’edizione curata dall’abate Cesari del 1806. L’esemplare manzoniano, conservato presso la Sala Manzoniana della Biblioteca Nazionale Braidense, costituisce uno dei principali «ferri del mestiere» dello scrittore per la creazione del tessuto linguistico dei Promessi sposi. In particolare, il suo ruolo nella definizione della lingua del romanzo diventa cruciale nel momento di revisione della Prima minuta, in vista della stampa. Tra il 1823 e il 1825, Manzoni si dedica allo studio del vocabolario, dialogando con le sue voci attraverso una fitta rete di note, che ne arricchiscono il patrimonio lessicale e fraseologico attraverso i rimandi alle letture dei testi toscani svolte in quel periodo. Tra le postille, di cui Dante Isella ha proposto una classificazione per cronologia e tipologia, numerosi sono i riferimenti alle unità fraseologiche. Tali strutture diventano essenziali a partire dalla Seconda minuta, perché capaci di veicolare nella scrittura un maggiore senso di oralità e di medietà. Scopo del contributo sarà, dunque, quello di portare alla luce la ricerca manzoniana svolta a livello fraseologico attraverso le tracce lasciate sulle pagine della Crusca veronese, in cui è possibile ricostruire l’innovativo canone letterario utilizzato per dare forma alla lingua della seconda stesura del romanzo.
2024
9788860327512
I dati linguistici. Metodologie e strumenti della ricerca
71
89
Ersilia Russo
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